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"Il cortocircuito dell'istruzione", di Alessandra Ricciardi

Le prove per accedere ai tirocini abilitativi macchiate dagli errori della commissione che le ha predisposte (nominata dall’ex ministro dell’istruzione, tiene a precisare l’attuale), i concorsi per dirigenti annullati in varie regioni, con nomine prima autorizzate e poi bloccate, e ora il nuovo concorso per docenti, il cui bando è stato annunciato per fine settembre, ma che potrebbe slittare. E che intanto è già un osservato speciale: le prove che saranno predisposte, i criteri di accesso, i titoli da valutare, tutto sarà attentamente passato ai raggi x dal partito degli scontenti per far cadere anche questa selezione sotto i colpi della magistratura. Il nuovo anno si apre all’insegna dell’incertezza, incertezza che non riguarda solo le procedure per l’accesso alle professioni della scuola, ma anche le indicazioni nazionali, i nuovi programmi per la scuola dell’infanzia e primaria che vanno in vigore da quest’anno e che pure non sono ancora state comunicate ufficialmente agli istituti, bloccate per il parere al Consiglio di stato. Così come è ancora in alto mare il regolamento sulla valutazione delle scuole, di cui si è persa traccia dopo il primo via libera del consiglio di ministri. Intanto non mancano i problemi attuativi delle riforme più recenti: non si sa ancora che fine faranno i docenti dichiarati inidonei per motivi di salute all’insegnamento e che da quest’anno, causa spending review, dovevano essere ricollocati. Per non parlare dei prof inidonei andati in pensione, che si sono visti revocare il trattamento previdenziale dopo un anno, perché la certificazione di inidoneità non è valida. E poi c’è la questione in sospeso del pagamento degli scatti, la riduzione da fare degli organici ministeriali, l’accorpamento degli uffici scolastici provinciali e di quelli regionali… Anno nuovo quello che inizia, appesantito però dal cumularsi di problemi vecchi, che mostra un’amministrazione scolastica ormai alla corda, incapace, a dispetto dell’impegno di tanti, di tenere il passo delle novità legislative che si susseguono, di seguire l’ordinario disbrigo amministrativo, di fronteggiare le richieste molteplici, e a volte contrastanti, che giungono dai lavoratori della scuola, oltre un milione di persone. Non sono certo d’aiuto alcune dichiarazioni del ministro Francesco Profumo, che per esempio sul concorso per reclutare 11 mila nuovi docenti ha acceso la miccia della guerra tra vecchi e nuovi docenti: sarà un concorso aperto ai giovani, per svecchiare la scuola, diceva nelle prime ore Profumo, attirandosi le critiche dei precari storici, in attesa da decenni di un’assunzione e che l’ex ministro Mariastella Gelmini aveva stimato potessero essere assorbiti non prima del 2020: ma poi si scopre che, non avendo varato una nuova legge, al prossimo concorso potranno partecipare solo gli abilitati, e non i giovani laureati, e dunque chi è precario oggi: età media 35 anni. Del resto anche chi sta facendo il percorso dei Tfa per abilitarsi in questi mesi, e che non potrà partecipare la concorso, ha un’età che oscilla tra i 35 e i 39 anni: questi i dati della statistica elaborata dal Cineco, il consorzio delle università. Poi le dichirazioni sull’accesso alla scuola solo per concorso: la legge però prevede che il reclutamento avvenga per metà dalle graduatorie del concorso, altra metà da quelle permanenti, circa 200 mila docenti precari. La legge non è cambiata, ma è bastata la dichiarazione sui concorsi a gettare nuova benzina sul fuoco delle proteste di chi da anni lavora da precario e ora si sente messo da parte, considerato di serie B. Intanto il bando di gara, annunciato per il 24 settembre da Profumo, potrebbe slittare: i programmi di studio non sono stati stilati, le nuove tabelle di valutazione dei titoli devono ancora essere inviate per il parere al Cnpi. Poi ci sarà da gestire la preselezione, a cui tiene molto il ministro, la prova scritta e l’orale, con simulazione di una lezione. Candidati potenziali: tra i 300 e i 500 mila. Ma questa è un’altra storia a cui al ministero per il momento preferiscono non pensare.
da ItaliaOggi 04.09.12