attualità, politica italiana

"Il sabotaggio della giustizia", di Nadia Urbinati

Il Consiglio dei ministri ha dunque approvato all´unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul ddl che contiene la riforma costituzionale della giustizia. Un decreto d´urgenza per riformare (deformandola) la nostra Costituzione in quelle parti che non convengono agli interessi giudiziari del premier. Un comitato formato da ministri ed esperti si riunirà per approfondire i contenuti del testo della riforma e, da quanto è trapelato, pare che all´ordine del giorno del comitato ci sia la proposta di intervenire sulle intercettazioni, riesumando il decreto che è fermo da mesi alla Camera dei deputati. Insomma, la strategia difensiva del presidente del Consiglio di fronte alla giustizia ordinaria consiste nell´usare le sue prerogative per sabotare la possibilità che giustizia sia fatta. Poiché ovviamente lui è l´imputato; imputato di reati penali gravi. Il copione e la regia di questo ddl sono dettati da una pratica di anticostituzionalizzazione, la cui massima è la seguente: la legge ha il compito di favorire, o non danneggiare, chi è al potere.
L´obiettivo che il governo italiano da anni persegue é costituzionalizzare l´incostituzionalitá – poiché alla Legge fondamentale Palazzo Chigi contrappone una legge funzionale al suo inquilino. Attraverso la grancassa dei media questa politica dell´anticostituzionalizzazione viene propagandata come liberale, con l´argomento cioè della difesa dei diritti; all´opposto, la divisione e il bilanciamento dei poteri sono presentati come causa di indebolimento dei diritti. Rovesciati quattrocento anni di storia politica e giuridica occidentale in un batter d´occhio e all´unanimità! Il paradosso è dei piú stridenti poiché, come sappiamo, i diritti sono reclamati e rivendicati da chi è debole contro chi è forte, da chi non ha potere contro chi ha potere. Ma l´Italia è maestra del paradosso: da noi chi ha potere si fa i suoi diritti, ritagliati per sé così da sfuggire alla legge. Il diritto come mezzo di tirannia invece che come strumento di difesa contro la tirannia – un assurdo che nemmeno Robert Filmer, l´ideologo della monarchia per diritto divino ai tempi della Rivoluzione inglese, avrebbe avuto il coraggio di teorizzare.
La politica dell´inconstituzionalizzazione di questo governo consiste nel rovesciamento della logica e della politica dei diritti fondamentali: il potente invece di piegarsi alla legge vuole stare al riparo dalla legge. Operazione retorica sorprendente, poiché l´uso del linguaggio dei diritti per seppellire i diritti è degno di un mago della sofistica. Ma l´arte del sofismo non pare sorprendere i ministri, i quali si comportano come servitori leali del loro capo: tutti a eseguire ciò che egli chiede, a elogiare ciò che egli ama. E a votare all´unanimitá. Tra loro ci sono dei laureati in legge. Sarebbe interessante sapere su quali testi di diritto costituzionale e pubblico abbiano studiato; dove abbiano appreso a interpretare il diritto come mezzo per aumentare il potere di chi ha potere. Luca Palamara, presidente dell´Anm, ha commentato la decisione unanime del Consiglio dei ministri dicendo che si tratta di «un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati». Il problema, gravissimo, è che quel copione si è visto per troppo tempo, con il pericolo evidente che sia diventato linguaggio ordinario, accettato da troppi; che l´inconstituzionalizzazione sia a tutti gli effetti una politica di ricostituzionalizzazione della nostra democrazia in chiave anti-liberale e autoritaria. E ha ragione Palamara a osservare che non è soltanto la pratica e la retorica del premier che preoccupano; ciò che preoccupa è che quella pratica e quella retorica siano accettate “senza alcuna remora”, senza un´ombra di critica da “ministri in carica, Istruzione, addirittura Esteri e persino Giustizia”. Questa assenza di distacco tra sé e il premier li fa a tutti gli effetti ministri non della Repubblica ma del presidente del Consiglio. Un altro macigno nell´opera di anticostituzionalizzazione della nostra democrazia alla quale questo governo si è dedicato con instancabile sistematicitá.

La Repubblica 22.02.11