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Renzi «Cerchiamo i voti casa per casa» di Vladimiro Fruletti

Ieri ha fatto il pieno a Prato e Arezzo (hanno dovuto spostare l’incontro già fissato alla Borsa merci in piazza, per la troppa gente). Scene già viste in Campania, Lombardia, Liguria, Pie- monte e lo scorso fine settimana in Veneto. Oggi sarà in Sicilia, a Palermo assieme a Bersani. Poi, domani ancora tre tappe in Lombardia con Ambrosoli e la sera Firenze assieme a tutti i candidati fiorentini al Parlamento. Poi venerdì a Bologna e Modena. Insomma il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha fatto un vero e proprio tour elettorale «da non candidato, ma da militante» dice. Sindaco, oggi lei sale di nuovo su un palco assieme a Bersani…

«È naturale, quando Pier Luigi mi ha chiesto di accompagnarlo in questa ultima tappa sono stato molto felice di aderire perché credo che in questo momento sia giusto che ciascuno faccia tutto quello che è nelle sue possibilità per l’ultimo sforzo. Sono i 5 giorni che segneranno i prossimi 5 anni. E quindi vanno vissuti con l’impegno personale totale da parte di tutti. Io fra questi». Lei si è meravigliato della altrui meraviglia per questo suo comportamento. In Italia non ci siamo abituati?

«Un po’ non ci siamo abituati e poi ho scontato un po’ di cattiverie gratuite anche sul mio conto. Ma oramai appartengono al passato, per me sono morte e sepolte. Dobbiamo abituarci a un meccanismo per cui chi vince non ha il diritto, ma il dovere di fare ciò per cui è stato eletto».

Perché allora non avete fatto un ticket? La Clinton ha fatto il ministro degli esteri di Obama.
«Io darò una mano al governo del Paese facendo il sindaco di Firenze. Di fronte a tutti quelli che dicevano che facevo la battaglia delle primarie per avere un posto al sole ho fatto una scelta di serietà. Capisco che questa cosa stoni in un Paese in cui ci sono i Razzi e gli Scilipoti, ma c’è un valore educativo, pedagogico».

Quale?

«Che si può fare una battaglia senza chiedere un paracadute in cambio. All’immagine del giovane rampante che voleva far carriera con le primarie ho risposto come una persona che come tanti altri fa il suo mestiere, continua a farlo, e fa politica. Non c’è nulla di eccezionale. In queste ore ci sono migliaia di militanti del Pd che stanno facendo campagna elettorale senza chiedere nulla in cambio. Meritano la nostra stima e il nostro affetto. Io sono uno di loro. E meno male che le primarie le abbiamo fatte».

Meno male perché?

«Perché oggi sono il vero jolly che il centrosinistra si può giocare. Non oso immaginare, in tempi di montante antipolitica, come saremmo messi se non le avessimo fatte. Se siamo nettamente avanti è anche grazie al fatto che con le primarie abbiamo riacceso tante speranze, abbiamo parlato e ascoltato il Paese. Ed è grazie alle primarie se porteremo in Parlamento il 40% di donne, molte delle quali under 40. Un fatto questo sì rivoluzionario per il Paese». Le donne forza del cambiamento? «Certo, in giunta ho più donne che uomini, il direttore generale del Comune di Firenze è una donna. Le tante donne Pd in Parlamento saranno il segno della nostra differenza anche culturale rispetto agli altri. Grillo compreso, che zittisce con insulti maschilisti la consigliera comunale che non la pensa come lui, o il cui sindaco manda a casa una assessore perché aspetta un bambino».

Per Prodi lei è una risorsa per il futuro. Anche Bersani ha espresso un concetto simile. Che ne pensa?
«Il futuro non è una persona. E prima o poi arriverà, ma ora preoccupiamoci del presente. E ora il mio presente è dare tutto il meglio di me per far vincere il centrosinistra. E poi continuare il lavoro per la mia città».

Non si candida a segretario del Pd?

«Non è il momento di parlare del congresso. Anzi vorrei lanciare un appello a tutti. Il giorno dopo il voto non mettiamoci a discutere e litigare sul congresso, ma tutti insieme facciamo sì che il Pd dia una mano al governo Bersani. Qui c’è da mettere posto un Paese, è in gioco l’Italia».

Teme che il centrosinistra e il Pd possano ricadere nell’antica malattia di dividersi una volta vinte le elezioni?
«Non penso che succederà, ma da sindaco che non è candidato chiedo che il giorno dopo non si riprenda con la musica dello scontro. C’è da governare un Paese, non da maciullare i leader». D’Alema, l’altra sera a Firenze, non le ha riconosciuto solo «maturità da leader», ma ha anche detto che lei ha mostrato agli italiani che il Pd è un partito vero, di cui ci si può fidare perché non si divide. È così?

«Con tutto il rispetto, non formale, che devo al presidente D’Alema, faccio notare che queste sono le cose che dicevamo durante le primarie, sono contento che oggi le apprezzi. Io non ho cambiato idea su D’Alema, è lui che l’ha cambiata su di me».

Nell’agenda Monti ci sono alcuni temi del suo programma alle primarie. È possibile un’intesa con il Professore dopo il voto?

«Le alleanze le decide Bersani. E certo che con Monti si può lavorare, il Pd l’ha fatto l’ultimo anno e mezzo. Se l’agenda è quella di Monti parliamone, se è l’agenda Smemoranda di Fini farei molta più fatica».

Al centrosinistra servirà avere la maggioranza sia alla Camera che al Senato. «Basta elucubrazioni. L’importante ora è scendere le scale, parlare col vicino di casa, convincere gli indecisi che sono ancora molti. Se vogliamo possiamo trasformare la Lombardia nella California di Obama e il Veneto nell’Ohio».

Berlusconi si sente in corsia di sorpasso.

«Il Presidente Berlusconi ha una strana concezione del codice della strada. A destra c’è solo la corsia d’emergenza. Stia attento che mentre parla di sorpasso alla Camera noi non gli facciamo lo scherzetto in Lombardia».

Quanta rottamazione c’è in Grillo?

«Lui sbandiera cose che noi facciamo. I costi della politica? A Firenze abbiamo ridotto gli assessori, eliminato le auto blu e abbassato le tasse. Certe questioni lui le può enunciare, ma noi possiamo realizzarle. Penso alla rivoluzione digitale, alla banda larga, a una diversa gestione del territorio e dell’ambiente. Se riusciremo a far passare questo messaggio potremo limitare l’avanzata grillina, che comunque sarà significativa, ma soprattutto potremo ragionare con una parte dei Parlamentari e del popolo grillino il giorno dopo».

L’Unità 20.02.13