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"Donne in piazza, manifestazioni in 70 città", di Anna Bandettini

L´adesione della Fracci: lo scandalo Ruby mette in imbarazzo l´Italia intera. Non era mai successo: domenica ci saranno manifestazioni di piazza, cortei, letture di poesie contemporaneamente in dieci, trenta, cinquanta… fino ad oggi settanta città italiane. E la lista continua ad allungarsi di giorno in giorno: si va da Trieste a Sassari, da Bolzano a Messina… Perfino Arcore. Altro che veterofemministe e basta: quella di domenica 13 febbraio si preannuncia come una delle manifestazioni più imponenti e popolari contro Silvio Berlusconi. In piazza le donne: donne delle associazioni femminili (moltissime quelle che hanno aderito da DiNuovo che ha lanciato l´appello alla mobilitazione, Usciamo dal Silenzio, Filomena la rete delle donne…), e donne qualunque che per rabbia, indignazione, hanno deciso di prendere parola pubblica. E reclamare la propria dignità contro lo spettacolo della politica italiana, contro la rappresentazione aberrante delle donne e della relazione uomo-donna «ostentato da una delle massime cariche dello Stato, che incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni», come accusa l´appello che, con lo slogan “Se non ora, quando?”, ha chiamato alla mobilitazione anche gli uomini che non si riconoscono nel modello sessista del “sultano” del Rubygate.
La mobilitazione del 13, lanciata solo una settimana fa da un gruppo di donne, artiste, scrittrici tra cui Cristina Comencini, Silvia Avallone, Margherita Buy, Laura Morante, Valeria Parrella, Lunetta Savino, perfino una suora, Suor Eugenia Bonetti, e tante altre, ha immediatamente avuto una valanga di adesioni nella società civile e, trasversalmente, anche nella politica: tra le promotrici c´è Giulia Bongiorno di Futuro e Libertà, la leader della Cgil Susanna Camusso e sia il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che Antonio Di Pietro di Idv hanno detto che saranno in piazza. «La trasversalità degli orientamenti è nello spirito della manifestazione. Né vogliamo fare distinzioni di sorta tra donne buone e donne cattive. Il problema non è la donna, semmai un certo comportamento maschile», dice Francesca Izzo, una delle promotrici del gruppo DiNuovo. Ogni città farà la sua manifestazione secondo modalità autonome: a Roma – il programma verrà presentato stamane- si parte alle 14 dalla Terrazza del Pincio per arrivare a piazza del Popolo dove sono previsti interventi dal palco. Ad Andria ogni donna porterà un fiore, a Genova sciarpe bianche e strumenti musicali, a Milano il concentramento sarà dalle 14.30 in piazza Castello. Moltissime le personalità pubbliche che aderiscono all´iniziativa (le voci e i volti su Repubblica.it): ieri Claudia Gerini ha invocato la piazza perché «anche senza essere bigotte, le donne non sono quella cosa lì». Fausto Brizzi autore di Femmine contro maschi, film superpop sulle relazioni di coppia dice: “Se fossi nelle donne farei causa al premier per l´immagine che ha dato di loro all´estero”. E Carla Fracci: «Credo non se ne possa più: questa situazione sta mettendo in imbarazzo l´intero paese. Chi è coinvolto in queste vicende si assuma le sue responsabilità”.

La Repubblica 08.02.11

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“Uomini abbiate più coraggio tocca anche a voi vergognarvi”, di Anna Bravo

Non capisco perché alcuni uomini debbano fare appello alla propria componente femminile per indignarsi di fronte al cosiddetto Rubygate, mentre avrebbero di che indignarsi in prima persona. A uscire devastata dalla vicenda è più l´immagine maschile che l´immagine femminile. Ragazze che si vendono – un fatto che mette ansia, perché la prima giovinezza è un impasto delicato di furbizia, ingenuità, voglia di spadroneggiare, vulnerabilità. Ma soprattutto uomini che soltanto grazie al denaro e al potere dispongono del loro corpo (o magari solo della loro attenzione) e le gratificano con regali comprati all´ingrosso.
Eppure, mentre molte di noi si preoccupano della dignità femminile, nessun uomo ha sentito il bisogno di difendere quella del genere maschile. Certo, il modello Berlusconi è così grezzo e simbolicamente violento che per un uomo di buona volontà può essere difficile vederlo come una ferita inferta (anche) alla propria immagine. Ma, cari, quel modello vi rappresenta in giro per il mondo. Mi stupisce che la vergogna provata da tanti di voi riguardi l´essere italiani, e non l´essere uomini italiani.
Vi sentite incolpevoli? ma allora dovreste sentirvi incolpevoli anche come italiani. Berlusconi vi sembra un alieno? forse, ma non cambia il fatto che appartenete allo stesso sesso.
Alcuni uomini (penso a singoli, all´associazione Maschile plurale, a vari altri gruppi) hanno capito da decenni che non aver mai commesso stupro non basta a chiamarsi fuori da un mondo maschile in cui la violenza contro le donne si ripete ogni giorno. Uno sforzo, e potreste capire che neppure dallo svilimento delle donne è possibile chiamarsi fuori, che c´è una responsabilità sovraindividuale – beninteso, non come colpa general/generica o dannazione originaria, ma nel senso in cui la intende Amery: come somma delle azioni e omissioni che contribuiscono a fare (o a lasciar sopravvivere) un clima.
Non mi riferisco soltanto al sesso in compravendita, e neanche al rischio di degradazione che pesa sulle relazioni uomo/donna – problema politico per eccellenza, a dispetto di chi invoca: «torniamo alle cose serie». Intendo un clima in cui le parole delle donne spesso non sono richieste, e se sì, si ascoltano con l´orecchio sinistro, in cui i vertici di qualsiasi realtà sono clan maschili. Eccetera. Un clima, anche, in cui pochissimi e pochissime possono invecchiare in pace senza sognare/temere/detestare la bellezza e la giovinezza.
Prima di indignarsi per interposta donna, alcuni di voi potrebbero aiutarsi con la memoria. Nel Sessantotto e con molta più forza nel femminismo, c´era la buona abitudine di chiedere alle persone da che luogo parlassero, e il luogo era la condizione personale, i comportamenti, l´ideologia, l´istituzione di cui si faceva parte e altro ancora. Voi parlate come se viveste in una camera sterile, con un filtro all´entrata per proteggervi dal contagio delle brutture altrui, e uno all´uscita per fare il restyling alle vostre – diverse, perché no, ma brutture comunque. Parlate come se la buona volontà e un po´ di buon gusto vi mettessero per così dire al di sopra delle parti. Il che può spiegare certe dichiarazioni stravaganti, ma fa anche sospettare che in un angolo della vostra mente riposi la vecchia filosofia secondo cui il maschile equivale all´universale. Capire che i soggetti sono due, uomo e donna, e che il primo non può rappresentare il secondo, per noi è stata una delizia.
Su, non fateci ripetere cose tanto ovvie!

La Repubblica 08.02.11