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"Bersani corruzione al primo punto", di Simone Collini

Il segretario Pd al lavoro sugli otto punti del programma del «governo di scopo». «Non farò mai un governo, di qualunque natura, fondato sulla alleanza tra noi e il Pdl»

Punto numero uno: norme anticorruzione. E poi una legge sui partiti che affronti i temi della democrazia interna, della trasparenza, della partecipazione. Pier Luigi Bersani tira dritto sulla linea annunciata all’indomani del voto, insiste nei colloqui che ha in queste ore che il Pd non sosterrà un governo insieme al Pdl «mai, in nessuna forma» e inizia a mettere nero su bianco gli otto punti attorno a cui, dovesse ricevere l’incarico da Giorgio Napolitano, intende costruire un governo di scopo e chiedere la fiducia delle Camere. Mercoledì, alla Direzione del Pd, chiederà un voto mettendo sul piatto le otto leggi da approvare in tempi rapidi per realizzare quel «cambiamento» che in tanti si limitano soltanto ad evocare a parole. A cominciare da Beppe Grillo.
Proprio per sfidare il leader del Movimento 5 Stelle, già all’indomani della Direzione Pd Bersani farà pubblicare sul sito web del partito il testo delle otto proposte di legge, che a quel punto servirebbero da base per una discussione pubblica tra sostenitori ed eletti dei diversi partiti. Il documento in otto punti, su cui Bersani conta di incassare il via libera mercoledì per poi compiere da una posizione di forza i passi successivi, a cominciare dalle consultazioni al Quirinale, fa riferimento all’Europa (dall’austerità alle misure per la crescita), a una legge sull’anticorruzione, al conflitto d’interessi, al dimezzamento del numero dei parlamentari, alla riduzione dei costi della politica, a un nuovo sistema elettorale, a norme per l’occupazione e alla green economy. Proposte su cui il Pd intende poi avviare anche una mobilitazione, sfidando Grillo a confrontarsi sul merito delle questioni.
Non è casuale che il primo provvedimento di legge che sarà annunciato da Bersani riguarda proprio l’anticorruzione. Per due motivi. Da un lato, Grillo dovrebbe giustificare il no a un governo che intenda approvare in tempi rapidi una legge di questo tipo. Dall’altro, è proprio la legge sull’anticorruzione approvata dall’esecutivo Monti che dimostra che non è più pensabile di andare avanti con un governo sostenuto dai voti di Pd e Pdl, che su questioni fondamentali sono attestate su posizioni antitetiche. Se si vuole un vero cambiamento, sostiene Bersani, non è possibile proseguire o riprodurre, mutatis mutandis, l’esperienza appena vissuta con il governo tecnico. Il leader del Pd sa, anche perché tra democratici e M5S sono stati aperti dei canali di comunicazione, che Grillo farà di tutto perché nasca un nuovo governo sostenuto dalla famosa «strana maggioranza». Ma Bersani mette in chiaro che per quanto lo riguarda «mai nascerà un governo sostenuto da Pd e Pdl, quale che sia la forma proposta». E sfida Grillo sul suo stesso terreno: «Non m’impressiona, ho le spalle abbastanza solide per sopportar tutte le battute e gli insulti. Gli pongo una sola questione, che si chiama democrazia. Io voglio fare una legge sui partiti e sono pronto a discutere del finanziamento ai partiti dice il leader Pd in un’intervista a “Presa diretta” che va in onda stasera però Grillo spieghi, quando facciamo la legge sui partiti, com’è la trasparenza e la partecipazione, come si eleggono gli organismi dirigenti, com’è il codice etico per le candidature».
Bersani intende insomma andare avanti in questa strategia che è comunque una sfida a Grillo e che renderebbe complicato, per i parlamentari M5S, dire no a un governo che voglia approvare leggi invocate da loro stessi. Nel Pd però non tutti condividono la strategia del segretario. Walter Veltroni ha rilasciato un’intervista al “Corriere della Sera” in cui sostiene che «l’unica strada è un governo nato dall’iniziativa del presidente della Repubblica, che senza una maggioranza precostituita vada in Parlamento a cercare il consenso su un programma di riforme». E anche Matteo Renzi ha espresso delle perplessità sulla linea del segretario.
Bersani, in Direzione, spiegherà perché un governo di scopo guidato dal Pd è l’unica soluzione possibile in questa situazione e perché senza la rappresentanza parlamentare democratica non possa avvenire nulla di alternativo. E alla fine chiederà un voto. Bisognerà vedere che atteggiamento manterrà, mercoledì, chi contesta la strategia del segretario. Stando alle voci della vigilia non ci dovrebbero essere fratture e Bersani potrà incassare, magari con qualche assenza al momento delle votazioni che si farà notare, un via libera per proseguire su questa strada.
Una volta realizzata la precondizione per proseguire, Bersani potrà andare alle consultazioni al Colle auspicando di ottenere l’incarico. Il leader del Pd sa, perché ha avuto con lui un colloquio telefonico martedì, che Giorgio Napolitano non vede di buon occhio mosse azzardate e auspica invece proposte che assicurino la governabilità. Però Bersani è determinato ad andare avanti, convinto com’è che alternative al governo di scopo non ci sono.

da L’Unità