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"La Rai in profondo rosso perdite per 200 milioni. Gubitosi: situazione grave", di Goffredo De Marchis

Una dolorosa operazione verità scopre il gigantesco buco della Rai. Peggiore di qualsiasi previsione, anche delle prime cifre fornite informalmente dal direttore generale Luigi Gubitosi. La perdita prevista per il 2012 raggiunge la cifra di 200 milioni. La semestrale presentata ieri dai vertici dell’azienda al consiglio di amministrazione è un bagno di sangue, che colpisce al cuore del gruppo se confrontata con i successi di ascolto di Viale Mazzini: in testa nel prime time con il 41,7 per cento di share, prima nell’intera giornata con il 40,3 per cento di share. Mediaset stracciata nella sfida del pubblico. Punte clamorose con la semifinale Italia-Germania degli Europei (23 milioni di spettatori, 80% di share) e con il festival di Sanremo (11 milioni di spettatori medi e 48% di share). Ma nell’esposizione nuda e cruda dei numeri fatta da Gubitosi naufragano le previsioni scoppiettanti illustrate dal predecessore Lorenza Lei alla commissione di Vigilanza il 29 febbraio: «Chiuderemo in sostanziale pareggio». Invece la Rai perde nel primo semestre 129 milioni con la prospettiva di sfondare quota 200 alla fine dell’anno.
Eppure una “rosso” secco si poteva già allora mettere nel conto: sono gli onerosi diritti sportivi che la Rai ha pagato quest’anno per Europei e Olimpiadi. In totale, 101,5 milioni che erano ampiamente previsti. Quello che invece ha spiazzato presidente e direttore generale appena arrivati nella tv di Stato è stato il crollo pubblicitario, seppure a fronte di ottimi risultati di audience. La crisi ha influito, certo. Ma il siluramento dell’amministratore delegato della Sipra Aldo Reali non è arrivato per caso. Semmai ha stupito molti che al suo posto Gubitosi abbia scelto la Lei, ossia la persona che ha gestito il “fallimento” del bilancio 2012.
Nel primo semestre la Rai ha incassato con gli spot venduti dalla Sipra 435 milioni, meno 71,6 rispetto al 2011, con una percentuale di ricavi inferiori del 14,1 per cento. La concorrente Mediaset, nello stesso periodo, con ascolti molto inferiori, ha dragato sul mercato pubblicità per circa 1,2 miliardi, con un calo dell’11 per cento. I dati forniti dal professor Francesco Siliato, docente al Politecnico di Milano e responsabile dello studio Frasi, mostrano un confronto molto negativo e per molti versi ingiustificato. A Viale Mazzini ha perso più di tutti Raidue con un crollo di spot del 24 per cento. E sui canali generalisti (i primi tre) il paragone con Cologno Monzese è ancora più impietoso: meno 16,3 per cento. Sono numeri che il consigliere del Pd Nino Rizzo Nervo aveva denunciato all’inizio dell’anno, finendo per dimettersi prima della scadenza del vecchio cda.
Gubitosi ha spedito i grafici dei conti a tutti gli 11569 dipendenti a tempo indeterminato e ai 1660 collaboratori con contratto a tempo determinato. Un implicito appello al senso di responsabilità. Nel cda di ieri il direttore generale non ha parlato delle misure per risanare il bilancio. Le idee “macroeconomiche” le tiene per sé. Cerca soluzioni strutturali, che non si limitino ai tagli. Riforme definitive, sul modello del governo tecnico. Ma ha confidato alcune “certezze” sul futuro della Rai. Non saranno cancellate o ridimensionate in maniera corposa come prevedeva la Lei le sedi estere. Gubitosi pensa a una televisione globale e non vuole impoverirla. Non c’è un piano di esuberi. Ma c’è da adesso in poi la flessibilità sul salario soprattutto quello dei dirigenti. Con una parte fissa e una variabile, formula già accettata dal neodirettore di RaiFiction Eleonora Andreatta. Ieri Gubitosi ha chiamato alla Rai due nuovi collaboratori. Camillo Rossotto diventa direttore finanziario. Viene dalla Fiat dove ha lavorato a lungo con il dg. Costanza Esclapon, già alla Wind con Gubitosi, diventa direttore delle relazioni esterne, al posto di Guido Paglia, dirigente apprezzato in maniera bipartisan che va in pensione. Adesso i nuovi vertici sono attesi alla prova del risanamento e non solo. Uno dei prossimi passaggi, delicatissimo e sotto i riflettori della politica e dell’opinione pubblica, è la scelta del direttore del Tg1.
Vale a dire del giornalista che in piena campagna elettorale gestirà la macchina informativa più seguita del Paese. L’attuale guida della testata, Alberto Maccari, ha un contratto in scadenza a dicembre e non sarà riconfermato.

La Repubblica 20.09.12