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"Italia in recessione, debito al 128% ma per ora niente manovra correttiva", di Elena Polidori

Alla vigilia del voto la Ue certifica quello che tutti sanno e temono: la recessione continua e la disoccupazione galoppa. L’Istat annuncia un crollo delle vendite al dettaglio del 2,2%, come non accadeva dal 1995: vuol dire che le famiglie, schiacciate dalla crisi, tirano la cinghia. In compenso però l’Italia è riuscita a mettere in sicurezza i conti, tanto da scongiurare per adesso il ricorso ad una manovra correttiva.
La recessione, ovviamente, è anche europea: il Pil di Eurolandia scenderà quest’anno dello 0,3%, per rimbalzare l’anno dopo. La Francia è al palo, con il deficit in corsa. I conti spagnoli sono in rosso profondo. Non è escluso che Bruxelles conceda ai paesi più tempo per rimettere il bilancio in sicurezza: si parla già, appunto, di Francia e Spagna. La Germania invece resta ancorata alla sua crescita, pur se modesta, dello 0,5%.
E dunque: quest’anno il Pil nazionale scenderà di un altro 1%, più di quello che Bruxelles pensava in un primo momento, ma in linea con le previsioni della Banca d’Italia e del Fmi. Una ripresa è attesa solo nel 2014, quando l’economia dovrebbe crescere dello 0,8%. Secondo indiscrezioni, anche il Tesoro, negli imminenti aggiornamenti al Def, attesi per aprile, si orienterà per un ribasso analogo: oggi la previsione del Pil 2013 è ancora a meno 0,2%. Con l’economia in grossa sofferenza, la disoccupazione esplode e nel 2014 arriverà al 12%: quest’anno, rispetto al 2012, è aumentata di un altro punto, fino a quota 11,6%. Significa migliaia e migliaia di senza lavoro in più.
I conti però tengono. Il deficit resterà a quota 2,1% quest’anno e il prossimo, consentendo al paese di centrare il pareggio strutturale. Per colpa della non-crescita tuttavia il debito aumenta fino al 128,1% del Pil: ridiscenderà dal 2014, se si concretizzerà l’agognata ripresa. Perché non scatti la necessità di una manovra bis «è essenziale» che il nuovo governo mantenga «la piena applicazione della strategia di consolidamento già adottata che le consente di raggiungere il pareggio quest’anno », ammonisce il commissario Ue, Olli Rehn. Segno che anche lui, come tutti, guarda al voto e agli equilibri futuri. Dalle scelte del domani dipende anche la possibilità di chiudere la procedura per deficit eccessivo aperta per l’Italia nel 2009.
In questo contesto, le famiglie s’arrangiano come possono: in tempi di crisi i consumi si riversano solo sugli acquisti necessari. Ovunque c’è il segno meno tranne che per discount (+1,6%), simbolo della rinuncia alla qualità. Anche la frenata dei prezzi, con l’inflazione che prosegue il suo calo, sembra non riuscire a dare impulso alla domanda interna. L’unica speranza viene dalla fiducia dei consumatori che segna a febbraio un miglioramento.
Neppure il quadro europeo è roseo. La Francia quest’anno avrà una crescita piatta (0,1%) e il suo deficit schizza al 3,7%; quello spagnolo vola addirittura oltre il 10%. Entrambe i paesi sperano di avere più di tempo per rientrare. Rehn tuttavia fa sapere che l’eventuale dilazione verrà concessa solo a chi presenterà impegni seri di risanamento. «Non abbiamo intenzione di aggiungere austerità alla recessione», è la replica del ministro francese Pierre Moscovici.

La Repubblica 23.02.13

ELENA POLIDORI