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"Scuola, la Consulta boccia la norma. Da rifare le graduatorie dei precari", di Alessandra Migliozzi

Un docente che decide di spostarsi in una provincia diversa dalla propria per lavorare non può essere ‘punito’ infilandolo in coda alla graduatoria della nuova città senza tenere conto del suo punteggio. La Corte Costituzionale boccia il ministro Gelmini e offre uno spiraglio a 15mila precari che ora potrebbero reclamare una cattedra proprio perché sono finiti in fondo alle liste dei supplenti dopo un trasferimento. Con la sentenza numero 41, resa nota ieri, i giudici di palazzo Spada in sostanza dichiarano illegittime le attuali graduatorie perché sono state compilate violando la Costituzione. Nel 2009 la cosiddetta legge salva-precari ha infatti stabilito che per il biennio 2009/2011 chi voleva trasferirsi in una provincia differente dalla propria doveva mettersi in coda. Una norma voluta dalla Lega per mettere in salvo i ‘propri’ insegnanti dall’“invasione” (peraltro più supposta che reale) dei prof del Sud, un eccesso di campanilismo che ora viene punito. Secondo la Consulta la legge salva-precari, quando parla di graduatorie, non tiene conto del merito e del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione: chi ha un punteggio deve vederselo riconosciuto dovunque insegni. Ora il ministero dovrà correre ai ripari e rifare gli elenchi con gli inserimenti a ‘pettine’, in base ai punti.
Contro la norma si era subito scagliato il sindacato Anief che nel 2009 aveva fatto ricorso al Tar. I giudici amministrativi avevano dato ragione ai 15mila ricorrenti, ma il Parlamento era intervenuto con una legge ad hoc (il salva-precari) che stabiliva che per il 2009/2011, durante l’aggiornamento periodico delle graduatorie, chi decideva di spostarsi sarebbe stato infilato in coda. Mentre per il 2011/2013 si prospetta, nella stessa norma, la possibilità dell’inserimento a pettine. Una disparità che ha convinto il Tar a rivolgersi alla Consulta che ha confermato l’incostituzionalità della scelta. A questo punto, ammette Giovanni Biondi, capo dipartimento al ministero, «sarà necessario rifare le graduatorie e tenere conto della sentenza».
In teoria ci sarebbe in ballo, già pronto, un emendamento al milleproroghe della Lega che dovrebbe bloccare le liste per i prossimi due anni. Ma, alla luce della sentenza, «non si sa se ce lo accetteranno», continua Biondi, che, però, difende l’operato del Miur: «Rispettiamo la Corte, ma quello che non è stato valutato è che queste sono graduatorie ad esaurimento. Il principio del merito, che viene invocato nella sentenza, vale per graduatorie dinamiche in cui un insegnante può aggiornare i suoi titoli continuamente. Pensiamo che le graduatorie chiuse invece, che contiamo di esaurire con la progressiva entrata in ruolo degli insegnanti, non dovesse essere sottoposto a questo principio». Ma lo stesso ministero ha previsto la possibilità del pettine per il periodo 2011/20013.
Ora i ricorrenti potrebbero chiedere il conto e reclamare una cattedra e un posto fisso sfumati magari a causa della norma salva precari. «A questo punto – commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto». Questo, però, «senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente». Insomma vanno risarciti i precari, ma senza togliere di mano il contratto a chi lo ha avuto eventualmente al posto loro perché “la colpa è del ministero”. Sulla vicenda piovono commenti dal Pd che aveva sollevato il problema dell’incostituzionalità della salva-precari già in Parlamento. «Il ministro prenda immediatamente atto del grave errore commesso», commenta la deputata Manuela Ghizzoni. Mentre il sindacato Gilda invoca una nuova normativa sul reclutamento. L’Idv va giù dura e chiede le “dimissioni della Gelmini”.

Il Messaggero 10.02.11

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La Consulta stravolge le graduatorie: “code” incostituzionali.Ma il MIUR si rifugia nel milleproroghe, di Alessandro Giuliani

Aveva ragione l’Anief: i trasferimenti dei docenti precari della scuola debbono avvenire mantenendo il punteggio originario. In 15.000 ora dovranno essere ricollocati a ‘pettine’ ed i meglio posizionati anche tentare di chiedere il ruolo retroattivo. Viale Trastevere: rifaremo le graduatorie, ma con un emendamento congeleremo presto il meccanismo. La polemica entra anche nei palazzi della politica: per il Pd così il Governo discrimina i candidati del Sud.
Il sistema delle ‘code’ è incostituzionale: i trasferimenti dei docenti precari della scuola debbono avvenire mantenendo il punteggio originario. A sostenerlo è la Corte Costituzionale, che il 9 febbraio ha messo la parola fine alla guerra di ricorsi avviata due anni fa dall’Anief per opporsi alla norma – contenuta nell’art. 1, comma 4-ter, del Decreto Legge 25 settembre 2009, n. 134 (Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l’anno 2009-2010), cui ha fatto seguito la Legge di conversione 24 novembre 2009, n. 167 – che imponeva di collocare in coda alle tre nuove province tutti i candidati, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che ne avessero fatto richiesta: attraverso la sentenza n. 41 i giudici della Corte hanno confermato le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato sul diritto da parte degli oltre 15.000 ricorrenti ad essere inseriti a ‘pettine’, secondo il proprio punteggio ed in base all’anzianità di iscrizione in graduatoria. Una disposizione che, se applicata, rischia di stravolgere decine di migliaia di posizioni in graduatoria, mettendo anche a repentaglio le immissioni in ruolo degli ultimi due anni: i vincitori del ricorso meglio posizionati potrebbero infatti chiedere l’assunzione, negata dell’ingiusto posizionamento in coda alle graduatorie dove avevano chiesto di essere inseriti.
Una istanza che la Consulta ha sposato in pieno: per i giudici superiori, infatti, la norma introdotta dal Miur nel 2009 sul trasferimento in coda avrebbe introdotto “una disciplina irragionevole che – limitata all’aggiornamento delle graduatorie per il biennio 2009-2011 – comporta il totale sacrificio del principio del merito posto a fondamento della procedura di reclutamento dei docenti e con la correlata esigenza di assicurare, per quanto più possibile, la migliore formazione scolastica”.
A questo punto, secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie del personale docente, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto, senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente”.
Il sindacalista ritiene che “le regole vanno rispettate così come il rapporto tra i poteri dello Stato. L’organo esecutivo deve assolvere a quanto disposto dalla magistratura e non interpretare liberamente o faziosamente le regole del diritto. La sentenza – continua Pacifico – spazza via così ogni dubbio anche a chi, in questi giorni, ha proposto la proroga delle graduatorie in emendamenti specifici al mille-proroghe in discussione al Senato: è evidente, infatti, che un blocco o una cancellazione delle stesse graduatorie violerebbe i principi richiamati dal giudice delle leggi”.
Ma l’invito del sindacalista non sembra che verrà accolto. Pochi minuti dopo le dichiarazioni del leader dell’Anief, è arrivata la replica del Capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, Giovanni Biondi, che se da una parte reputava, alla luce del pensiero della Consulta, “inevitabile rifare le graduatorie”, dall’altra ha annunciato che “presenteremo un emendamento nel Milleproroghe”. L’alto dirigente del Miur ha spiegato che l’intenzione dell’Amministrazione è quella di “rispettare la sentenza”, una volta “rifatte le graduatorie, di congelare il meccanismo”.
Secondo Biondi “quello che non è stato valutato approfonditamente nella sentenza è che queste sono graduatorie ad esaurimento, quindi il principio del merito che viene invocato nella sentenza vale per graduatorie dinamiche in cui un insegnante può poter aggiornare i suoi titoli continuamente. Pensiamo – a concluso il Capo dipartimento – che le graduatorie chiuse invece, che contiamo di esaurire con la progressiva entrata in ruolo degli insegnanti, non dovesse essere sottoposto a questo principio”.
Una posizione ancora diversa è stata espressa della Gilda, il cui coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, ha detto che “da troppi anni la gestione delle graduatorie scolastiche si presta a un contenzioso infinito: perciò chiediamo al legislatore di intervenire con regole certe e di non affidarsi ancora a regolamenti facilmente impugnabili”.
La sentenza ha scatenato reazioni anche a livello politico. Gli schieramenti della sinistra, in particolare, reputano naufragato il tentativo della Lega, tramite l’operato del ministro Gelmini, di sbarrare la strada delle supplenze nelle regioni del Nord ai candidati prof provenienti da Roma in giù. “La consulta – ha detto l’on. Tonino Russo (Pd), componente della Commissione cultura della Camera dei Deputati, ha bocciato il tentativo del centrodestra, capitanato dal ministro Gelmini, di realizzare una vera e propria ‘linea gotica’ che impedisse, come fortemente auspicato dalla Lega Nord, la mobilità dei docenti sul territorio nazionale”. Russo ritiene anche che l“a sentenza avrà effetti devastanti: l’amministrazione sarà costretta ad assumere tutti quei docenti che, collocati in coda, nelle graduatorie aggiuntive, si sarebbero trovati in posizione utile per l’immissione in ruolo”.

La Tecnica della Scuola 10.02.11

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Consulta ‘cancella’ graduatorie
Precari possono reclamare ruolo

Almeno 15.000 precari possono reclamare il ruolo e l’agognata cattedra. Ad offrire loro nuove speranze è la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara illegittima una norma (articolo 1, comma 4-ter) del dl 134 del 2009 perch‚ viola l’articolo 3 della Costituzione.

La conseguenza è che nell’aggiornamento delle graduatorie a esaurimento il personale docente avrà diritto al trasferimento e all’inserimento a pettine secondo il proprio punteggio (merito) e non secondo l’anzianità di iscrizione in graduatoria.

Alla luce del pronunciamento della Consulta il ministero, per bocca del capo dipartimento Giovanni Biondi, ritiene «inevitabile» rifare le graduatorie.«Stiamo preparando un emendamento da inserire nel milleproporoghe che, rifatte le graduatorie, congeli il meccanismo» ha spiegato il dirigente di viale Trastevere aggiungendo che però «quello che non è stato valutato approfonditamente nella sentenza è che queste sono graduatorie a esaurimento, quindi il principio del merito che viene invocato nella sentenza vale per graduatorie dinamiche in cui un insegnante può poter aggiornare i suoi titoli continuamente».

La «querelle» sulle graduatorie va avanti da parecchio. Un paio di anni fa l’associazione Anief ha fatto ricorso (15.000 ricorrenti) contro l’inserimento in coda dei docenti che cambiano provincia, ma poi il Parlamento, in sede di conversione del cosiddetto salva-precari, ha votato una norma voluta dal ministro Gelmini che lo prevede. Per il Tar Lazio però questa disposizione viola palesemente gli articoli 24 e 113 della Costituzione. Di qui il ricorso alla Consulta.

«A questo punto – ha dichiarato il presidente nazionale dell’Anief, Marcello Pacifico appena avuto notizia della sentenza – il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie del personale docente, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto, senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente».

Secondo Pacifico, la sentenza «spazza via ogni dubbio anche a chi, in questi giorni, ha proposto la proroga delle graduatorie in emendamenti specifici al Milleproroghe in discussione al Senato: è evidente, infatti, che un blocco o una cancellazione delle stesse graduatorie violerebbe i principi richiamati dal giudice delle leggi». Soddisfatto per il pronunciamento della Consulta il Pd. Sottolineando che la sentenza «avrà effetti devastanti» perché‚ «l’amministrazione sarà costretta ad assumere tutti quei docenti che, collocati in coda, nelle graduatorie aggiuntive, si sarebbero trovati in posizione utile per l’immissione in ruolo», Tonino Russo, componente della Commissione cultura della Camera, sollecita le dimissioni del ministro dell’Istruzione: «A fronte dei danni incalcolabili causati dalle norme eufemisticamente definite ‘eccentriche’ dalla Consulta, alla Gelmini non resta che un ultimo atto di dignità: rassegnare le dimissioni».

Anche per la responsabile scuola del partito Francesca Puglisi la sentenza della Corte «certifica l’incapacità di un ministro che procede non per atti ma per pasticci». «Ora che il danno è fatto la Lega, che ha tentato di innescare una guerra tra poveri all’interno delle graduatorie a esaurimento, voti insieme a tutte le opposizioni il rinvio della terza tranche di tagli nella scuola e la stabilizzazione senza costi di centomila precari, cos¿ come proposto negli emendamenti al Milleproroghe presentati dai senatori del Pd» è l’invito che arriva da Partito democratico.

L’Unità 10.02.11