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"Miguel Gotor (Pd): Dialogo obbligato con i grillini, ma i 5 Stelle dovranno staccarsi dal loro guru", di Wanda Marra

Sono più curioso dei 5 stelle che dei grillini”. Usa una battuta Miguel Gotor, capolista del Pd in Senato in Umbria, ma soprattutto storico e intellettuale di riferimento di Bersani, per spiegare l’atteggiamento con cui i Democratici si aprono al dialogo con lo stesso movimento il cui leader attaccano continuamente.
Professor Gotor, cosa vuol dire fare scouting tra i grillini?
Dopo le elezioni, “esplorare” la qualità e il senso di responsabilità della loro rappresentanza parlamentare, verificando nel merito le posizioni.
Voi sperate – come Bersani ha fatto capire – che ci sarà una distinzione tra loro e il loro leader?
Lo capiremo nei primi mesi di attività parlamentare. Grillo è un guru che gioca allo sfascio e il suo protagonismo è una delle manifestazioni della crisi del berlusconismo. Ma i deputati del Movimento 5 stelle hanno il diritto e il dovere di essere valutati per i loro comportamenti. Dovranno eleggere i loro capogruppo, fare dichiarazioni di voto, assumersi responsabilità e questo sarà un bene: inizia una nuova fase di quel movimento. Peraltro Grillo ha già dimostrato di voler controllare in modo autoritario e intollerante la sua parte e credo che questo potrà produrre degli effetti con i rappresentanti parlamentari del movimento. Fideismo e democrazia di solito non vanno d’accordo. In una battuta: sono più curioso dei 5 stelle, meno dei grillini.
Voi pensate che i 5 Stelle terranno oppure che una volta arrivati in Parlamento si sgretoleranno?
Credo che manterranno le loro posizioni e raggruppamenti. Ma penso anche che emergeranno diversità di posizioni quando saranno costretti finalmente a metterci ciascuno la faccia senza usare quella di Grillo.
Questa improvvisa apertura dopo mesi di attacchi frontali non sarà paura di perdere?
Noi non abbiamo paura di perdere, né quella di vincere. Come dice San Paolo: giusta è la battaglia e andiamo avanti con il nostro passo. Il fenomeno Grillo non ci sorprende affatto, anzi è dentro la nostra analisi della crisi italiana. Berlusconi nel corso di vent’anni ha cambiato il volto dei moderati del nostro Paese radicalizzandoli ed estremizzandoli.
Il risultato di Monti che ogni giorno si prefigura peggiore non vi porterà per forza a dover allargare ulteriormente la coalizione?
Non vedo l’automatismo. In ogni caso non ci soprende che tanti di quei voti moderati oggi non vadano a Monti, ma siano intercettati da Grillo. La base ideologica e culturale del grillismo è stata formata ogni sera da “Striscia la notizia”, il cui autore è quell’Antonio Ricci che ha creato un transfert popolare e populista tra il pupazzo Gabibbo (vendicatore, moralizzatore, protestatario, dissacrante) e il suo amico Grillo, la maschera del comico che finalmente le canta alla politica.
Un’analisi del genere non è proprio un presupposto di stima….
So che la mia è un’analisi parziale. Nei 5 stelle ci sono anche istanze libertarie, piattaforme etiche condivisibili, desiderio sincero di rinnovare la politica. Provare a capire è il presupposto per capirsi e stimarsi.
Meglio pensare a una collaborazione con grillini o pidiellini?
A me piace giudicare le persone senza etichette precostituite. A pelle, preferirei un grillino, o per meglio dire, un esponente del Movimento 5 stelle.
Il boom di Grillo non è di per sè una sconfitta della sinistra. le cui istanze in parte l’M5S assume?
Ho una lettura diversa del fenomeno. La crisi italiana dipende dall’esistenza di partiti o movimenti di carattere personale, proprietario e personalistico di cui anche Grillo è espressione e da una degenerazione del ruolo dei partiti che tendono a occupare le istituzioni.
Monti ha dichiarato che la Merkel non vorrebbe Bersani premier, cosa ne pensa?
Ho difficoltà a commentare una battuta infelice, che peraltro è stata smentita dall’entourage della Merkel. L’Italia sceglie in autonomia i suoi governanti. Ho la sensazione che il senatore Monti non dia il meglio di sè in campagna elettorale.

Il Fatto quotidiao 21.02.13

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Nico Stumpo, Pd, sui grillini «Convergenze su temi sociali, corruzione e costi della politica», di Daria Gorodisky

«Scouting? La parola usata da Bersani in riferimento ai futuri eletti del Movimento 5 Stelle è un modo per dire che molti loro argomenti sono cose che noi vorremmo fare». Dice così Nico Stumpo, uomo macchina del Pd e personaggio chiave della campagna di Pier Luigi Bersani durante le primarie per la guida del centrosinistra.
Significa che avete punti di convergenza con Beppe Grillo?
«Non è questo. Però non conosco i candidati del M5S, e penso che con loro su diversi temi ci potrà essere convergenza».
Vi accusano di voler fare campagna acquisti. Quando Bersani dice «vediamo se intenderanno partecipare a una discussione parlamentare senza vincolo di mandato» sembra ipotizzare possibili cambi di casacca.
«Noi non abbiamo mai fatto campagna acquisti. Ben altri hanno avuto questi comportamenti».
Però alla fine i numeri sono numeri, e, anche se il centrosinistra vincerà le elezioni, potrebbe aver bisogno di sostegni. Oltre che a Monti, mano tesa al M5S?
«Diciamo agli italiani che al Paese serve un governo stabile e, per averlo, devono votare per noi. Siamo fiduciosi. Però, come ripete Bersani, la nostra maggioranza non sarà un recinto chiuso: servirà un consenso forte e quindi siamo pronti a confrontarci con tutte le forze europeiste…»
Non è che Grillo possa essere definito proprio un europeista.
«Infatti non prevediamo una discussione con il Movimento 5 Stelle, ma con i singoli futuri eletti in Parlamento. Il M5S rappresenta il termometro del malcontento italiano. Segna febbre, indignazione diffusa. Serve una cura, che in politica significa proposta. Chi decide di votare M5S è attratto da argomenti di pancia: manca una proposta, c’è solo una protesta».
Su quali temi ritenete di convergere con i parlamentari del M5S?
«Proposte di giustizia sociale, di attenzione ai deboli. E la reintroduzione del falso in bilancio, le norme anticorruzione, la diminuzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica, il conflitto di interessi…»
Non lo avete fatto finora. E la «febbre» che citava prima non si è manifestata oggi: non vi siete accorti che covavano malessere e indignazione verso la politica? Anche verso la vostra politica?
«Non abbiamo governato noi nell’ultima legislatura, ma abbiamo comunque cercato di ridurre i costi della politica: la maggioranza di centrodestra ha bloccato tutto. Rispetto al conflitto di interessi, nei due anni di governo Prodi dal 2006 al 2008 non ci siamo arrivati, siamo caduti troppo presto».
Secondo lei, chi vota Grillo a chi toglie consensi?
«Grillo, anche proprio per quel suo metodo diciamo non pacato, sta andando a pescare a destra. Quelle modalità non piacciono al nostro elettorato».

Il Corriere della Sera 21.02.13

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