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"Il silenzio su Scampia prigioniera del coprifuoco", di Roberto Saviano

Accade che un ordine dato da un clan imponga il coprifuoco e che il resto del Paese quasi non se ne accorga. Accade a Secondigliano, Scampia, Melito, Giugliano, in un territorio che raggiunge quasi 300 mila persone. I clan danno l’ordine: entro le sette, sette e mezza di sera bisogna chiudere i negozi. Entro le otto tornare a casa. I bar al massimo entro le 22 devono avere le saracinesche chiuse.

Accade anche che si dica dopo poco che questo coprifuoco non esiste, che è un inutile allarmismo, un’invenzione. Le associazioni si spaccano, i magistrati indagano, i messaggi di diverso segno iniziano a diffondersi. È un coprifuoco anomalo. Lo consigliano piuttosto che imporlo. Lo consigliano caldamente. E il calore dell’intimidazione prevede un’unica cosa: dichiarazione di guerra. Le ragioni del coprifuoco sembrano infatti le ragioni tipiche di ogni conflitto, e siccome nel 2004 la faida che scoppiò interna al clan Di Lauro di Secondigliano generò molti morti innocenti, questa volta i clan chiedono a chi vive lì di non diventare un bersaglio sbagliato.

O forse non lo chiedono affatto.

Accade che le persone si comportino così sentendo paura e basta. Eppure quasi nessuno parla di quel che accade. Il destino della battaglia alle mafie è sempre identico. Diventano grimaldello utile quando le parti politiche si scontrano e quando invece l’attenzione si sposta su altro decadono dall’attenzione pubblica. Eppure il più grande tesoro da poter far tornare nelle risorse dello Stato è proprio quello delle mafie. In questo caso Twitter sta dando il suo contributo. Pina Picierno, deputata del Pd, ha dato avvio con un tweet a un movimento spontaneo che, sulle orme di OccupyWallStreet, invita a riprendere il controllo delle strade di Scampia, a sottrarle a chi sente di possederle e di poterne disporre liberamente. Venerdì prossimo in piazza Giovanni Paolo II Scampia vorrebbe diventare un piccolo Zuccotti Park, e ci si riapproprierà del quartiere. OccupyScampia avrà il merito di riportare attenzione su luoghi dove o ci si spara addosso o si muore o si scompare dalle carte geografiche.

Sperando di trovare unità tra le diverse associazioni antimafia attive sul territorio, che sono molte e spesso serie.

Il coprifuoco, ovviamente, non nasce dalla filantropia dei clan. Morti – e soprattutto morti innocenti – significano attenzione; attenzione significa telecamere e forze dell’ordine e questo significa niente più affari nella più grande piazza di spaccio d’Europa. Gli Scissionisti usciti vincitori dalla faida si sono spaccati. Il clan vincente governato dalle famiglie Amato e Pagano ha sempre più rapporti con la Catalogna e sempre meno con il territorio.

Il loro nome di Spagnoli era infatti determinato dal potere che avevano costruito a Barcellona. Gli Amato-Pagano avendo le spese più importanti in Spagna hanno smesso di tenere a stipendio le famiglie dei detenuti. Errore grave c h e c o m m e t t o n o sempre i clan in ascesa che perdono di vista il territorio considerandolo ormai a loro disposizione. Tutte le mafie hanno regole disciplinate e infrangibili circa gli stipendi e gli indennizzi in caso di arresto. Con pene inferiori ai dieci anni l’affiliato riceve una parte dei soldi in carcere per sopravvivere meglio in prigione, una fetta va alla sua famiglia e un’altra al suo avvocato (a meno che non sia l’avvocato di uno studio già a disposizione degli affiliati). Con una pena superiore ai dieci anni l’indennizzo alla famiglia aumenta.

Questa volta dinanzi ai ritardi nei pagamenti e alle distrazioni il clan Scissionista si è spaccato. E hanno iniziato a sparare. Le altre famiglie hanno smesso di lavorare per loro e gli hanno imposto di non oltrepassare il ponte di Melito. Se lo fanno sono morti. Gli Amato-Pagano con le piazze di spaccio ferme e con questi divieti si sono armati e sono pronti alla risposta. I morti già ci sono stati ma anche questi sono stati relegati alla cronaca nera locale. Il primo morto è stato Rosario Tripicchio, 31 anni, poi Raffaele Stanchi, 39, poi Patrizio Serrao, 52 anni, poi Fortunato Scognamiglio, 28 anni.

Tutto questo nel solo mese di gennaio. Eppure è calato il silenzio. “Fa più notizia se il panettiere ti fa lo scontrino che fiumi di danaro della cocaina qui a Melito” scrive un ragazzo commentando la notizia su Facebook. Quello che mette paura ai cittadini di questo territorio è che gli Amato sono quasi tutti in galera e quindi hanno delegato la guerra ai ragazzini.

La promessa è: se riuscite a riprendervii territori saretei nuovi reggenti. Spesso non pagare le mesate in carcere serve proprio a mettere le giovani generazioni di camorristi contro le vecchie. I ragazzini sono comandati da Mariano Riccio che ha sposato la figlia del capo scissionista Cesare Pagano e vuole rinnovare il clan, scegliendo lui chi pagare e chi no affiliando persone nuove, facendo pace con vecchi nemici responsabili spesso di aver ucciso familiari degli alleati del suo clan. Le altre famiglie, da Abbinante a Petriccione, dai Marino ai Pariante, si sono messe contro.

Ma la figura centrale è Arcangelo Abate, nuovo capo dell’asse Scissionista: senza la sua autorizzazione Riccio non potrebbe agire, senza la sua autorizzazione la guerra non potrebbe partire. Abate è stato nei mesi scorsi scarcerato ed è oggi il nuovo re dei narcos. E ora il territorio, già vittima in passato delle più cruente faide mai viste in Italia (decine di morti, uso di esplosivi, interi stabilimenti bruciati con persone dentro, esecuzioni di persone scelte a caso), diventa l’ambito in cui fronteggiarsi. E allora le ragazze smettono di uscire in tacchi e indossano scarpe da ginnastica con cui è più facile scappare, non si va in macchina in due, ma solo uno per auto, perché potresti essere scambiato per una paranza (gruppo di fuoco). Si guida possibilmente tenendo le due mani sullo sterzo.

Non si indossa casco, si evitano luoghi pubblici. Persino i negozi di pesce abituati a vendere di più la domenica ordinano meno pesce perché si vende sempre meno. Dettagli di un territorio in guerra. Negarlo sarebbe omertà. Perché la disattenzione di questi giorni sta portando i gruppi a poter decidere un coprifuoco. E i clan si nutrono di buio, di ordinarietà, di abitudine. Tutto normale. Tutto solito.

L’attenzione costante si oppone a questo. Il contrasto alla crisi economica si fa anche fermando l’economia criminale e il furto di territorio che le mafie compiono. A Scampia lo sanno: ogni anno a carnevale c’è un appuntamento per riprendersi (simbolicamente, e non solo) il territorio. Anche quest’anno il 19 febbraio ci sarà la festa di carnevale, una delle poche in questi territori che non si ferma dinanzi alle case dei boss, che non mostra nessun rispetto per i poteri criminali ma che ricorda il diritto fondamentale alla felicità.

Sarebbe bello se questo governo trovasse il modo di esserci, se le luci non si spegnessero per riaccendersi solo quando è troppo tardi. Solo quando si spara e si uccide molto. Solo quando torna la guerra, la solita guerra a sud.

La Repubblica 02.02.12