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"Giù le mani dalla scuola tre/sei", di Franco Frabboni

In queste settimane i quotidiani nazionali hanno alzato al cielo un grido d’allarme: la nostra gloriosa scuola dell’infanzia veste a lutto. Piange il suo smantellamento sotto i colpi di piccone della Gelmini: meno-risorse agli enti locali, meno-edilizia, meno-posti/bimbo, meno-insegnanti, meno-dade. Risultato: meno qualità educativa. Su queste macerie, il Ministro trasforma la scuola tre/sei in un parcheggio fai-da-te: sfigurandola sia con la nidizzazione in-entrata (porte aperte ai pupi di due-anni-e-mezzo), sia con la liberalizzazione della sua terminalità (a cinque-anni-e-mezzo si può debuttare nell’obbligo). Popolata di “mezzi-anni”, la prima/scuola dovrà giocoforza rinunciare al ruolo di architrave del sistema formativo di base. Critichiamo aspramente la Gelmini per il suo strabismo nei confronti della scuola dell’infanzia. Le attribuisce un bassissimo quoziente educativo, tanto da relegarla a servizio non/prioritario per la famiglia. Questa, la conferma. Al settimanale Chi il Ministro si è lasciata andare a una confidenza di grave incultura pedagogica. Queste, le parole dell’intervista: quando porterò mia figlia Emma alla scuola primaria immagino che indosserà un bel grembiulino bianco, che avrà nello zainetto una lavagna interattiva multimediale, un e-book e che incontrerà una maestra unica preparatissima. Sono parole in libertà che attestano come la scuola dell’infanzia sia completamente fuori dal suo monitor. In particolare, ignora che vent’anni fa la rivista statunitense Newsweek proclamò Reggio Emilia la città titolare della scuola dell’infanzia (Diana) più bella del mondo! Ignora che l’Oscar attributo all’Italia premia ancora oggi le sue scuole tre-sei perché offrono giornate educative negli atelier (pittorici, manipolativi, musicali, teatrali) e non nei banchi: instupidendo i bambini dentro a bolle elettroniche. Perché Ministro strappa le ali alla seconda infanzia e alla sua scuola, senza conoscerle? Perché è sorda alla rumorosa protesta dei genitori che nei loro festosi girotondi reclamano “più” scuola dell’infanzia? Loro sono ben consapevoli di questa straordinaria occasione formativa per i loro figli: diventare bambini assaporando una scoperta dopo l’altra lungo i magici sentieri della conoscenza e della creatività. Per la seconda infanzia frequentare la scuola tre-sei significa potere rubare gli occhi a Forrest Gump, significa disporre di uno sguardo che penetra nel loro mondo di cose e di valori. Di più. Significa poterlo guardare con la testa stralunata, persa nel vuoto. Felici di rincorrere una “piuma” che volteggia in cieli illuminati dal loro sorriso: mai sazi di azzardare lo scacco dell’inattuale e dell’ignoto. È un vero peccato, Ministro, che lei non possa intercettare questa “piuma” non disponendo, come si sa, di occhi stralunati!

L’Unità 07.09.10