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Telekom Serbia, chiesti 12 anni per Igor Marini che accusava Fassino e Prodi di aver preso tangenti. Cosa scriverà Il Giornale?

Nel 2003 ci fu una campagna stampa contro i dirigenti di centrosinistra, Bondi e Bonaiuti attaccavano. Fassino accusava: “Il burattinaio è a Palazzo Chigi”. Ora nessuno parla. Il girnale nel 2003 accusava Fassino di aver preos tangenti. oggi viene chiesta la condanna del suo accusatore Igor Marini.
Due pubblici ministeri di Roma hanno chiesto oggi la condanna a 12 anni di carcere per Igor Marini, il consulente finanziario che aveva accusato nel 2003 Romano Prodi, Piero Fassino e Lamberto Dini di avere preso tangenti per l’affare Telekom Serbia sotto gli pseudonimi di “Mortadella”, “Cicogna” e “Ranocchio”.
Lo hanno riferito fonti giudiziarie.
I pm Maria Francesca Loy e Giuseppe De Falco hanno chiesto ai giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma di condannare Marini per associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione di documentazione falsa e contraffatta e diversi episodi di calunnia.
Per i magistrati romani i tre politici, accusati di tangenti quando erano al governo, “sono state vittime di una serie di calunnie che hanno avuto un impatto imponente sotto il profilo giudiziario e sotto il profilo della vita del Paese”, come riferito dalle fonti.
Le presunte tangenti sono state anche al centro di una commissione parlamentare che si è risolta con un nulla di fatto.
Oltre a quella di Marini, sono state chieste altre 10 condanne a uomini d’affari accusati a vario titolo di reati associativi e calunnia.
“Non c’è alcun riscontro positivo delle tante dichiarazioni rese da Marini”, hanno proseguito i pm. “Telekom Serbia può considerarsi la madre di tutti i tentativi di denigrazione dell’avversario politico, come purtroppo siamo abituati da tempo”.

Così a distanza di anni dopo tanto fango e tante calunnie Fassino e Prodi dimostrano di aver ragione. Il 30 agosto 2003 il segretario dei DS era stato durissimo: “Igor Marini deve andare davanti ai magistrati a spiegare chi lo ha mandato, chi gli guida le imbeccate e chi gli dice i nomi da fare. Di nomi – osservava rispondendo a Maurizio Costanzo – ne ha detti sei, se ne dice altri cinque possiamo andarci a iscrivere al campionato di calcio. Ma Marini non ha uno straccio di prova: io di soldi non ne ho presi e non ne prendero’ mai”. Fassino accusava Silvio Berlusconi della regia dell’operazione: “Marini è il burattino: noi vogliamo sapere chi sono i burattinai, e i burattinai non hanno nemmeno nomi oscuri. Chi conduce la campagna vergognosa ogni giorno e’ ‘Il Giornale’ di cui e’ proprietario il fratello del presidente del Consiglio. Il burattinaio di Marini è a Palazzo Chigi e dovra’ rispondere anche lui”. Il leader DS avvisava: “l’affare Telekom Serbia e’ solo l’antipasto di quello che potranno fare per vincere le elezioni” Chissà cosa ha da dire l’attuale ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, che sei anni fa ribatteva spavaldamente che “Bisogna essere veramente degli impuniti come l’ on. Fassino per poter dire le cose che ha detto ieri il segretario dei Ds nei confronti del presidente del Consiglio”,l’ opinione pubblica potra’ valutare anche se e’ un bugiardo”.
Il giorno dopo ancora nel ruolo di portavoce di Forza Italia diffondeva anche una nota: “Per questa ignominia la sinistra paghera’ un prezzo salato davanti alla storia e alla coscienza politica degli italiani”. ‘E’ disgustoso – affermava Bondi – che gli stessi uomini politici della sinistra che per oltre dieci anni hanno messo sul banco degli imputati, con accuse poi rivelatesi tutte infondate, una intera classe politica e criminalizzato di volta in volta tutti i leader capaci di ostacolare la presa del potere da parte della sinistra stessa, gridino oggi al complotto. Per questa ignominia – prosegue Bondi – pagheranno un prezzo salato davanti alla storia e alla coscienza politica degli italiani”.
Un altro portavoce, Paolo Bonaiuti dichiarava: “Il presidente del Consiglio ha dato incarico ai suoi legali di perseguire in giudizio Piero Fassino per le sue gravi e calunniose affermazioni”.
Fassino già allora rispondeva: “Non ci lasceremo intimidire, c’è un unico Paese, l’ Italia, in cui chi viene ingiuriato, aggredito e attaccato per mesi poi viene anche querelato. Chiunque puo’ constatare che in questi mesi sono stati gli uomini piu’ vicini al presidente del Consiglio ad attaccarmi. Chiunque puo’ comperare in edicola un quotidiano che si chiama ‘Il Giornale’ che conduce da mesi e mesi una campagna contro gli esponenti del centrosinistra. Sono io che pretendo delle scuse per essere stato vittima di un’ aggressione che va avanti da mesi e mesi”.

Su questo c’è un ANSA abbastanza gustosa:
===TELEKOM SERBIA: BELPIETRO, PORTO FASSINO IN TRIBUNALE
INTERVISTA A LA PADANIA
(ANSA) – ROMA, 2 set – ”Lo denuncio, lo denuncio. Ho gia’
dato mandato a uno dei legali del Giornale, l’avv. Salvatore Lo Giudice”. Cosi’, in una intervista a LA PADANIA, il direttore del Giornale, Maurizio Belpietroannuncia la decisione di querelare Piero Fassino per quanto detto dal segretario dei Ds
sulla vicenda Telekom Serbia. ”Quelle parole le ha dette – continua Belpietro – se parla di burattinaio nelle inchieste del Giornale, cio’ implica che ci sia un burattinaio. E sarei io, visto che sono il direttore. Le ultime riserve che avevo sono svanite ieri leggendo la cosiddetta intervista di Fassino al Corriere della Sera. Si capisce che cosa egli e una certa sinistra intendano per liberta’ di stampa. Chiedono a un politico, Silvio Berlusconi, di far interrompere una inchiesta
giornalistica. Evidentemente questo si puo’ fare solo
intervenendo sul direttore, cioe’ io. Mi pare di una gravita’ inaudita. (…) Le parole di Fassino suonano come un insulto rivolto contro giornalisti che fanno solo il loro mestiere”.(ANSA).
02-SET-03 09:08

Ora Bondi e Bonaiuti si sono ridotti a portasilenzi.
Domani Il Giornale e Libero che risalto daranno alla notizia?
Lo stesso della prima pagina che correda il nostro articolo e delle altre che alleghiamo?
Ne dubitiamo, ma magari Belpietro, Feltri e Sallusti ci stupiranno.

Marco Laudonio

www.partitodemocratico.it