cultura

Camera dei deputati. Voto sulla legge in favore delle istituzioni medioevali: le ragioni della nostra astensione

Intervento On Ghizzoni
Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, permettetemi una considerazione preliminare. Nel corso di questa legislatura l’Assemblea non sia è mai occupata di politica culturale e di provvedimenti strategici a sostegno del settore culturale. Lo ha fatto, semmai tangenzialmente, in occasione delle manovre finanziarie che, l’una dopo l’altra, hanno compresso ai minimi storici gli investimenti pubblici nel settore culturale e hanno semmai disposto provvedimenti episodici e microsettoriali, invece che mettere in campo e dispiegare visioni di medio e lungo periodo per il rilancio della creatività, della produzione artistica, della ricerche e della fruizione dei beni culturali.
Al Parlamento italiano negli ultimi due anni e mezzo è stato di fatto impedito di discutere di riforme strutturali e di investimenti strategici. Mi dispiace che in questo momento il rappresentante del Governo se ne sia andato perché mi sarebbe piaciuto che avesse ascoltato questo mio rammarico. Questo Parlamento – come dicevo – non ha potuto discutere di riforme strutturali e di investimenti strategici in favore delle attività culturali e dell’industria culturale del nostro Paese che, solo un Esecutivo impreparato ed inadeguato come il nostro, può ritenere un capitolo di spesa invece che una fonte di reddito, oltre che di crescita economica e sociale. Faccio riferimento – così i colleghi potranno capire il senso delle mie parole – ad esempio alla tanto attesa legge sullo spettacolo dal vivo, che ha trovato un’importante convergenza in Commissione, ma che ora è ferma al palo perché mancano le risorse; stessa sorte è toccata alla legge di riforma delle attività cinematografiche e ancor di più – e questo stupisce oltre a farci rammaricare – alla legge-quadro sulla qualità architettonica sostenuta direttamente dal Ministro Bondi.
Allora varrebbe veramente la pena di chiedersi perché tra bilancio e cultura soccombe sempre la cultura, come se non fosse possibile mettere in campo strade alternative in grado di porre in sintonia le ragioni di bilancio con quelle del patrimonio e della produzione culturale. Ovviamente occorrerebbe una capacità programmatica innovativa e condivisa che – a mio avviso – manca alla politica italiana, in particolare a chi porta la responsabilità di questa politica nel nostro Paese. Anche per questi motivi noi abbiamo presentato la nostra mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Bondi, un atto che sì, ormai è consegnato alla storia politica italiana, ma il cui giudizio – che sarà espresso sui dati della realtà – non si conformerà a quello espresso dall’Aula.
È in questo deserto progettuale e programmatico che noi oggi siamo chiamati a pronunciarci nel merito di una proposta di legge dell’onorevole Barbieri che, nonostante il fatto che non mi stia ascoltando, voglio ringraziare per la tenacia con la quale ha accompagnato l’iter del provvedimento. Non mi dilungo ovviamente – questa non è la sede per farlo – sui contenuti del provvedimento, anche se mi preme ricordare, perché è importante sottolinearlo, che la Commissione ed il Comitato ristretto hanno proficuamente lavorato per predisporre un testo base molto diverso da quello iniziale. Con esso siamo passati da un sostegno all’autorevole società internazionale per lo studio del medioevo latino e dalla istituzione dell’edizione nazionale dei testi mediolatini d’Italia ad un intervento legislativo di più ampio respiro a favore dell’organizzazione delle attività di ricerca, svolte da quattro istituzioni pubbliche e private di reputazione internazionale, che si occupano di studi medievali e che rappresentano, al contempo, la tradizione medievistica italiana ed il futuro della ricerca nelle discipline medievalistiche. Si tratta oltre della SISMEL, che ho citato, della Fondazione Ezio Franceschini, dell’Istituto storico italiano per il medioevo e del Centro italiano di studi sull’alto medioevo. Neppure posso soffermarmi sulle ragioni che raccomandano e legittimano lo Stato a sostenere gli studi sul medioevo, così come fanno da tempo la Francia e la Germania: mi limito a dire che quei mille anni di storia fondano le radici dell’identità culturale e istituzionale dell’Europa e in essi si ritrovano i caratteri originali in Italia – per riprendere un’espressione della storiografia di qualche decennio fa – ai quali dobbiamo rivolgerci se vogliamo comprendere il nostro Paese nelle sue strutture attuali e celebrare con consapevolezza, come veniva anticipato dal collega del PdL, i centocinquanta anni della nostra unità nazionale.
Mi soffermo invece su alcuni elementi che attengono all’approvazione di questa proposta di legge e che hanno destato stupore e rammarico. Si tratta di due elementi che non costituiscono categorie politiche, ma che hanno comunque rilievo politico e su questi mi soffermo anche perché orienteranno il nostro voto finale. Stupisce e rammarica, ad esempio, che il Governo abbia negato il trasferimento della proposta di legge in sede legislativa, benché il Governo stesso avesse precedentemente espresso parere favorevole sia in Commissione sia alla Commissione bilancio. Si tratta di una decisione che potrebbe anche essere interpretata come una mancanza di fiducia soprattutto nei confronti della Commissione ed è stata determinata – e avanzo due ipotesi – o dal fatto che non ci sono altri provvedimenti in quota alla maggioranza pronti per la calendarizzazione in Aula, e questo sarebbe davvero molto grave se pensiamo a tutti i problemi che deve affrontare il Paese e che dovrebbero trovare una risposta nelle decisioni di questo Parlamento
Oppure è dovuta alla necessità di vincolare il Governo alla decisione dell’Aula per un provvedimento su cui evidentemente è stato espresso un giudizio favorevole più di circostanza che convinto. Comunque sia, a me pare che il Governo non ci faccia una bella figura.
Stupisce e rammarica poi – e questo è un punto centrale – che nella proposta di legge le risorse siano state disposte a favore delle istituzioni culturali che ho citato solo dal 2012, dal prossimo anno, nonostante l’encomiabile tenacia dell’onorevole Barbieri nel recuperare queste risorse obiettivamente aggiuntive rispetto al bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali.
È un segno questo – e cioè che le risorse non siano disposte a partire da quest’anno, e siamo solo all’inizio del 2011 – negativo, davvero ancora di debolezza. Se poi pensiamo e ricordiamo – e credo che sia necessario farlo in questo momento – al taglio draconiano del 50 per cento che la manovra dell’estate scorsa ha imposto ai contributi che lo Stato devolve in favore di istituzioni, enti e altri organismi culturali, ci viene rappresentato un quadro molto diverso.
È un taglio tra l’altro che i nostri emendamenti, purtroppo dichiarati inammissibili, tentavano di cancellare e per far comprendere il significato di questa scelta del Governo che noi contestiamo voglio richiamare – e prendo ad esempio – proprio l’Istituto storico italiano per il medioevo, noto con la sigla Isime, che molti colleghi della maggioranza lunedì nel corso della discussione sulle linee generali hanno valutato come meritevole, per la reputazione dell’attività svolta, di essere finanziato con legge dello Stato. Questo Istituto, che è un ente pubblico non economico vigilato dal Ministero per i beni e le attività culturali, riceve un contributo ministeriale ma, a causa dei tagli imposti dalla manovra estiva per quest’anno in corso, tali risorse non saranno più sufficienti nemmeno per retribuire il personale dipendente e l’Istituto sarà costretto quest’anno a rivedere il proprio funzionamento, i servizi erogati e anche la pianta organica.
Lunedì tanti colleghi si sono prodigati a tessere le lodi di questo Istituto, a riconoscerne il valore culturale e sociale, senza però preoccuparsi di garantirne la funzionalità e la piena operatività anche per quest’anno. Onorevoli colleghi, non deve sfuggire alla nostra attenzione il fatto che nelle stesse condizioni in cui si trova l’Istituto storico italiano per il medioevo si trovano anche tutti quegli istituti, enti e organismi nazionali che, pur a fronte di una meritoria, lodevole e apprezzata attività culturale che qualifica la civiltà del nostro Paese, si vedono decurtato il contributo statale per una percentuale che oscilla tra il 20 e il 50 per cento.
Pertanto, in occasione del voto su questa proposta di legge in favore della ricerca e della cultura del medioevo, non possiamo non parlare della scelta assunta dal Governo e non lo facciamo per amore di sterili polemiche come qualcuno ha suggerito nel corso della discussione sulle linee generali. È il desiderio di verità che ci impone di espungere ogni ipocrisia dal nostro dibattito. Qualche minuto ancora credo di averlo, signor Presidente, e mi avvio alla conclusione dicendo che quindi di fronte a un taglio generalizzato agli istituti culturali nei cui confronti non vediamo l’intenzione del Governo di recedere, non possiamo quindi che confermare le nostre critiche al Governo solo in parte compensate dalle buone intenzioni contenute nella proposta di legge in parola di iniziativa parlamentare. Pertanto il nostro voto non potrà che essere di astensione, un’astensione vigile, di pungolo al Governo e alla maggioranza, per convincerli ad un passo indietro sui tagli e ad un passo avanti di disponibilità verso le istituzioni culturali, che ne hanno molto più bisogno di quanto possiamo immaginare. Chiudo, me lo consenta signor Presidente….rievocando un ricordo personale. Poco meno di un anno fa, insieme alla collega Frassinetti e al Presidente Fini, andammo all’Istituto storico italiano per il medioevo in occasione di una giornata di studi sulla lotta politica nel medioevo.

Una giornata densa di suggestioni per comprendere l’Italia di oggi: infamare a chi sta criticando (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Voglio solo dire una cosa: «Infamare per dominare» era il titolo di una relazione sull’uso strumentale della forza nel contrasto tra Pistoia e Firenze. In questi giorni in cui la politica convive con la macchina del fango (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)…

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del testo della mia dichiarazione di voto.