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L'Europa raccontata da Felipe Gonzalez

L’ex capo dello stato spagnolo alla terza Festa Democratica nazionale di Torino, racconta l’Europa. Bisogna credere nei giovani e rimetterci al passo con la rivoluzione teconologia – Guarda il video.
La Sala Norberto Bobbio è piena anche nella quarta serata della Festa Democratica Nazionale. Sono le 22.00 e sul palco per tenere, non una lezione, come ci tiene a sottolineare, ma una testimonianza, c’è Felipe Gonzalez, ex Presidente del Governo della Spagna dal 1982 al 1996, sull’Europa.

Si definisce un “pessi-ottimista”. Sogna un’Europa che sappia tornare al primo posto come potenze Economico-politica. Non più una potenza che sa solo pagare le fatture ma poi non ha il giusto peso nei posti che contano. Un’Europa che abbia le proprie cantine piene di nuovi Bill Gates o un nuovo fenomeno Google, made in Europa. Ma sa che finché non saranno i dirigenti politici a comprendere che tutto questo è possibile, non ci sarà il vero cambiamento.

20 anni fa la fine della politica dei blocchi, con la liquidazione del blocco comunista e la rivoluzione tecnologica, che ha colpito tutti gli aspetti della nostra vita. Hanno cambiato il mondo.
La rivoluzione tecnologica ha cambiato il nostro modo di comunicare e che ha cambiato il nostro sistema finanziario mondiale, sull’economia mondiale, le nostre relazioni politiche mondiali. Ma che l’Europa ha seguito distrattamente, restando indietro dal punto di vista tecnologico e rispetto al suo ruolo nel mondo. Perché negli ultimi 20 anni c’è stata una concentrazione nel lodevole sforzo di trasformarsi in una comunità di 27 paesi, dai 12 iniziali.
L’Europa è ancora la prima potenza economica commerciale del mondo, ma sta perdendo terreno sul campo della tecnologia. È la prima potenza nel campo degli aiuti allo sviluppo e della cooperazione. Eppure non ha voce in capitolo come unione europea sulle scelte politche mondiali. Il paradosso è che tanto più abbiamo bisogno dell’Europa, tanto più la vediamo in una crisi di recupero del nazionalismo.

Quella raccontata dall’ex-premier spagnolo è un’Europa che è forte nel pagamento delle fatture, ma che poi non sa essere rilevante nelle occasioni in cui questo impegno viene riconosciuto.
E a questo proposito Gonzalez racconta un aneddoto che lo riguarda: “dopo la distruzione di Sarajevo l’Unione Europea finanziò il 90% della ricostruzione del nuovo aeroporto internazionale di Sarajevo, al momento della consegna dell’aeroporto, lo tenne Magdalena Allbright. Gli USA avevano contribuito per il 2%, 5 passi dietro di lei un funzionario dell’UE, che non è neanche nella foto”.

Parliamo dell’Europa come un potere blando. “Non possiamo aspirare ad essere una grande potenza militare. Ma se il potere blando è un pupazzo di plastilina, non serve a nulla.”
27 paesi non sono capaci di avere 150mila unità in un corpo di pace permanente. Abbiamo un’organizzazione il nostro sistema difensivo come quello che c’era nella guerra fredda, ma la guerra fredda non c’è più. Quindi quando dobbiamo organizzare un contingente di pace per qualche paese dobbiamo tenere conto degli interessi particolari di ogni paese, le sue tradizioni storiche i suoi vincoli. Ogni volta si organizza “un’asta”, “io ne mando 800, ma se loro ne mandano 1000 io ne mando 2000”. Non abbiamo più rilevanza.

Le forze progressiste europee devono denunciare che la crisi finanziaria ha origine nella politica reganiana e Usa, ma eliminare la regolarizzazione. Non solo denunciare, ma anche dire ai cittadini dove sono le responsabilità e poi fornire le risposte, che li convincano e li mobiliti.

“Sento parlare delle alternative progressiste, e sento dire che ora c’è meno epoca, meno impulso, più scetticismo. Come se le battaglie della mia generazione, contro la dittatura, per estendere il sistema sanitario. L’istruzione, pensioni, fossero battaglie epiche. Ora il mondo è incerto e annoiato. È vero, il mondo è incerto, ma la politica non è mai stata appassionante come oggi. La politica quella vera, ovviamente.”
Chiama ad una mobilitazione: “Se potessimo mobilitare tutte le nostre forze produttive per dichiarare una guerra, non come la II mondiale. Ma per estirpare le povertà, per sradicare le malattie, per superare l’ignoranza, per superare il cambiamento del climatico”

A questo proposito Gonzalez cita Gramsci, ma al contrario: “Oggi abbiamo gli strumenti per comprendere, lottare e vincere questa guerra. Ma finché noi dirigenti politici non avremo questa volontà e convinzione non avremo mai la maggioranza sociale che ci permette di vincere questa guerra”.
È un periodo storico in cui ci sono sfide appassionanti ed importanti, ma non c’è mai stata una volontà così debole per attuare questa lotta. “Il mio pessimismo non è nell’intelligenza, ma nella volontà. E in Europa manca la volontà”.

Ad esempio di questa mancanza di volontà e di ciò che si può fare volendo cambiare, cita Obama, che vuole avvicinarsi al nostro modello sociale, riformando il sistema sanitario. “Benvenuto. È una grandissima invenzione europea, ma un altro conto e se sapranno mantenerlo“
Noi, in Europa, dobbiamo dare appoggio e sostenere la creatività, le aspettative, le ambizioni dei giovani. Poter avere anche noi i nostri Bil Gates nelle cantine europee. L’occupazione è creata dai datori di lavoro, non dalle leggi, dai decreti, facilitano, ma non creano posti di lavoro. Dobbiamo parlare di impiegabilità e non di impiego. I nostri giovani devono essere preparati all’impiegabilità per adattarsi alle innovazioni tecnologiche che possono creare crisi nell’occupazione, ma possono dare anche nuove opportunità.

I sindacati dovrebbero pretendere che il governo oltre a dare un sussidio a chi resta disoccupato deva anche formarli, per favorire la riconversione, la formazione non deve essere una punizione.
Ci serve un’economia sociale di mercato, sostenibile, e altamente produttiva e competitiva, perché non voglio salari bassi. “E lo voglio di fronte a questa società di “casino” che crea una finzione di ricchezza, che crea una bolla finanziaria immensa, di prodotti che neanche i bancari capiscono (i derivati), quello che ha creato il fallimento delle borse 3 anni fa.“

L’Europa ha 10 anni di ritardo e deve reagire. Quando venne approvata la strategia di Lisbona si fece un pronostico, paragonandoci agli Usa. L’obiettivo era che per il 2010 avremmo recuperato la prima posizione al mondo come potenza economico- tecnologica e venne stilato un elenco di 29 priorità. “Quando sentite un politico avere 29 priorità, credetemi, non e ha nessuna. Le priorità possono essere 3-4, non 29.“

“Io rimprovero a tutti i leader europei, perché non hanno detto ai cittadini che la strategia di Lisbona è fallita, e non hanno spiegato come e perché è fallita. In questo modo i cittadini potranno crederci e impegnarsi. Stiamo facendo come il g8 (o i 7 più 1) che ogni volta che c’era una crisi l’hanno sempre negata, ottimismo professionale, e che poi si riunivano e dicevano”la crisi è passata” e mi sono sempre chiesto come può passare qualcosa che non c’è mai stato.”

Fra.Mino

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