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Franceschini: alza un polverone per nascondere vicende giudiziarie imbarazzanti. "Dal premier una mossa disperata il dialogo è possibile solo senza di lui", di Goffredo De Marchis

Non ci saremmo sottratti, anche dall´opposizione, ad un appello contro la crisi lanciato da un governo di emergenza o da un esecutivo di centrodestra guidato da un altro premier. Come si può credere a uno che ha avuto 15 anni per dimostrarsi un leader politico normale. Lui è solo arroganza e strafottenza, la sua priorità assoluta è non andare a casa. Per Dario Franceschini «l´ostacolo è Berlusconi, senza di lui tutto diventa possibile». Anche affrontare il mostruoso debito pubblico. «Si può fare con un governo di emergenza o con un governo di centrodestra guidato da un´altra persona. Se torniamo alla normalità democratica, si apre un´autostrada per affrontare i problemi economici e il federalismo con intese bipartisan».
Se non fosse Berlusconi a lanciare un appello contro la crisi, il Pd darebbe una risposta diversa?
«Assolutamente sì. Non ci saremmo sottratti, anche dall´opposizione. Ma è sempre più chiaro che l´anomalia è il premier. Che per destra e sinistra, per maggioranza e opposizione, il problema è lui».
La reazione del Cavaliere al no del Pd è stata violenta e sorprendente. Davvero poteva credere in una disponibilità?
«Ha fatto una mossa disperata. Ma è sempre la stessa da 15 anni. Quando sulla scena compaiono vicende giudiziarie imbarazzanti lui alza un polverone per impedire che si approfondisca il dibattito sulle accuse. Una volta sono i magistrati comunisti…».
Stavolta la proposta riguarda una questione vera, concreta.
«Diciamo che stavolta la mossa è quella del finto dialogo. Ma come si può credere a uno che ha avuto 15 anni per dimostrarsi un leader politico normale?».
Nessuna concessione alla buona fede?
«Berlusconi è solo arroganza e strafottenza, impossibile credergli. Con lui in campo non c´è nessuno spazio. La nostra opposizione, se rimarrà in sella, sarà durissima fino a farlo cadere. Del resto non ha più né il sostegno sociale né quello parlamentare. Il calendario dei lavori alla Camera è stato svuotato, c´è una paralisi legislativa e di governo. E i voti di fiducia con cui hanno governato finora, sono diventati troppo rischiosi».
E con un altro esponente del centrodestra al governo, cosa fareste?
«In quel caso o nel caso di un governo di emergenza si apre un´autostrada lavorare, con intese bipartisan, su federalismo e crisi economica».
L´impressione è che Berlusconi si prepari al voto disegnando un´Italia a favore della patrimoniale, la vostra, e una contro, la sua.
«Sono argomenti usati 50 volte. Fa sempre le stesse promesse e le stesse minacce. È sfinito ma non va sottovaluto. Anzi. Resto convinto che i colpi di coda sono i più pericolosi».
Le elezioni non sono un pericolo in democrazia.
«Ma Berlusconi ha dentro di sé tante tentazioni autoritarie. E una priorità assoluta: non andare a casa lui. Qualsiasi leader normale si sarebbe già fatto da parte per salvare il suo partito. Berlusconi invece ha distrutto la sua coalizione pur di salvare se stesso».
La Lega e i suoi lo difendono.
«A me dà fastidio che in privato tanti dirigenti del Pdl dicano che ormai è un ingombro, ma che nessuno alzi la testa in pubblico per dire che l´Italia è più importante di Berlusconi».
È realistica la proposta di D´Alema, andare alle urne con una coalizione di tutte le opposizioni?
«Certo che lo è. È la linea emersa nell´ultima direzione del Pd».
E i dissensi?
«Chi potrebbe sottrarsi a un´ipotesi del genere con il rischio che Berlusconi trascini il Paese nel baratro? In un tempo normale Fini e Vendola non possono stare insieme. Ma non è un tempo normale. Allora, prima si tutelano le regole e si sconfigge l´anomalia Berlusconi. Poi si torna al confronto fisiologico tra destra e sinistra».
Quando bisognerà scegliere il candidato premier di questa alleanza, esploderanno i problemi?
«Se c´è la convinzione di vivere una situazione di emergenza voglio vedere un leader qualsiasi che dice: no, signori, è più importante la mia candidatura della salvezza dell´Italia».

La Repubblica 01.02.11