Giorno: 1 Novembre 2012

“Come ostaggi di guerra”, di Gad Lerner

I diciannove lavoratori di Pomigliano posti ieri in mobilità rappresentano un costo annuo insignificante per la multinazionale dell’auto: meno di quel che guadagna Marchionne in una settimana. Ma vengono sacrificati come ostaggi in una guerra che Fiat ha dichiarato non solo contro il sindacato metalmeccanico col maggior numero di iscritti, ma anche contro la magistratura italiana, cioè lo stato di diritto, e quindi contro le regole condivise della nostra collettività. Possibile che gli azionisti della Fiat, vincolati moralmente da un debito di gratitudine alle istituzioni di questo paese, non avvertano l’esigenza di dissociarsi al più presto da questo diktat che li ricopre di discredito? Ci auguriamo, anche nel loro interesse, che un tale provvedimento senza precedenti, mai concepito neppure ai tempi dei licenziamenti politici per rappresaglia, venga revocato al più presto. E che il ministro Fornero, artefice di una recente modifica dello Statuto dei lavoratori, faccia presente a Marchionne che colpire degli innocenti come ha fatto è inaccettabile da un governo col quale dovrà ridefinire i suoi progetti futuri. Sembrerebbe purtroppo che mettersi dalla parte …

"Come ostaggi di guerra", di Gad Lerner

I diciannove lavoratori di Pomigliano posti ieri in mobilità rappresentano un costo annuo insignificante per la multinazionale dell’auto: meno di quel che guadagna Marchionne in una settimana. Ma vengono sacrificati come ostaggi in una guerra che Fiat ha dichiarato non solo contro il sindacato metalmeccanico col maggior numero di iscritti, ma anche contro la magistratura italiana, cioè lo stato di diritto, e quindi contro le regole condivise della nostra collettività. Possibile che gli azionisti della Fiat, vincolati moralmente da un debito di gratitudine alle istituzioni di questo paese, non avvertano l’esigenza di dissociarsi al più presto da questo diktat che li ricopre di discredito? Ci auguriamo, anche nel loro interesse, che un tale provvedimento senza precedenti, mai concepito neppure ai tempi dei licenziamenti politici per rappresaglia, venga revocato al più presto. E che il ministro Fornero, artefice di una recente modifica dello Statuto dei lavoratori, faccia presente a Marchionne che colpire degli innocenti come ha fatto è inaccettabile da un governo col quale dovrà ridefinire i suoi progetti futuri. Sembrerebbe purtroppo che mettersi dalla parte …

“Prima si taglia ai disonesti – Patronati Inps”, di Giuliano Amato

Se non coinvolgono personaggi famosi, le leggiamo sempre con distrazione le notizie che danno conto di perquisizioni ed arresti effettuati dalle forze dell’ordine per truffe o falsi ai danni di questa o quella istituzione pubblica. In realtà, si tratta sempre di truffe e falsi a nostro danno, perché finisce sempre che c’è di mezzo il danaro dei cittadini, si tratti di imposte o tasse pagate allo Stato o di contributi versati alla previdenza. E allora diamo un’occhiata meno distratta a uno degli ultimi casi di cui abbiamo avuto notizia, quello dell’arresto in Calabria di diecine persone per truffa aggravata e continuata ai danni dell’Inps, realizzata attraverso la costituzione di migliaia di falsi rapporti di lavoro in agricoltura, sui quali poi l’Inps ha pagato le contribuzioni previste ogni anno per i mesi di disoccupazione. All’Inps, e cioè ai suoi contribuenti, la cosa è costata 11 milioni di euro. Ma come è stato possibile? Come si fa a imbrogliare il nostro primo ente previdenziale, costruendo attraverso carte e documenti una realtà che non c’è? E chi ha …

"Prima si taglia ai disonesti – Patronati Inps", di Giuliano Amato

Se non coinvolgono personaggi famosi, le leggiamo sempre con distrazione le notizie che danno conto di perquisizioni ed arresti effettuati dalle forze dell’ordine per truffe o falsi ai danni di questa o quella istituzione pubblica. In realtà, si tratta sempre di truffe e falsi a nostro danno, perché finisce sempre che c’è di mezzo il danaro dei cittadini, si tratti di imposte o tasse pagate allo Stato o di contributi versati alla previdenza. E allora diamo un’occhiata meno distratta a uno degli ultimi casi di cui abbiamo avuto notizia, quello dell’arresto in Calabria di diecine persone per truffa aggravata e continuata ai danni dell’Inps, realizzata attraverso la costituzione di migliaia di falsi rapporti di lavoro in agricoltura, sui quali poi l’Inps ha pagato le contribuzioni previste ogni anno per i mesi di disoccupazione. All’Inps, e cioè ai suoi contribuenti, la cosa è costata 11 milioni di euro. Ma come è stato possibile? Come si fa a imbrogliare il nostro primo ente previdenziale, costruendo attraverso carte e documenti una realtà che non c’è? E chi ha …

"Il Pd ponte dell’alternativa", di Michele Prospero

Circola una caricaturale interpretazione del voto: le armate di Grillo sono alle porte e i partiti responsabili devono allearsi in nome dell’emergenza. Ma commetterebbe un grossolano errore di analisi il Pd se davvero partisse nella riflessione postulando la priorità della questione Grillo. E andrebbe di sicuro incontro alla sconfitta se ritenesse di muoversi lungo due opzioni speculari: promuovere una unione sacra di tutti i partiti «normali» contro la barbarie o assecondare una rapida adozione dei canoni dell’antipolitica rottamatrice come chiave magica per sgonfiare dall’interno la protesta raccolta adesso da Grillo. Il Pd non deve costruire l’alternativa al comico. Deve piuttosto confermare la sua centralità sistemica continuando ad essere il soggetto di ogni alternativa credibile alle destre e ai populismi. Questa è la funzione cruciale del Pd, la ragione del suo plusvalore politico, che esce confermata dalle urne. Quale è infatti il tratto di sistema del voto siciliano? La tenuta del Pd, come cardine di una alternativa, anche se maturata fra le macerie. Quando, dinanzi al fallimento del governo Berlusconi, fu chiamato Monti a Palazzo Chigi …

“Il Pd ponte dell’alternativa”, di Michele Prospero

Circola una caricaturale interpretazione del voto: le armate di Grillo sono alle porte e i partiti responsabili devono allearsi in nome dell’emergenza. Ma commetterebbe un grossolano errore di analisi il Pd se davvero partisse nella riflessione postulando la priorità della questione Grillo. E andrebbe di sicuro incontro alla sconfitta se ritenesse di muoversi lungo due opzioni speculari: promuovere una unione sacra di tutti i partiti «normali» contro la barbarie o assecondare una rapida adozione dei canoni dell’antipolitica rottamatrice come chiave magica per sgonfiare dall’interno la protesta raccolta adesso da Grillo. Il Pd non deve costruire l’alternativa al comico. Deve piuttosto confermare la sua centralità sistemica continuando ad essere il soggetto di ogni alternativa credibile alle destre e ai populismi. Questa è la funzione cruciale del Pd, la ragione del suo plusvalore politico, che esce confermata dalle urne. Quale è infatti il tratto di sistema del voto siciliano? La tenuta del Pd, come cardine di una alternativa, anche se maturata fra le macerie. Quando, dinanzi al fallimento del governo Berlusconi, fu chiamato Monti a Palazzo Chigi …

"Se lo share ora fa calare il consenso", di Massimo Gramellini

L’ultima fatwa di Beppe Grillo colpisce una sua attivista, Federica Salsi, macchiatasi della colpa grave di avere partecipato a Ballarò. Per Grillo i salotti televisivi inoculano il virus del sistema da abbattere e perciò vanno assolutamente evitati: solleticando il punto G di chi vi partecipa, provocano narcisistici orgasmi che hanno un effetto nefasto sulle sorti politiche del movimento. Come rappresentante della comunità maschile, mi scuso con l’interessata per l’allusione gratuita: dubito fortemente che Grillo avrebbe tirato in ballo il punto G se l’attivista di Cinque Stelle fosse stato un uomo. Come piccolo conoscitore dei meccanismi mediatici, devo riconoscere che ha ragione: oggi andare in tv significa perdere voti. Stavolta sotto la lente infuocata di Grillo non è finita la televisione in generale, ma quei programmi di informazione politica che prevedono la presenza contemporanea in studio di una pluralità di ospiti. Questa formula si sta lentamente estinguendo per mancanza di nuove facce disponibili a ravvivare il gioco. Oggi qualsiasi personaggio pubblico in grado di dettare le condizioni pretende quella che in gergo si chiama «intervista chiusa»: …