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"Chi si incatena per insegnare ha una passione che va compresa", di Roberto Carnero

La protesta dei precari della scuola ha tenuto banco anche al premio Campiello, assegnato ieri a Venezia. È naturale che le sorti della cultura stiano particolarmente a cuore a chi, dei libri, ha fatto la propria scelta di vita. Così nella conferenza stampa della mattinata i cinque finalisti del prestigioso riconoscimento letterario (quest’anno alla sua quarantottesima edizione) non hanno mancato di stigmatizzare l’atteggiamento del ministro dell’istruzione Maristella Gelmini. Durissimo Gad Lerner, in cinquina con Scintille. Una storia di anime vagabonde (Feltrinelli): «Quello dei 200 mila precari della scuola è un dramma sociale, umano ed esistenziale da cui non possiamo distogliere gli occhi. Sono rimasto basito quando ho sentito la Gelmini affermare che non avrebbe parlato con loro perché, a suo dire, fanno politica. Ma scusi, signor ministro, lei invece cosa fa dalla mattina alla sera? È una reazione che non ha senso. La protesta dei precari non è solo la difesa sindacale, pure assolutamente legittima, di un posto di lavoro. È anche il segnale di un malessere diffuso nella scuola italiana, da troppo tempo penalizzata da tagli indiscriminati ». La critica più forte è che senza risorse e senza investimenti non è possibile offrire un’istruzione di qualità. È per questo che Laura Pariani, finalista con Milano è una selva oscura (Einaudi), da ex insegnante di Lettere in un istituto professionale lombardo, racconta come e perché ha deciso di lasciare la scuola circa una decina di anni fa: «La scuola non mi sembrava più un luogo di formazione e di educazione, ma il regno della burocrazia. Ed è chiaro che se non si investono denaro e attenzione in questo settore così strategico per il futuro del Paese le cose non potranno che peggiorare. Non crescerà la cultura, ma la barbarie. Per questo servono insegnanti motivati. Forse bisognerebbe capire che chi si incatena davanti a Montecitorio per chiedere di poter continuare a insegnare dopo molti anni che lo faceva rivendica anche tutta la passione per quel lavoro». È d’accordo Gianrico Carofiglio, autore per Sellerio del romanzo Le perfezioni provvisorie, nonché attualmente senatore del Pd: «La miopia di questo governo sta nel pensare che ciò che non produce un reddito immediato, come la cultura, valga poco, cioè non valga la pena investirci troppo. Anzi, si taglia. Invece le cose stanno proprio all’opposto: nei momenti di crisi e di difficoltà economiche generali, è nella formazione e nella cultura che bisogna investire. Come stanno facendo governi più lungimiranti del nostro: in Spagna, Francia, Regno Unito, Germania». E anche Michela Murgia (Accabadora, Einaudi) sottolinea che la cultura non può mai essere vista come un valore antitetico a quelli economici: «L’ho capito in questi giorni qui a Venezia, parlando con gli industriali veneti che organizzano il Campiello: esempio di un’economia che valorizza la cultura. Cosa che non si può certo dire di Berlusconi, di Tremonti o della Gelmini». Silvia Avallone, vincitrice del Campiello opera prima con Acciaio (Rizzoli), si spinge ad affermare che se non fosse stato per questo suo fortunato romanzo (tra l’altro, anche secondo allo Strega) probabilmente oggi sarebbe anche lei tra gli insegnanti precari che manifestano in piazza: «Mi sto laureando in Lettere perché da sempre sogno di insegnare nella scuola secondaria. Purtroppo gli amici che si sono laureati in questi ultimi tempi, mentre io rallentavo il ritmo degli esami per scrivere il romanzo, non sono riusciti ad approdare alla scuola, a causa dei tagli agli organici. Mi ritengo fortunata, perché grazie al mio libro sono riuscita a sopravvivere, inventandomi, per così dire, un altro lavoro. Ma mi chiedo che cosa sarà domani. Anche perché non ho rinunciato al mio sogno di diventare professoressa».

L’Unità 05.09.10

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“Bersani: la scuola non si tocca. Per risparmiare si cominci dalle province”, di A.G.

Forti critiche a Tremonti: non c’è nessun Paese al mondo che non investa sul sistema formativo. Chiesta anche maggiore comprensione per i precari: serviva istituire con urgenza un tavolo di crisi. Per l’Idv, invece, Gelmini è ‘mani di forbice’.
Le polemiche sulla scuola non lasciano indifferente la politica. Ad iniziare dal leader del primo partito all’opposizione Pier Luigi Bersani. Che però non si scaglia sul ministro dell’Istruzione, autore di dichiarazioni poco concilianti con le proteste estreme che stanno conducendo i precari della scuola in questi giorni: l’obiettivo numero di Bersani è il responsabile del ministero dell’Economia. “La critica che io faccio sulla scuola – ha detto il segretario del Partito democratico – non è tanto alla Gelmini, ma a Tremonti. Che fa tante interviste in cui parla di Marx, di Dio, della patria e della famiglia, ma il cacciavite non lo sa usare”. Il segretario del Pd ha aggiunto, sempre rivolto al ministro del Mef: “Non c’è nessun Paese al mondo che non investa sul sistema formativo: se vuol far qualcosa comincia ad abolire dieci province”.
Bersani chiede anche maggiore comprensione per quelle migliaia di supplenti che mai come quest’anno rischiano di ritrovarsi senza lavoro. Per loro rimane solo l’indennità di disoccupazione. “Non sto dicendo di fare sanatorie, ma – ha aggiunto rivolgendosi direttamente al Governo – chiamate i precari a un tavolo di crisi. Non ci sono ammortizzatori sociali per loro e allora bisogna almeno cercare di capire come fare per questa gente”. Poi, Bersani ha concluso criticando la riforma Gelmini: “Da questa riforma l’istruzione tecnica non mi pare affatto potenziata”.
Nella stessa giornata, molto polemico noi confronti del Governo è stato anche Massimo Donadi, presidente dei deputati dell’Italia dei Valori, che attacca il ministro dell’Istruzione: “‘Gelmini mani di forbice’. Peccato – osserva in il rappresentante dell’Idv – non si tratti di un film di Tim Burton, ma della realtà”.
Per Donadi si tratta di “un ministro che taglia con affilate forbici le risorse alla scuola pubblica, attirandosi le ire, tra gli altri, dell’Avvenire. Questo governo ha massacrato la scuola pubblica, licenziando migliaia di insegnanti, lasciando a casa decine di migliaia di precari, pregiudicando il diritto all’istruzione delle giovani generazioni. La Gelmini – conclude l’esponente dell’Idv – è una calamità per la scuola e la sua riforma deve essere cambiata al più presto”. Una richiesta che, alla luce della determinazione con cui il responsabile del Miur sta realizzando tagli e riforme, molto difficilmente potrà esaudirsi. Almeno nell’immediato. E sempre Governo permettendo.

da tecnica della scuola 05.09.10

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