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"Liberalizzazioni: la battaglia finale è sulle farmacie", di Bianca Di Giovanni

Trattativa a oltranza in Senato per sciogliere gli ultimi nodi sulle liberalizzazioni. Quello più difficile da dipanare riguarda le farmacie, che restano all’ultimo punto nella maratona negoziale tra Pd, Pdl, Terzo polo e governo. Mentre scriviamo la commissione Industria si è già convocata e sconvocata per diverse volte, riuscendo a riunirsi soltanto per pochi minuti per votare l’emendamento governo sull’Ici Chiesa passato all’unanimità. Per
l’intera giornata i due relatori, Filippo Bubbico (Pd) e Simona Vicari (Pdl) restano chiusi in una stanza con il sottosegretario Claudio De Vincenti per trovare «la quadra» sugli ultimi 20 articoli: i più importanti. «La strategia è di proseguire il confronto – spiega Bubbico – per portare testi condivisi e votare
in fretta». l’obiettivo è di varare il testo in commissione stamattina, per passare all’aula e licenziare il decreto dal Senato domani.
COMPROMESSI
Ma alle 7,30 di sera la formulazione condivisa non si era ancora vista. E non solo: si riapre a sorpresa anche la questione taxi, che pareva chiusa, mentre sui tirocinanti negli studi professionali si arriva a un compromesso che non basta al Pd (un rimborso forfettario delle spese dopo 6 mesi di tirocinio), che promette battaglia in Aula. In ogni caso il rimborso è comunque
un passo avanti rispetto al testo del governo, che aveva soppresso l’equo compenso previsto dalla legge precedente. Protestano anche i Comuni per la Tesoreria unica, e si cerca una soluzione che restituisca ai municipi le risorse derivanti dagli interessi. La battaglia finale, dunque, è quella sui farmacisti. Pd e Pdl partono da posizioni quasi inconciliabili. Il partito di Berlusconi chiede garanzie per i farmacisti, arrivando a proporre un quorum di abitanti per ogni punto vendita fino a 3.800 unità (il testo ne prevede 3.000). In giornata si arriva a quota 3.300-
3.500, ma nulla è ancora certo. Per il Pd il quorum dovrebbe essere addirittura sotto i 3mila, ma su questo fronte non sfonda. Il partito di Bersani punta al cosiddetto secondo canale, cioè la vendita nelle parafarmacie, vero spauracchio per i farmacisti. Anche la battaglia sui farmaci di fasciaC (almeno di una parte di questi) anche nei corner dei supermercati sembra persa da subito. Fino all’altro ieri, quindi, il braccio di ferro si è spostato sulle quote riservate ai parafarmacisti nei nuovi concorsi. Ma ieri mattina sembrava «saltata» anche questa richiesta, che il Pdl considerava troppo favorevole alle parafarmacie. A quel punto il nuovo obiettivo è stato quello di riconoscere punteggi congrui anche ai parafarmacisti che si fossero presentati alle gare, altrimenti non avrebbero avuto nessuna chance. Per i parafarmacisti basterebbe un punteggio pari almeno a quello delle farmacie rurali. Ai parafarmacisti, comunque, dovrebbe essere assicurata la possibilità di vendere prodotti galenici e quelli veterinari con ricetta. Inoltre si dovrebbe eliminare il divieto di
apertura nei centri al di sotto dei 12.500 abitanti oggi in vigore. Ma questo è davvero troppo poco per il Pd. Così la questione resta aperta. «I freni – dichiara Bubbico – sono più di
natura culturale prima ancora che di interessi, perché per proporsi al cambiamento ci vuole coraggio». In serata si riapre il capitolo taxi, che il Senato vorrebbe rafforzare. Si pensa a concedere all’Authority unpotere sostitutivo (per ora l’emendamento
concordato prevedeun parere obbligatorio ma non vincolante), nel
caso in cui i Comuni non decidano sulle licenze. L’ipotesi ha scatenato subito la reazione di Loreno Bittarelli di Uritaxi, che minaccia anche ricorsi legali.
In mattinata si definisce, invece, il testo per le professioni. Il governo tiene il punto sull’abolizione delle tariffe, inserendo tuttavia una norma transitoria che consenta la liquidazione da parte dei Tribunali, in attesa di nuove disposizioni del governo.
La contesa si concentra così sul preventivo scritto, che i rappresentanti dei professionisti riescono a far saltare. Il testo finale (almeno fino a ieri sera) prevede l’obbligo di pattuire il compenso al momento dell’affidamento dell’incarico, «fornendo tutte le indicazioni utili – si legge – circa gli oneri ipotizzabili». L’informazione deve anche indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati dall’attività professionale. Per quanto riguarda il tirocinio, si riesce a strappare solo il rimborso forfettario dopo i primi sei mesi, da svolgere anche all’Università.

L’Unità 28.02.12