Giorno: 20 Ottobre 2012

"Dagli Usa all'Italia una cosa di sinistra: Investire in ricerca", di Pietro Greco

Occorre ripartire dalla ricerca e dall’innovazione. Lo ha detto ieri Pier Luigi Bersani, inaugurando la sua campagna per le primarie ma anche la campagna elettorale della prossima primavera dal Cern di Ginevra, il centro europeo che è il tempio della fisica mondiale. Ma lo hanno anche ribadito 68 premi Nobel americani che ieri hanno pubblicato una lettera di sostegno alla rielezione del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ci sono almeno due punti di contatto tra i due pronunciamenti avvenuti ai due lati opposti della’Atlantico. Il primo è squisitamente politico: a pronunciarli sono persone che non solo sono di area progressista e che riconoscono il valore strategico a ogni livello della scienza. Ma anche di persone che ravvisano nella destra attuale, in Italia come negli Stati Uniti, un’incapacità strutturale, a comprendere che gli investimenti pubblici nella ricerca hanno un valore strategico per l’intero Occidente. Il secondo elemento, strettamente collegato al primo, è di politica economica, oltre che culturale. Viviamo nell’era della conoscenza. E i Paesi occidentali non hanno altra opzione che investire nella produzione di …

"Dagli Usa all'Italia una cosa di sinistra: Investire in ricerca", di Pietro Greco

Occorre ripartire dalla ricerca e dall’innovazione. Lo ha detto ieri Pier Luigi Bersani, inaugurando la sua campagna per le primarie ma anche la campagna elettorale della prossima primavera dal Cern di Ginevra, il centro europeo che è il tempio della fisica mondiale. Ma lo hanno anche ribadito 68 premi Nobel americani che ieri hanno pubblicato una lettera di sostegno alla rielezione del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ci sono almeno due punti di contatto tra i due pronunciamenti avvenuti ai due lati opposti della’Atlantico. Il primo è squisitamente politico: a pronunciarli sono persone che non solo sono di area progressista e che riconoscono il valore strategico a ogni livello della scienza. Ma anche di persone che ravvisano nella destra attuale, in Italia come negli Stati Uniti, un’incapacità strutturale, a comprendere che gli investimenti pubblici nella ricerca hanno un valore strategico per l’intero Occidente. Il secondo elemento, strettamente collegato al primo, è di politica economica, oltre che culturale. Viviamo nell’era della conoscenza. E i Paesi occidentali non hanno altra opzione che investire nella produzione di …

"Insegnanti non fannulloni", di Francesca Puglisi

Berlusconi era bravo a raccontare barzellette e a lanciare insulti. Uno di essi era che gli insegnanti sono una categoria di fannulloni. Ebbene, a forza di ripeterlo, forse qualcuno ci ha creduto. Perfino qualche grande quotidiano nazionale ha pubblicato numeri e tabelle che, male interpretati e con dati parziali, farebbero credere che l’Italia scolastica è la patria degli scansafatiche e che i docenti italiani lavorino meno dei loro colleghi europei. È una bugia: l’orario degli insegnanti italiani è assolutamente in media con quello di altri paesi. Se togliamo le eccezioni, come i maestri diplomati spagnoli o gli insegnanti tecnico-pratici d’Oltralpe, scopriamo che differenze eclatanti non ce ne sono. Nella scuola media c’è chi lavora qualche ora in più (i danesi: 2 ore), chi lavora esattamente come gli italiani (gli spagnoli, ad esempio) e chi lavora un po’ meno (i francesi). Nella scuola superiore le 18 ore sono le stesse in Francia, in Spagna e in Italia. È vero piuttosto che gli insegnanti italiani ricevono il più basso stipendio d’Europa: da 4 a 10mila euro in …

"Insegnanti non fannulloni", di Francesca Puglisi

Berlusconi era bravo a raccontare barzellette e a lanciare insulti. Uno di essi era che gli insegnanti sono una categoria di fannulloni. Ebbene, a forza di ripeterlo, forse qualcuno ci ha creduto. Perfino qualche grande quotidiano nazionale ha pubblicato numeri e tabelle che, male interpretati e con dati parziali, farebbero credere che l’Italia scolastica è la patria degli scansafatiche e che i docenti italiani lavorino meno dei loro colleghi europei. È una bugia: l’orario degli insegnanti italiani è assolutamente in media con quello di altri paesi. Se togliamo le eccezioni, come i maestri diplomati spagnoli o gli insegnanti tecnico-pratici d’Oltralpe, scopriamo che differenze eclatanti non ce ne sono. Nella scuola media c’è chi lavora qualche ora in più (i danesi: 2 ore), chi lavora esattamente come gli italiani (gli spagnoli, ad esempio) e chi lavora un po’ meno (i francesi). Nella scuola superiore le 18 ore sono le stesse in Francia, in Spagna e in Italia. È vero piuttosto che gli insegnanti italiani ricevono il più basso stipendio d’Europa: da 4 a 10mila euro in …

"Incandidabili solo sei parlamentari", di Claudia Fusani

Gli incandidabili sarebbero appena sei. Sei sui ventuno condannati. A tanto ammonta il numero dei parlamentari che rischiano se il governo riuscisse ad approvare le norme sulla incandidabilità previste dalla delega contenuta nella legge anticorruzione. La norma che il ministro dell’Interno sta scrivendo, anzi ha già praticamente scritto, prevede infatti che non sarà più possibile candidare chi ha una condanna dai tre anni in su per reati gravi e dai due anni in su per i reati contro la pubblica amministrazione. Da più parti si è espressa soddisfazione per il probabile arrivo di questo provvedimento che impedisce di vedere condannati sui banchi delle Camere. E però le cose non stanno così perché la soglia è così alta che toccherà solo alcuni. Quattro. Se va bene sei. Forse sette, perchè non è facile radiografare il certificato penale di ognuno. A tanto ammonta il numero dei parlamentari non più candidabili quand’anche il governo facesse in tempo ad esercitare la delega sulla non candidabilità di deputati e senatori condannati. I quattro espulsi dal Parlamento sono il senatore pdl …

"Incandidabili solo sei parlamentari", di Claudia Fusani

Gli incandidabili sarebbero appena sei. Sei sui ventuno condannati. A tanto ammonta il numero dei parlamentari che rischiano se il governo riuscisse ad approvare le norme sulla incandidabilità previste dalla delega contenuta nella legge anticorruzione. La norma che il ministro dell’Interno sta scrivendo, anzi ha già praticamente scritto, prevede infatti che non sarà più possibile candidare chi ha una condanna dai tre anni in su per reati gravi e dai due anni in su per i reati contro la pubblica amministrazione. Da più parti si è espressa soddisfazione per il probabile arrivo di questo provvedimento che impedisce di vedere condannati sui banchi delle Camere. E però le cose non stanno così perché la soglia è così alta che toccherà solo alcuni. Quattro. Se va bene sei. Forse sette, perchè non è facile radiografare il certificato penale di ognuno. A tanto ammonta il numero dei parlamentari non più candidabili quand’anche il governo facesse in tempo ad esercitare la delega sulla non candidabilità di deputati e senatori condannati. I quattro espulsi dal Parlamento sono il senatore pdl …

"Tengono a bada terremoti e vulcani. Lo Stato li scarica", di Mariagrazia Gerina

Dovevano essere assunti, l’Istituto di vulcanologia si rimangia anche la proroga. A spasso dal 1° gennaio. La notte del terremoto dell’Aquila, mi sono svegliato per la scossa e subito dopo ero già in viaggio per l’Abruzzo, eravamo in quattro, abbiamo lavorato per due giorni di fila, quando c’è un evento del genere si registrano centinaia di terremoti, abbiamo ottenuto la più importante raccolta di dati su una sequenza sismica al mondo… ah, tre su quattro eravamo precari». Ecco basterebbe questo racconto per far vergognare l’Italia e chi la governa. Anche perché tre anni dopo, Raffaele Di Stefano, 41 anni, una laurea in geologia, un dottorato a Zurigo, insieme agli altri due che erano con lui quella notte tragica del 6 aprile e a tutti gli altri precari che per 1700 euro al mese da dieci anni tengono in piedi l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologica con la rete di monitoraggio sismico e vulcanico, l’attività di ricerca, i progetti finanziati dall’Europa non solo sono ancora precari, ma stanno per andarsene a casa. Tralasciando gli “ultimi arrivati”(si …