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Dispetto alla Montalcini al seggio: «Faccia la fila come gli altri»

A Roma in quattro non cedono il posto al quasi 99enne premio Nobel.  Scatto d’orgoglio della senatrice: “Preferisco aspettare”. Poi la rivincita:”Continui così”.

Qui non c’entrano le cinque lauree, il premio Nobel per la medicina, le mille pubblicazioni e nemmeno il laticlavio a vita. Forse è semplicemente un fatto di educazione, quando da bambino ti insegnano a cedere il posto a chi è più anziano. Se poi l’anziano ha quasi 99 anni (tra 9 giorni) e non ci vede nemmeno bene, il fatto che si chiami Rita Levi Montalcini diventa evidentemente secondario. Eppure tutto ciò non è bastato a evitare alla senatrice a vita di dover attendere in piedi mezz’ora prima votare, per colpa della maleducazione di quattro elettori che si sono rifiutati di farla passare avanti.

La scena si è svolta ieri poco prima di mezzogiorno a via Reggio Calabria, al seggio istituito presso la scuola “Falcone e Borsellino”, vicino a piazza Bologna, quartiere medio-borghese della Capitale. La Montalcini si è presentata a braccetto di un accompagnatore il quale, vista la lunga fila, ha chiesto alle persone in coda la cortesia di far votare prima la signora. Senza presentare credenziali, solo un gesto di educazione verso un’anziana ipovedente. La risposta poteva essere scontata e invece no.

“Faccia la fila come gli altri”, ha risposto un cinquantenne. E così un’altra signora: “Non esiste, anch’io ho fretta di votare”. E poi un altro e un’altra ancora: “Non vedo proprio il motivo”. Allertato dagli scrutatori, a quel punto è intervenuto il presidente di seggio: “Senatrice, se vuole la facciamo passare avanti”. Una gentilezza quasi scontata, che si concede normalmente alle donne in gravidanza, ai disabili, agli anziani. A quel punto però è stato il carattere della Montalcini a prendere il sopravvento: “Grazie presidente, preferisco restare in fila come gli altri. Pazienza”. Una scrutatrice le ha quindi offerto una seggiola: “Almeno si sieda, prego”. Ma la senatrice ha rifiutato anche quella: “No, grazie davvero. Preferisco restare in piedi”.

La rivincita contro quei pochi maleducati Montalcini se l’è presa poco dopo, al momento di uscire dal seggio. Tutti i ragazzi della sezione elettorale le si sono fatti intorno, davanti agli elettori ancora in fila, per chiederle l’autografo. “Vada avanti così”. “Coraggio”.
L’episodio, in sé banale, potrebbe testimoniare al massimo dell’inciviltà dei tempi in cui viviamo, che ognuno può sperimentare salendo su un autobus o facendo una fila a uno sportello. Se non fosse che Rita Levi Montalcini è stato il bersaglio in questi due anni di una violenta campagna di discredito portata avanti con insistenza da alcuni esponenti politici del centrodestra e da alcuni quotidiani d’area.

I ragazzi della Destra si distinsero in ferocia: “Diamole un incarico al Ghetto”, “di profilo è pure più odiosa”, erano le cose che si potevano leggere sul loro blog. Fino alla proposta di consegnarle un paio di stampelle, “tanto l’indirizzo lo conosciamo, vogliamo dargliele personalmente”. Diceva il loro capo, Fabio Sabbatani Schiuma: “Loro, i senatori a vita, sono le stampelle di questo governo sì o no? E poi se son vecchi se ne stessero a casa”.

La Lega del resto non fu da meno, fino ad arrivare alla proposta di eliminare gli stanziamenti per la fondazione scientifica della senatrice. Non ci si stupisca se poi qualcuno non dà la precedenza a una signora centenaria, è già tanto che non le abbiano fatto lo sgambetto.

di FRANCESCO BEI, Repubblica.it

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