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Primarie Torino, Bersani: "Facciamo vedere a Berlusconi con una grande giornata che c’è un altro modo di fare politica rispetto a quello padronale"

Intervista a Carlo Bertini de LA STAMPA: “Sulla Libia il governo ha espresso preoccupazioni sull’esodo o sulla riscossa islamica, ma sono suonate quasi strumentali. Perché l’errore più grave è aver perso un profilo internazionale che ci mettesse in grado di giocare un ruolo in questa vicenda drammatica”. Sa perfettamente quale sia la posta in gioco domani quando dai gazebo del Pd -( consulta la lista completa dei seggi per le primarie di Torino) – uscirà il vincitore delle primarie torinesi, anche per questo si guarda bene dal parteggiare per uno dei due candidati della «ditta». Anzi, con una pragmaticità tutta emiliana Pierluigi Bersani ci scherza su, «sono piacentino, il vincitore lo decideranno i torinesi, non i romani». Della serie, vinca il migliore. E quindi tra un «rinnovato sostegno» a Pisapia che non può esser iscritto alla categoria della Casta per lo scandalo del Trivulzio e la garanzia che sul caso Tedesco «si valuteranno le carte con la massima obiettività», il leader del Pd lancia un appello accorato ai torinesi: per una «grande partecipazione» che dia il segno di «una riscossa» di popolo per riconquistare una città simbolo nel pieno delle celebrazioni dell’Unità d’Italia.

Ma in cima ai vostri pensieri dovrebbe esserci la Libia, dove la situazione è sempre più drammatica. Fa bene il governo ad evocare l’incubo dell’esodo biblico?
«Può esserci un problema di immigrazione e certo dobbiamo chiedere una solidarietà europea, ma attenzione: in questi giorni abbiamo fatto risuonare le nostre preoccupazioni sull’esodo o sulla riscossa islamica, ma sono suonate quasi strumentali. Perché l’errore più grave è aver perso un profilo internazionale che ci mettesse in grado di giocare un ruolo in questa vicenda drammatica che ci ha sorpreso nel momento di massima debolezza della nostra politica estera. Per il resto l’Europa unita deve dire basta alle violenze, mettersi dalla parte del cambiamento e accompagnare una soluzione che dia nuovi diritti ai libici».

E’ evidente che i conflitti esplosi sull’altra riva del Mediterraneo creano ricadute sul piano politico interno. Sbaglia Bossi a dire che una condizione di paura favorirà la Lega e Berlusconi?
«E’ una cosa assurda e infondata, perché di fronte a problemi del genere, in casa nostra emerge che in tutti i campi voliamo col pilota automatico, senza un governo autorevole che indichi la strada in momenti difficili. Quando ci sono le svolte storiche ci vorrebbe un governo e gli italiani percepiscono benissimo che non c’è. E anche se si votasse, loro sanno bene che non vincerebbero sollevando paure sulla Libia».

Una curiosità: cosa le voleva dire Bossi quando l’ha avvicinata in Transatlantico?
«Mi limito a dire questo: non mi è sembrato molto ottimista, ma piuttosto preoccupato dei troppi litigi tra Fini e Pdl».

Certo il prosieguo della legislatura pone anche a voi l’urgenza di rivedere la strategia. Vi ostinerete a corteggiare Casini e Fini o punterete sull’alleanza con Vendola e Di Pietro, forti dei sondaggi che oggi vi danno vincenti?
«Per noi Berlusconi deve fare un passo indietro e la cosa giusta sarebbe andare a votare. In quel caso e comunque sia, continuiamo a dire che ci vuole un’alleanza larga tra progressisti e moderati, da lì non ci muoviamo. Il tramonto di Berlusconi può essere più o meno lungo e noi useremo tutto il tempo per affinare un progetto per ricostruire l’Italia. E chi si tira indietro deve spiegare al paese quale soluzione propone. Bisogna capire se e come si comporrà questo Terzo Polo, perché a noi non interessano alleanze con chi voglia rifondare il centrodestra, ma con forze moderate di centro. Quindi continueremo a dire che con i problemi che abbiamo di fronte, dobbiamo dare le basi più larghe a quelle quattro o cinque riforme da fare per ricostituire l’ossatura del paese. Poi tireremo le somme, può essere che qualcuno si sottragga ma da qui alle elezioni è tutto da vedere…».

Il voto che si allontana spinge al rompete le righe. Non teme esodi di massa dei cattolici Pd?
«Ma quale esodo di massa? In realtà l’aria per noi sta migliorando. Ogni giorno che passa aumentano le responsabilità del Pd e di chi milita nel partito e mi aspetto che continui il ricompattamento che c’è stato in questi mesi. E non temo neanche il passaggio del biotestamento, dove siamo in condizione di avanzare emendamenti condivisi alla proposta del governo. Mi chiedo piuttosto se sia il caso su un tema così delicato spaccare a metà il Parlamento e il Paese o se non sia meglio fermarsi e riflettere bene».

Anche la sfida tra Fassino e Gariglio, tra un leader ex Ds e un ex Margherita dimostra che i due mondi tendono a dividersi. O no?
«Ne abbiamo avute di ogni sorta nelle primarie e ormai il rimescolo c’è anche a Torino. Ma voglio dire ai nostri elettori che da lì può partire un messaggio a Berlusconi avviando una grande primavera di partecipazione, con l’8 marzo e la festa per l’Unità d’Italia. Poi non è da Piacenza o da Roma che si scelgono i candidati».

Certo se è vero che maggiore è l’affluenza più chances di vittoria ha Fassino, questo appello tradisce un suo auspicio. Lei chi voterebbe?
«No, sono piacentino e il candidato lo sceglieranno i torinesi tra candidati tutti torinesi. E anche se sembra paradossale, è molto difficile fare previsioni sulle primarie. Facciamo vedere a Berlusconi con una grande giornata di impegno che c’è un altro modo di fare politica rispetto a quello padronale».

In una partita che Gariglio gioca sul bisogno di rinnovamento generazionale, quasi fosse un rottamatore alla Renzi, lei che posizione assume? Una sua vittoria sarebbe un dramma per voi?
«Nelle primarie non esistono drammi, lì abbiamo schierato belle candidature e ho ringraziato Fassino per la sua disponibilità, poi decideranno i cittadini. Ci sono tanti modi per interpretare le esigenze di rinnovamento e ognuno la svolgerà a modo suo. Se saranno in tantissimi a scegliere avremo aperto la strada ad una vittoria a Torino e a un grande segnale per il centrosinistra in Italia».

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