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“Caro Sottosegretario Rossi Doria, lettera di una maestra”, da Scuola Oggi

Caro Sottosegretario Rossi Doria, il suo intervento a La7 mi è piaciuto. Una volta tanto si sente parlare un politico di cose di cui sa e che ha vissuto. Niente retorica e luoghi comuni e neppure demagogia e propaganda elettorale. Certo nel Suo intervento non ha fatto proclami ad effetto, ma con un tono pacato ha dato un’idea di quello che la scuola è, e dovrebbe essere. Un luogo dove i docenti, impegnati e in affanno per le riforme, non sempre volute e necessarie, stentano a ricevere i dovuti riconoscimenti per il lavoro faticoso e importante che svolgono quotidianamente con i giovani. Un luogo dove gli studenti, che crescono e condividono con i loro coetanei le contraddizioni del loro tempo, vengono o esaltati o compatiti o demonizzati, e non sempre a ragione. Oggi sul nuovo Dicastero dell’Istruzione, come avrà già avuto modo di comprendere, gravano non poche aspettative che provengono, come sempre, dai più che continuano a lavorare con passione per la scuola e nella scuola. La politica del precedente governo, che aveva riservato alla scuola tagli cospicui di risorse, economiche e umane, dovrebbe essere oramai alle nostre spalle. Con questo non si è tanto ingenui e sprovveduti da potere credere che sia possibile varare nuovi provvedimenti per riportare indietro le lancette. Le riforme Gelmini ci sono e saranno attuate, ma la speranza di molti di noi risiede nella capacità e nella volontà di questo Ministero a volere intervenire sui processi avviati, cercando di correggere soprattutto quegli interventi volti ad indebolire il sistema pubblico di istruzione. Una scuola, come ha sostenuto Lei stessa in trasmissione, che sappia accogliere i ragazzi in difficoltà e sia in grado di accompagnarli verso il bisogno, e perché no, anche verso il piacere della scoperta e della conoscenza. Le numerose ricerche, i progetti attivati in questi anni con i finanziamenti europei, le valutazioni INVALSI devono servire proprio a questo, a fornire ai docenti e alla scuola tutta gli input necessari per aumentare il numero dei giovani che trovano nella scuole e nella formazione un riferimento continuo per la loro crescita. E questo si può ottenere, superando le vecchie ideologie e le desuete contrapposizioni tra i diversi percorsi di istruzione, licei, istituti professionali o quant’altro. Il sistema pubblico di istruzione deve garantire a ciascun ragazzo la possibilità di trovare la propria strada scegliendo e seguendo itinerari e strade diverse. Uno dei fattori di maggiore criticità è rappresentato ancora oggi dal fenomeno dell’abbandono scolastico. Da anni le indagini nazionali e internazionali non fanno che confermare questo dato. E non può sorprenderci se esso raggiunge le sue punte massime nel Sud. È fisiologico. La povertà, la criminalità, il disagio sociale, la violenza fanno perdere i punti di riferimento. E ne fanno le spese i più deboli, i più fragili, coloro i quali avrebbero bisogno più di altri di trovare la forza e la volontà per andare oltre. Da anni si è cercato di intervenire nel Sud , utilizzando le risorse dei fondi strutturali europei, con progetti finalizzati al fenomeno della dispersione scolastica. Il programma ( 2007-2013) rivolto alle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) mira allo stesso fine. E allora se è vero che questo governo vuole promuovere azioni efficaci per la coesione territoriale, testimoniato tra l’altro anche dalla nomina di un ministro con questo incarico, mi aspetto che questo ministero si rivolga in modo nuovo ai ragazzi del Sud, a coloro i quali si sentono rifiutati o non accolti dal sistema. Un programma per la coesione territoriale che deve aprirsi ai ragazzi del Sud, soprattutto deve rivolgersi a coloro i quali non riescono a trovare nella scuola le risposte ai loro bisogni. I ragazzi del nostro Sud non possono continuare ad essere guardati come i maggiori responsabili degli insuccessi dell’Italia nelle indagini internazionali sugli apprendimenti degli allievi, ma come persone ai quali rivolgere una attenzione finalmente vera e sincera, non solo di facciata. Ecco Signor sottosegretario, credo che, anche un governo con un tempo limitato come il vostro, ma con competenze ed esperienze forti sul campo, possa fare un affondo in grado di lasciare un segno nel nostro sistema scolastico. Un augurio che Le viene rivolto da una docente che ancora ci crede. E se non ora, quando?

Una maestra

da Scuola Oggi 13.02.12