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“Sui precari Fornero dà ragione ai sindacati. Le imprese si dividono”, di Massimo Franchi

Si entra nel merito e le facce degli industriali non sono mai state così rabbuiate. Per la prima volta sono i sindacalisti ad essere ottimisti e, soprattutto, a portare a casa risultati molto vicini ai desiderata sulle forme d’ingresso al lavoro e la lotta al precariato. Il terzo round sul mercato del lavoro, sempre senza Monti e con ogni probabilità l’ultimo a palazzo Chigi, ribalta l’esito delle puntate precedenti. Se fino a oggi l’atteggiamento di Elsa Fornero aveva indispettito Cgil, Cisl, Uil e Ugl («parla solo per slogan»), ieri mattina sono stati Confindustria, Abi, cooperative, Ania e Rete Imprese ad essere deluse e preoccupate. Tanto che alla fine delle due ore di confronto sul tema delle forme di ingresso, quando i sindacati si alzano, loro rimangono e chiedono conto al ministro di ciò che sta accedendo. La richiesta è netta e suona più o meno così: «Oggi sul precariato hai dato ragione ai sindacati,ma ora per pareggiare dovrai dare ottenere molto di più sulla flessibilità in uscita e sull’articolo 18». Fornero infatti è stata molto chiara: «La discussione andrà avanti e la flessibilità in uscita sarà l’ultima ad essere trattata perché è il tema che divide di più. Partiamo dalle forme di ingresso e poi affronteremo il tema degli ammortizzatori». Ma al loro interno il fronte industriale è spaccato con Rete Imprese (artigiani ed esercenti) a chiamarsi fuori: a loro dell’articolo18non interessa niente, la loro unica preoccupazione è quella di non dover spendere troppo per la contribuzione per gli ammortizzatori universali (una cassa integrazione allargata) che si sta preparando. «Per noi la flessibilità in uscita esiste già», spiega il portavoce Marco Venturi, mentre Mauro Bussoni, vicedirettore di Confesercenti, precisa: «Tra i 3,9 milioni di imprenditori che rappresentiamo ci sono situazioni diversissime: alcuni settori non possono permettersi aggravi, chiediamo di analizzare e dividere le proposte per settore».
LO SCALPO DELL’ARTICOLO 18 Mentre Camusso, Angeletti, Bonanni e Centrella stanno già parlando con i giornalisti, Emma Marcegaglia, Giuseppe Mussari e Luigi Marino cercano di trovare una linea comune per affrontare la stampa. E per questo, nonostante non sia stato trattato al tavolo, rispolverano la centralità dell’articolo 18(«Il tema va trattato anche se i sindacati non sono d’accordo») e il gioco è fatto. L’attenzione è tutta per quello che succederà. «La partita è complessiva, tutto si tiene insieme e la flessibilità in uscita sarà anche l’ultimo capitolo, ma per noi è il più importante », spiegano Marcegaglia e Mussari all’unisono. Positivi i commenti dei sindacalisti. Per Susanna Camusso «si è avviato il negoziato ed è partito col piede giusto per noi mentre gli imprenditori hanno dei problemi. Noi siamo soddisfatti perché il ministro ha convenuto sull’idea di incentivare la flessibilità positiva e disincentivare e rendere più costosa quella che lei chiama cattiva e che noi chiamiamo precarietà».E sull’ennesima domanda sull’articolo 18 risponde: «Sappiamo che ci sono posizioni diverse,ma noi siamo disposti a discutere solo dei tempi dei reintegri. Dire che nell’ambito dell’accordo “tutto si tiene” è una metodologia scontata in qualsiasi trattativa». Sul tema Raffaele Bonanni rilancia «senza che si inquini il terreno, l’idea di una posizione comune dei sindacati sull’articolo 18 perché tanto il governo andrà avanti da solo», mentre il leader Cisl ha lanciato al premier Monti «un appello: uniamo il tavolo sul lavoro con quello sulla riforma fiscale da lui annunciata», spalleggiato da Giovanni Centrella (Ugl): «Le due riforme sono uguali per importanza». Nel pomeriggio intanto sono andati avanti gli incontri informali del ministro Fornero con Camusso, Centrella e Bonanni, mentre oggi incontrerà Rete Imprese, associazione che poi cercherà di ricucire con Confindustria. Lunedì invece nuovo tavolo sugli ammortizzatori partendo da due certezze: «la riforma non partirà primadel 2014» e «il modello assicurativo dovrà coprire tutti».

L’Unità 16.02.12

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Il ministro spiazza la Marcegaglia “Precari più cari, sgravi se li assumete”, di Roberto Mania

Contratti a termine con la formula originale del malus-bonus. Costeranno di più all’azienda ma una volta trasformati in contratti a tempo indeterminato l’aggravio sarà del tutto restituito. E diventerà un incentivo alla stabilizzazione. Esclusi, per ovvie ragioni, i tipici contratti a tempo, quelli per i lavori stagionali o per le sostituzioni.

È la proposta che ha presentato ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, alle parti sociali al tavolo di Palazzo Chigi. Una carta contro gli abusi, a favore della “flessibilità buona”, come la chiama il ministro, e giocata all’inizio del negoziato per spegnere qualsiasi possibile principio di incendio. Una mossa che è piaciuta ai sindacati (“dopo tre anni bui – ha detto per esempio il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – questo governo dice che la precarietà va combattuta”) ma che ha spiazzato la Confindustria.

Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, subito dopo l’incontro plenario, ha chiesto, insieme agli altri rappresentanti delle imprese, di poter parlare alla Fornero. “Noi – ha sostanzialmente detto il leader di Viale dell’Astronomia – siamo pronti a ragionare su tutte queste questioni. Però manca un pezzo: quello della flessibilità in uscita. La nostra risposta, dunque, arriverà solo quando sul tavolo ci sarà l’una e l’altra”.

Perché questo è lo scambio destinato ad andare in scena: meno flessibilità in entrata in cambio
di più flessibilità in uscita. Insomma, meno precarietà per i giovani e ritocchi (si vedrà quali) all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E per come ha impostato il negoziato il governo (“di articolo 18 si parlerà alla fine”, ha detto la Fornero), l’obiettivo dei sindacati è quello di incassare il più possibile prima per poter cedere il meno possibile dopo. Una trattativa complessa dalla quale però nessuno ha intenzione di tirarsi fuori. E anche questa è una novità dopo anni di intese separate e poco efficaci.

C’è ormai un abuso dei contratti a termine. Nel quinquennio 2005-2010, secondo un’indagine dell’Istat pubblicata un paio di settimane fa, il 71,5 per cento delle assunzioni è avvenuto con un contratto a tempo determinato. È del tutto evidente che una quota non marginale di queste assunzioni non sia legata a esigenze produttive, a picchi stagionali, o a un’impennata improvvisa della domanda di mercato. Si tratta di abusi, piuttosto. Si ricorre ai contratti a termine, con rinnovi al limite della legge o aggirando la legge, perché comunque il rapporto di lavoro ha una data di conclusione certa.

Da qui la proposta Fornero. Che intende aggravare il peso dei contributi sui contratti a tempo determinato, così da recuperare le risorse per pagare loro il sostegno al reddito nei momenti di disoccupazione. Ma una volta che il contratto a termine verrà trasformato in un’assunzione senza scadenza i maggiori contributi saranno restituiti attraverso una forma di sgravio. Malus-bonus, appunto.

Ma l’operazione Fornero contro la precarietà non si ferma ai contratti a tempo. Il ministro è stata tentata di intervenire con “l’accetta” (ha proprio detto così) nei confronti della false partite Iva e dei falsi associati in partecipazione. Sono almeno 800 mila, secondo alcune stime, dietro i quali non ci sono professionisti autonomi, bensì veri e propri lavoratori subordinati con tutti i vincoli (dall’orario a un rapporto gerarchico) che questo prevede.

Qui, anche se il ministro non ha ancora precisato come, l’intervento sarà robusto in particolare a favore di coloro che sono mono-committenti, cercando di non penalizzare i giovani al primo rapporto di lavoro. Il “job on call” (il lavoro a chiamata) è destinato, tanto più che non ha avuto successo, ad essere relegato a un ruolo marginalissimo, previsto solo in alcuni casi. Saranno riportati alle origini, e quindi ridotti alla stagionalità e all’occasionalità, i lavori che potranno essere retribuiti con i voucher.

Ci saranno più paletti anche per il part time. La crisi ha costretto molti lavoratori (soprattutto donne) ad accettare di passare dal tempo pieno a quello parziale. Che, invece, deve tornare volontario. La Fornero punta a incentivare i controlli per scoprire il lavoro sommerso ma anche gli abusi di lavoro precario. È questa è davvero una svolta

La Repubblica 16.02.12