Giorno: 25 Novembre 2012

“Non torniamo alla scuola di Gentile”, di Giovanni Bachelet

La scuola è delusa dal ministro Profumo, è evidente. È delusa dalle promesse mancate, dalle speranze che lo stesso Profumo incarnava e dai passi falsi. Tremendo quello sull’aumento delle ore di lavoro per gli insegnanti. Lo sciopero della scuola e le manifestazioni collegate nascevano appunto da un forte aumento (30%) dell’orario degli insegnanti medi a stipendio invariato (che Bersani ha definito «invotabile» ed è stato ritirato dal governo), ma anche dal mancato recupero degli scatti stipendiali – giovedì il ministro ha illustrato una soluzione parziale del problema rispondendo a un’interrogazione del Pd, e una parte dei sindacati si è accontentata e ha revocato lo sciopero. Perché tutta questa delusione? Perché, dopo Berlusconi, Tremonti e Gelmini, dopo la denigrazione e il massacro della scuola, la nomina di Profumo al Miur aveva dato una speranza di cambiamento: a Viale Trastevere finalmente arrivava un Rettore che sembrava capace di parlare non solo alla politica ma anche al mondo dell’istruzione. I fatti, però, hanno deluso le speranze: in continuità con il governo precedente sono stati confermati i tagli. Per …

Ho votato Pier Luigi Bersani

Per governare un Paese ci vuole coraggio, lungimiranza, responsabilità, generosità, fiducia nei giovani e nelle donne e lo sguardo puntato verso il futuro. L’Italia ha bisogno di nuove politiche per il lavoro, per l’istruzione, per l’equità e per l’etica pubblica. Ecco perchè alle primarie del centrosinistra ho votato Pier Luigi Bersani

25 Novembre giornata internazionale contro la violenza alle donne

È necessario contrastare la violenza sulle donne con ogni mezzo a disposizione delle istituzioni, perché, come già denunciato dall’Onu, violenza e femminicidio sono “tollerati dalle pubbliche istituzioni per l’incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita”. Il primo impegno del Parlamento, affinchè non resti lettera morta allo scadere della legislatura, sarà la ratifica della Convenzione di Istanbul, che ha tra i suoi obiettivi la prevenzione, la protezione delle vittime, l’efficacia delle sanzioni e delle pene e l’eliminazione delle discriminazioni. Ma se è vero che sono necessarie norme adeguate e la loro corretta applicazione, è altresì vero che servono risorse per l’assistenza e la prevenzione e, soprattutto, serve l’impegno a costruire una cultura del rispetto delle donne, a partire dalle giovani generazioni. Attraverso la scuola, che deve essere in grado di raccontare una realtà fatta di donne e uomini, si possono porre le basi per abbattere gli stereotipi. È con la cultura e l’educazione che si può sovvertire lo stato di …

Bersani «Garantirò il cambiamento», di Simone Collini

In Liguria la conclusione della campagna del leader Pd «Abbiamo il coraggio». Sulle pressioni della finanza mondiale: «C’è Grillo, c’è Berlusconi e vi preoccupate di noi?». A chi chiede di alleanze con l’Idv: «Con molti se». «Ci abbiamo messo coraggio a fare le primarie, ma ci abbiamo preso». È già soddisfatto per come sono andate le cose, comunque vada oggi e quale che sia il risultato finale, stasera. O stanotte, viste le previsioni che si fanno circa gli elettori totali che oggi andranno ai gazebo e i tempi necessari ai volontari per scrutinare tutte le schede. Pier Luigi Bersani queste primarie le ha volute e le ha difese anche di fronte a dirigenti del Pd che ci vedevano più rischi che opportunità. Perché conosceva il «distacco enorme tra la politica, le istituzioni, e i cittadini», perché sapeva che «il primo avversario da battere sarà quel blocco di sfiducia, distacco, rabbia e indignazione che c’è in giro». Lo strumento scelto per tentare di colmare quel distacco e per combattere quell’avversario sembra essere quello giusto. Oltre un …

“La Spoon river delle donne. Femminicidio: una parola che dà senso all’orrore”, di Sara Ventroni

Finchè le cose non hanno un nome non esistono. Scivolano nell’ombra, nella vergogna, nei sensi di colpa. Finché le cose non hanno un nome, nessuno sa riconoscerle. Allora le cose ci inghiottono nel loro buco nero. In solitudine. Poi è troppo tardi. Poi non c’è più fiato per dire che no, quello non era amore. Femminicidio (o femicidio) è una parola che dà fastidio. È una parola che suona male, che si stenta a pronunciare perché per alcuni puzza di femminismo. Ha la stessa radice, lo stesso scandalo. Eppure è proprio dal momento in cui questa parola è stata detta, che si è potuto finalmente dare un nome a un fenomeno che ci si ostinava a non voler vedere: la violenza degli uomini sulle donne. Un fenomeno globale, che ogni anno uccide più del cancro. Che entra nelle statitische ma non può essere risolto con i numeri, perché si tratta di una disfunzione relazionale, di una malformazione culturale che richiede uno sguardo acuto come un bisturi. La parola femminicidio è stata coniata da femministe e …

“La dittatura dello spred è soltanto demagogia”, di Eugenio Scalfari

L’Europa procede a singhiozzo o se volete col passo del gambero e questo è un guaio perché i mercati restano all’erta e la speculazione quando può colpisce. Per fortuna c’è Draghi che vigila ed è pronto ad intervenire. In quest’alternarsi di giornate buie e meno buie sia le Borse sia lo “spread” si mantengono in un (precario) equilibrio. Galleggiano a livelli accettabili. Siamo ancora in mezzo al guado ma senza affondare. I contraccolpi sul sociale sono tuttavia assai duri e se ne sentono gli effetti: la rabbia cresce, le piazze protestano, i governi sono in difficoltà, il malumore nei confronti dell’Europa aumenta di tono e questo è il rischio maggiore perché le aspettative non cambiano se la fiducia non le sostiene. In questo quadro le elezioni tedesche che si svolgeranno nell’autunno 2013 pesano negativamente. La Merkel ne è condizionata e l’Europa ne risente pesantemente. Anche l’attesa di quelle italiane rappresenta un problema. Chi verrà dopo Monti? Se ne parla da mesi e l’attesa suscita l’ansia di molte Cancellerie, dalla Germania alla Francia e perfino alla …

“Un nuovo vento unisce l’Europa”, di Ulrich Beck

“Siamo in piazza per protestare contro la legge che taglia i finanziamenti alla scuola pubblica: come facciamo ad andare avanti se nella nostra scuola non ci sono abbastanza banchi?”. Così uno studente di Torino giustificava la sua partecipazione allo sciopero europeo della scorsa settimana. Giusto un anno e mezzo fa siamo stati spettatori di una primavera araba con la quale assolutamente nessuno aveva fatto i conti. Di colpo, regimi autoritari crollarono sotto la spinta dei movimenti democratici di protesta organizzati dalla “Generation Global”. Dopo la primavera araba potrebbe arrivare un autunno, un inverno o una primavera europea? Gli scioperi delle ultime settimane ne sono stati i segnali? Naturalmente, negli ultimi due o tre anni abbiamo visto ragazzi di Madrid, Tottenham o Atene protestare contro gli effetti delle politiche neo-liberali di risparmio e attirare l’attenzione sul loro destino di generazione perduta. Tuttavia, queste manifestazioni erano in qualche modo ancora legate al dogma dello Stato nazionale. La gente si ribellava nei singoli paesi alla politica tedesco- europea del rigore, adottata dai diversi governi. Ma quello che è …