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"Contratto statali, la Cgil non firma", di Roberto Giovannini

È durata poco, a quanto pare, la tregua tra la Cisl e la Cgil. Ieri mattina nuovo strappo e nuova polemica – decisamente aspra – tra le confederazioni, dopo la firma da parte delle organizzazioni di Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti (insieme ad altre quattro sigle autonome, Cida, Confsal, Ugl e Usae) dell’accordo sulla contrattazione e la produttività nel pubblico impiego. Un’intesa che la Cgil ha deciso di non firmare, insieme agli autonomi di Usb, Cobas e Cisal.

La questione nasce dalla manovra Tremonti, il decreto 122/2010, che tra le altre cose ha bloccato la contrattazione nazionale e aziendale nel pubblico impiego fino al 2013. Ciò ha reso in molti punti inapplicabile la Riforma Brunetta del 2009, che tra le altre cose prevedeva un sistema di premi e incentivi per fasce di merito con soldi provenienti dal risparmio di gestione. Una riforma sostanzialmente approvata da Cisl e Uil, ma che secondo la Cgil comporta comunque un taglio dei salari.

Ieri mattina nel corso di un incontro con i ministri Renato Brunetta e Maurizio Sacconi è stato presentato dal governo in apertura di negoziato un testo evidentemente concordato tra l’Esecutivo e Cisl-Uil, che infatti si sono prontamente dette favorevoli. «Una presa in giro», ha tuonato la leader della Cgil Susanna Camusso, che non ha firmato.

L’intesa dà il via libera all’introduzione del modello contrattuale del 2009, non accettato dalla Cgil; indica un sistema di relazioni sindacali «ispirato a miglioramento di produttività e qualità dei servizi»; afferma che le retribuzioni dei pubblici dipendenti non devono diminuire rispetto al 2010; ribadisce l’esistenza di risorse aggiuntive per la contrattazione. Alla Cgil non è andato giù in primo luogo il metodo seguito, con incontri riservati che l’hanno tagliata fuori. Nel mirino anche l’applicazione del modello contrattuale 2009, il blocco del rinnovo delle Rsu e la mancanza di interventi a favore dei precari della pubblica amministrazione. Il 50% di loro perderà il lavoro, e con quei soldi si garantirà il salario degli «stabili». Per il ministro Brunetta è invece «un importante, ulteriore passo in avanti nell’applicazione della riforma».

«Non si riforma l’amministrazione tagliando la contrattazione nazionale», ha detto Camusso, che ha definito Cisl e Uil «sindacati che corrono in soccorso di un governo un po’ claudicante invece che produrre efficacia contrattuale per i lavoratori». Raffaele Bonanni definisce le parole di Camusso «una caduta di stile», paragona la Cgil ai naziskin in Germania e difende la bontà dell’accordo. «Sono molto irritato e dispiaciuto per le parole della collega Camusso. Non mi sono mai permesso – ha aggiunto – di dire cose di questo genere. Eppure ho molti dubbi sulla caratura essenzialmente sindacale dei comportamenti come quelli che ci tocca sopportare». Identiche accuse da Paolo Pirani della Uil.

La Stampa 05.02.11

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“Pubblico impiego, nuova spaccatura tra i sindacati . Solo Cisl e Uil firmano l´accordo sulla produttività. La Cgil: lavoratori presi in giro”, di Luisa Grion

Separati anche sul fronte degli statali. Ieri una nuova frattura si è prodotta fra la Cgil da una parte, Cisl e Uil dall´altra. Sul tavolo questa volta c´era la questione dei salari accessori per il pubblico impiego: bisognava sanare le possibili ambiguità fra la Finanziaria estiva di Tremonti (che blocca gli aumenti del settore pubblico fino a tutto il 2013 )e la riforma Brunetta che premia merito e produttività. Andava messo nero su bianco che se da una parte i salari non possono aumentare, di sicuro non possono nemmeno diminuire, e che se le singole amministrazioni saranno capaci di risparmiare potranno comunque distribuire «dividendi di efficienza». Ieri mattina, a Palazzo Chigi, a decidere della questione c´erano 13 sigle sindacali da una parte (convocate la sera prima), i ministri Sacconi e Brunetta e il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta dall´altra. Riunione brevissima che si è conclusa con la firma separata dell´accordo (il «sì» di Cisl e Uil e di altre quattro sigle, il «no» di Cgil, Cisal, Cobas e altri quatto sindacati) e parole di fuoco lanciate a distanza fra la Camusso e Bonanni.
La Cgil si è alzata dal tavolo, precisando che era venuta lì anche per altro: le contraddizioni fra le due leggi riguardano – secondo il sindacato della Camusso – pure l´emergenza precari (la stessa Finanziaria ne ha tagliati il 50 per cento) e la necessità di procedere con urgenza alle elezioni delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie). Questioni di cui nell´accordo non si parla. Bonanni non ci sta: «Questa intesa salvaguarda gli stipendi e ci dice che con le pagelle di Brunetta nessuno perderà nemmeno un euro. Siamo gli unici nella Ue a non tagliare le buste paga. Come si fa non firmare?».
Ma la Cgil contesta anche il fatto che alla riunione di ieri mattina Cisl e Uil sono arrivate dopo incontri separati, tenuti all´oscuro della Cgil, che avevano già prodotto il documento. «C´è la prova – dicono – basta andare ora (ieri sera ndr) sul sito della Cisl per vedere che il commento tecnico dell´intesa non tiene conto di una modifica introdotta nella sua versione finale: ciò significa che loro il testo lo conoscevano già fin dalla sera prima e che si sono dimenticati di riaggiornare quel piccolo particolare riferito ad una scadenza dei contratto, cancellato nella bozza uscita dal tavolo».
Per Michele Gentile, responsabile del settore pubblico per la Cgil «il tavolo a Palazzo Chigi è stata una scena indegna: tra l´altro non è vero che i salari non diminuiranno, perché anche salvando il valore nominale non si tiene conto dell´inflazione e non si protegge il potere d´acquisto; quanto alle risorse aggiuntive non sono state nemmeno definite». Per la Camusso non solo l´accordo «prende in giro i lavoratori», ma Cisl e Uil l´hanno firmato solo per «correre in soccorso di un governo un po´ claudicante». Nemmeno Bonanni ci è andato giù tenero: «La Cgil moderi i termini, altrimenti da fuoco a tutto quello che sta accadendo, come le scritte ingiuriose che vediamo. E´ bene che scopriamo le carte, quello che accade in Italia accade solo in Germania con i naziskin. Le organizzazioni sindacali non possono agire secondo uno stimolo politico».

La Repubblica 05.02.11

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Statali, premi e salari accessori:Cisl e Uil firmano, no della Cgil

ROMA Un nuovo accordo separato: Cisl, Uil, Ugl, Confsal, Usae, Cida da una parte; Cgil, Cobas, Cisal dall’altra. Questa volta sui contratti del pubblico impiego, congelati dal ministro Tremonti per il triennio 2010, 2011, 2012. L’intesa in cinque punti, firmata ieri mattina, prevede nella sostanza che le retribuzioni «non devono diminuire» fin quando sussisterà il blocco. Cioè le retribuzioni non potranno scendere per effetto della riforma Brunetta sulle fasce di merito mentre il salario accessorio potrà salire sulla base di risorse aggiuntive provenienti da risparmi delle singole amministrazioni. In altre parole, i soldi accantonati per gli aumenti di secondo livello saranno smobilizzati ed erogati a «tutto» il personale statale per evitare, appunto, un impoverimento delle buste paga.
Se poi – recita il punto 3 del protocollo d’intesa – ci saranno risorse derivanti da risparmi di gestione, potranno essere erogati «premi individuali» (cioè ulteriori aumenti) in base a fasce di merito. Insomma, per ora adeguamenti salariali per tutti che permettano di arrivare a fine 2012 senza perdere un euro (salvo erosioni conseguenti all’inflazione) accompagnati da possibili, ulteriori aumenti che le singole amministrazioni potranno dare ai dipendenti meritevoli, utilizzando risparmi di gestione. Un accordo che accoglie le richieste dei sindacati e conferma la riforma Brunetta che prevede aumenti salariali in base alla pagella 25-50-25: un quarto generalizzati, una metà per i ”meritevoli”, un quarto per i ”più meritevoli”. Un accordo che, evidentemente, è anche il frutto di un faticoso compromesso. L’altra notte nel corso di un infuocato vertice a palazzo Chigi tra governo e sindacati (non era stata invitata la Cgil in quanto non firmataria dell’intesa 2009 sul nuovo modello contrattuale), Raffaele Bonanni aveva minacciato di far saltare il tavolo e far scattare immediatamente uno sciopero generale se gli statali avessero perso un solo centesimo rispetto alle attuali retribuzioni. Secondo alcuni partecipati all’incontro, il ministro Brunetta, a sua volta, avrebbe minacciato le dimissioni nel caso fosse stata congelata, o peggio, affossata la riforma da lui voluta. Due aut aut che, come spesso avviene, hanno prodotto il classico compromesso. E l’incontro di ieri mattina a quel punto per Cisl, Uil e le altre quattro confederazioni è stato una formalità.
Non evidentemente per la Cgil e Susanna Camusso che ha abbandonato il tavolo con parole di fuoco: «E’ uno scambio politico, una presa in giro dei lavoratori. Il testo non affronta i problemi urgenti che abbiamo. La Finanziaria taglia il 50% dei precari della pubblica amministrazione. Non si fa la riforma dell’amministrazione con il taglio della contrattazione nazionale. Si è stracciata una legge dello Stato sulla rappresentanza firmata da tutti. Chiedo di verificare come si raggiunge il 51% per validare l’accordo». Poi l’affondo a Cisl e Uil: «Mostrano di sostenere un governo nelle code velenose della sua esistenza». Lunedì la stessa Cgil riunirà la federazione lavoratori pubblici e della scuola e martedì i segretari regionali per decidere forme e tempi di mobilitazione della categoria. Compreso lo sciopero generale. Soddisfatto il ministro Brunetta: «La firma dell’accordo segna un ulteriore passo nella mia riforma della pubblica amministrazione».

Il Messaggero 05.02.11