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"Occupazione e sviluppo, partire da qui", di Cesare Damiano

Mano a mano che la campagna elettorale procede e giugne alla sua prossima conclusione il confronto si fa sempre più aspro e senza esclusione di colpi. Persino l`algido Monti ha assunto toni e contenuti demagogici, lontani mille miglia dalle scelte improntate al rigore esclusivo che hanno caratterizzato il periodo del suo governo. Il Partito democratico ha le sue proposte sui temi dello sviluppo e dell`equità sociale che debbono essere il cuore di questa sfida elettorale.

Dobbiamo rendere incisivo ed efficace il nostro messaggio facendo emergere il tema dell`occupazione, soprattutto di quella giovanile. La parola chiave, a mio avviso, deve essere «sviluppo». Da essa si ricavano le soluzioni a tutte le questioni che sono sul tappeto, perché non ci sarà nessuna risposta al tema dell`occupazione se non si esce dall`attuale situazione di recessione economica. Il primo punto è quello del reperimento e della destinazione delle risorse.

Dobbiamo proporre una discontinuità con le politiche liberiste volute dalla finanza europea ed internazionale che hanno imposto scelte di eccessivo rigore o, meglio, di rigorismo. Le conseguenze devastanti, sotto il profilo economico e sociale, sono sotto gli occhi di tutti. La nostra scelta per la crescita deve guardare in primo luogo al lavoro ed all`impresa. La vittoria del Partito democratico potrà consolidare una svolta politica in Europa, dopo la vittoria di Hollande ed in attesa delle elezioni tedesche, per affermare una precisa direzione di marcia capace di accompagnare al rigore, sviluppo ed equità sociale. Per investire risorse occorre in primo luogo reperirle. Le nostre indicazioni sono precise: lotta alla corruzione ed all`evasione fiscale e contributiva; dismissione graduale del patrimonio pubblico immobiliare; tassazione delle transazioni finanziarie e speculative; taglio dei costi della politica e della spesa pubblica corrente.

Le risorse così reperite dovranno essere destinate non solo al risanamento del debito, ma anche al sostegno dell`impresa e dell`occupazione. Proviamo a dare qualche indicazione: una nuova politica industriale di sostegno all`innovazione di prodotto, di tecnologia e di processo produttivo. In questa chiave occorre fuoriuscire dai soli settori strategici tradizionali e compilare un nuovo «catalogo delle produzioni», (materiali ed immateriali): manifattura, agricoltura, servizi, cultura e turismo di qualità; una diminuzione strutturale del costo del lavoro a tempo indeterminato e, di conseguenza, un piano straordinario per l`occupazione giovanile; il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese; lo sblocco del patto di stabilità per consentire ai comuni virtuosi di investire nella messa in sicurezza delle scuole, per le infrastrutture locali e per il welfare di prossimità; il rafforzamento del potere d`acquisto delle famiglie.

Per i lavoratori dipendenti occorre rinnovare alle scadenze naturali i contratti nazionali di lavoro dei settori privati. Un governo che si rispetti può sollecitare le parti sociali all`accordo per evitare che ritardi di anni colpiscano il valore delle retribuzioni; per i lavoratori pubblici è necessario riprendere la strada del rinnovo dei contratti di lavoro fermi da più di quattro anni. Per quanto riguarda la contrattazione aziendale o territoriale occorre utilizzare i due miliardi di euro stanziati dal governo per stipulare accordi di produttività; infine, per quanto riguarda le pensioni occorre, già da quest`anno, sbloccare l`indicizzazione oggi ferma fino a tre volte il minimo (circa 1.400 euro lordi mensili). In molte occasioni di dibattito viene formulata la solita domanda: cosa farete al primo Consiglio dei Ministri se andrete al governo?

La mia risposta è che dobbiamo intervenire a favore di chi ha meno e di chi ha subito i maggiori colpi inferti dalla crisi. I primi interventi di emergenza non potranno eludere lo stanziamento di risorse per la cassa integrazione in deroga e per ripristinare gli incentivi a vantaggio delle imprese che assumono lavoratori dalla mobilità; affrontare il problema dei cosiddetti esodati, alimentando il fondo che si è costituito con la legge di Stabilità; presentare un piano straordinario per l`occupazione giovanile che abbia come strumento essenziale l`abbattimento strutturale del costo del lavoro a tempo indeterminato per i nuovi assunti.

Per il Pd si tratta di due temi che devono essere il cuore della sfida negli ultimi giorni di campagna elettorale.

L’Unità 18.02.13

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