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“Esodati e ricongiunzioni folli. Il diritto negato alla pensione”, di Massimo Franchi

Un furto legalizzato, una sorta di diritto ipotetico, di lotteria, in cui le persone versano contributi senza sapere cosa succedera dei loro soldi e quando andranno in pensione . Un furto a cui la Cgil risponde preparandosi a sostenere chiunque voglia fare causa (class action non sono possibili) e mobilitandosi unitariamente con Cisl e Uil in una battaglia comune (partita con la lettera a Fornero dei tre segretari confederali il 19 gennaio in cui si parla di ≪situazioni drammatiche che la ministra sembra non aver compreso del tutto≫) per ≪ridare certezze ed equita al sistema pensionistico italiano≫. Dentro al ≪tritacarne≫, al ≪frullatore ≫ della riforma delle pensioni sono rimasti intrappolati centinaia di migliaia di persone. Si parlava di 65mila ma sono molti di piu, un numero preciso non esiste e non puo esserci perche l’Inps non puo avere dati su persone che non hanno ancora fatto domanda di pensione , spiega Vera Lamonica, segretario confederale Cgil, cercando di evitare l’uso di quella parola bruttissima che e esodati e che non rende l’idea della tragedia di chi vive senza lavoro, senza ammortizzatori e senza pensione. L’unica certezza – le fa da contraltare Morena Piccinini, presidente Inca Cgil – e che i nostri patronati in queste settimane sono presi d’assalto da persone in carne e ossa che non possono pianificare la loro vita. Sicuramente parliamo di centinaia di migliaia di persone, ma contarli non spetta a noi. E l’indeterminatezza della quota la “scusa” che il governo e la ministra Fornero sta utilizzando per non dare risposte alle innumerevoli richieste di intervento che arrivano da sindacati e Pd. Nel frattempo i passi avanti fatti nel decreto Milleproroghe non bastano perche ≪si basano sulla data di fine del rapporto di lavoro e non sul giorno in cui sono stati firmati gli accordi per gli esodi incentivati, rischiando di escludere perfino vertenze come Irisbus, Fiat Termini Imerese, Alenia≫.
SCANDALO RICONGIUNZIONE Ma c’e un secondo fronte aperto dal governo Berlusconi nella manovra dell’agosto 2010 che ha effetti ≪folli≫ sui pensionati. E quello della ricongiunzione onerosa dei contributi, ≪voluta per evitare che ledonne scappassero dall’Indpad all’Inps al momento dell’innalzamento dell’eta pensionabile del settore pubblico≫, che costringe migliaia di pensionandi a pagare centinaia di migliaia di euro per vedersi riconoscere i soldi versati per diversi enti pensionistici, anche quando (come raccontano le storie qui a fianco di persone con nomi di fantasia) hanno sempre fatto lo stesso lavoro. Eanche su questo fronte, nonostante gli appelli e le promesse, Elsa Forneronon e ancora intervenuta e addirittura ha ribadito la volonta di mantenere onerosi i ricongiungimenti perche ≪la norma e equa, garantisce parita di trattamento tra lavoratori, e coerente con lo sistema contributivo≫, concludendo con il monito: ≪Non possiamo continuare a coltivare dei privilegi≫. Una battaglia non facile, per la Cgil. ≪Siamo coscienti che il tema e molto complicato e poco mediatico – spiega Vera Lamonica – pero e una situazione di profonda ingiustizia su cui il ministro Fornero non sta rispondendo nonostante le nostre richieste, ripetute, di un incontro≫. Assieme a loro c’e Luisa Gnecchi, parlamentare Pd ed ex dipendente dell’Inps che piu ha lottato contro la norma della ricongiunzione onerosa: ≪Mi sono accorta subito che quella norma avrebbe creato ingiustizie fortissime – racconta -. Ho impiegato mesi e mesi a far capirne la gravita fino a quando anche il collega dell’allora maggioranza Giuliano Cazzola, parlamentare Pdl e grande esperto di pensioni, ha deciso di sottoscrivere l’ordine del giorno che il 27 luglio dell’anno scorso e stato votato all’unanimita dalla Camera≫. Ma da quel momento non e successo piu niente: ≪Il sottosegretario del governo Berlusconi Bellotti quantifico in 400milioni il costo per abolire la norma, sebbene la stessa fosse stata inserita senza che si prevedessero risparmi. Ora addirittura l’Inps ha aumentato la stima del costo ad un miliardo e mezzo, sbagliando perche abbiamovisto benissimo che le richieste di trasferimento all’Inps non sono aumentate ≫.
«UNA NORMA SENZA PIÙ SENSO≫ La ragione principale dell’arrabbiatura della Cgil e che ≪quella norma oggi non ha piu un senso, una ratio, perche oramai tutte le lavoratrici, pubbliche e private, con la riforma Fornero vanno in pensione praticamente alla stessa eta≫, continua Morena Picinnini. ≪In questo senso dare delle privilegiate a donne che dopo una vita di sacrifici devono accollarsi anni di lavoro in piu o pagare cifre improponibili per non avere pensioni da fame e una cosa che non sta ne in cielo ne in terra: e l’esatto contrario dei privilegi. Anche perche tutto questo succede – chiude Piccinini – quando tutto il governo parla di addio al posto fisso, di cambiare lavoro e invece si mette in difficolta chi ha cambiato lavoro e si costringono centinaia di migliaia di persone a ricomprarsi il diritto alla pensione ≫. ❖

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Insegnante di 71 anni beffata per tre giorni

Grazia ha insegnato presso lo stesso Istituto scolastico per oltre 37 anni, fino al 31 agosto 2010. Dal primo settembre 2001 pero l’Istituto da privato diventa “parificato” e cio determina, a decorrere dalla stessa data, il passaggio dell’obbligo assicurativo di tutti i dipendenti dall’Inps all’Inpdap. Grazia viene collocata a riposo per raggiunti limiti di eta il primo settembre 2010. Nei primi giorni del mesedi agosto va all’Inps per presentare domanda di pensione con l’intento di chiedere il trasferimento dei 9 anni di contributi versati all’Inpdap dal 1˚ settembre 2001 al 31 agosto 2010 presso l’Inps ai sensi della legge 322/58, come negli anni precedenti avevano fatto i suoi colleghi che erano andati in pensione. Non sapeva dell’abrogazione della legge 322/58 tre giorni prima.Asettembre2010riceve il provvedimento di liquidazione della pensione di vecchiaia Inps in modalita provvisoria in attesa del trasferimento della contribuzione versata presso l’Inpdap. Pensione liquidata sulla base della sola contribuzione accreditata presso l’Inps (28 anni e 5 mesi). I 9 anni di contributi versati all’Inpdap presso la Cassa Pensione Insegnanti, non possono essere utilizzati in alcun modo perche la manovra del 2010 ha abrogato la vecchia norma (legge 322/58). La beffa e che tutto e successo solo tre giorni prima della domanda. E nessuna l’ha avvertita di velocizzare la richiesta. Ne puo attivare la ricongiunzione onerosa perche titolare di pensione diretta Inps; non puo chiedere la costituzione della posizione assicurativa all’Inps perche e stata abrogata dal 31 luglio 2010; non puo chiedere la totalizzazione; non puo chiedere la pensione supplementare all’Inpdap perche tale prestazione non e prevista nei fondi esclusivi. Una beffa totale.❖

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Via dall’azienda e poi il baratro

È uno dei tanti che hanno accettato di lasciare il proprio posto di lavoro, sicuro di andare in pensione con le vecchie norme. Giacomo (nome di fantasia) e nato l’11 marzo del 1952 e ha accettato di lasciare il lavoro con esodo incentivato individuale, con 36 anni di contributi, il 31 dicembre 2010. Con la vecchia normativa sarebbe andato in pensione di anzianita ad aprile del 2012. Ora e senza stipendio, senza pensione, senza ammortizzatori sociali, ha un mutuo da pagare e due figli all’universita disoccupati.Con la nuova normativa il lavoratore potra andare in pensione a 64 anni, quindi nel 2016, con decorrenza maggio. Con l’approvazione del decreto legge Milleproroghe il lavoratore con esodo individuale incentivato licenziato alla data del 31 dicembre 2010 potrebbe rientrare nelle deroghe previste rispetto alla nuova normativa. Il “potrebbe” pero e d’obbligo visto che nel decreto Milleproroghe non sono state previste risorse aggiuntive rispetto a quelle stanziate nella legge 214 del 2011: si amplia giustamente la sfera dei derogati ma le risorse non vengono aumentate con l’ovvia conseguenza che moltissimi derogati non rientreranno nelle esenzioni e saranno costretti a raggiungere i nuovi requisiti piu restrittivi. Cgil, Cisl e Uil hanno sempre sostenuto che devono essere esentati dall’applicazione della nuova normativa tutti i lavoratori indicati nella legge 214 del 2011, fra cui tutti i lavoratori disoccupati, tutti i lavoratori con esodi individuali o collettivi sottoscritti entro il 31 dicembre 2011. La deroga inoltre deve valere per tutti i soggetti individuati senza vincoli ne di carattere finanziario ne di carattere numerico: ≪il diritto alla pensione – sostengono i sindacati – e un diritto soggettivo perfetto e non puo essere ridotto ad una mera lotteria≫

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Al lavoro per 40 anni. Ma ora è senza nulla

Maria e una delle migliaia di lavoratrici che ha sempre fatto lo stesso lavoro, ma che ha avuto la sfortuna di cambiare istituto previdenziale. E nata il 21 gennaio del 1954 e ha sempre eseguito la stessa mansione. Prima in ditte private poi con societa collegate a Poste Italiane. E stata iscritta all’Inps per oltre 33 anni. Poi la sua ditta e stata esternalizzata, diventando Postel con iscrizione all’ente previdenziale Ipost (ora riassorbito) per oltre 7 anni. Il 21 luglio 2010ha presentato la domanda di ricongiunzione dei contributi verso l’Inps, prima di lasciare il lavoro il 31 dicembre 2010. Tra Inps e ex Ipost ha complessivamente oltre 40 anni di contributi. Maria era certa che la ricongiunzione all’Inps della contribuzione Ipost fosse gratuita, ma la manovra del 2010 l’ha resa onerosa. Nonostante la legge sia entrata in vigore il 30 luglio 2010, nove giorni dopo la sua presentazione della richiesta, la sua validita e infatti retroattiva. Solo dopo 1 anno, il 20 luglio 2011 Maria riceve il provvedimento di ricongiunzione: oneroso e peraltro sbagliato. Dopo un riesame l’Inps comunica a dicembre 2011 che per ricongiungere il periodo Ipost all’Inps ha un costo di 36.857,87 euro. Il pagamento della prime tre rate il cui costo e di 2.670 euro scade il 31 marzo. Maria, pero, non e in condizione di pagare, non lavora piu e non e pensionata, nessuno e disposto a concederle prestiti. Se non paga puo chiedere la pensione in regime di totalizzazione: oltre ad un trattamento notevolmente inferiore perderebbe oltre un anno di pensione. Secondo le nuove disposizioni della legge Monti la sua eta per la pensione di vecchiaia arriverebbe nel 2020 con 66 anni e 11 mesi di eta. Si troverebbe dunque ad attendere altri 9 anni senza stipendio e pensione.

L’Unità 22.02.12

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