Giorno: 18 Novembre 2012

“Mediaset crac, l’incubo di B.”, di Vittorio Malagutti e Luca Piana

I conti in profondo rosso. Il calo di ascolti. Il crollo della pubblicità. La crisi politica dell’ex premier coincide con il momento peggiore nella storia delle sue aziende. Costretto a tagliare i costi e a vendere villa Certosa. Licenziare Allegri? Parliamone, ma con calma. E magari aspettiamo la prossima stagione. Perché è vero che il Milan se la passa male, ma il patron Silvio Berlusconi sta facendo la spending review a casa propria. E allora, con quattro allenatori già a libro paga, è meglio evitare di assumerne un altro, continuando a stipendiare Massimiliano Allegri fino al 2014, quando scadrà il suo contratto. Si viaggia al risparmio, quindi, nella speranza di un colpo d’ala che permetta al Milan di evitare catastrofi (calcistiche). I tifosi si rassegnino. In casa Berlusconi si sono messi a fare i conti. I conti con la recessione, che ha dato mazzate pesanti al business pubblicitario, quello che alimenta le tv targate Mediaset. E i conti con la politica, dove la Fininvest come partito azienda è giunta ormai al capolinea per effetto del …

Bersani difende i volontari Pd «Basta uomini soli al comando», di Simone Collini

Come un anno fa, Renzi dal palco della Leopolda a giocare la carta della rottamazione e Bersani in mezzo ai duemila giovani delle regioni del Mezzogiorno che si sono iscritti alla scuola di formazione politica “Finalmente Sud” a parlare di un cambiamento che non può essere soltanto generazionale. Con due differenze. Una, non di sostanza: l’anno scorso il leader del Pd era a Napoli, ieri a Bari. La seconda, più importante: Renzi e Bersani ora sono in corsa, insieme a Vendola, Tabacci e Puppato, per la premiership del centrosinistra. La sfida si giocherà domenica prossima nei diecimila seggi che verranno allestiti in tutta Italia. E Bersani, che chiuderà la sua campagna sabato sera a Genova, vuole impiegare i sette giorni che mancano alla chiamata ai gazebo a parlare dei problemi del Paese e di quel che dovrà fare il prossimo governo per affrontarli. Senza farsi distrarre da polemiche giudicate non solo sterili, ma anche dannose per tutti. BASTA INSULTI «Non si possono insultare in questo modo i volontari», scuote la testa il leader del Pd. …

“Università, in 70mila per un concorso farsa”, di Mario Castagna

Le domande per l’abilitazione si chiuderanno il 20 novembre. I numerosi ricorsi presentati minano la validità della futura prova. I veri posti a disposizione sono infatti pochissimi. Settantamilaottocentotrentuno. Sono le domande arrivate sul sito che il ministero dell’Università ha predisposto per l’abilitazione scientifica nazionale. Un numero enorme, al di là di ogni aspettativa, simile al grande numero di partecipanti al prossimo concorso nazionale della scuola. Segno che esiste una patologia tutta italiana nei sistemi di reclutamento dei professori e dei ricercatori nella scuola e nell’università italiana. Un vero e proprio popolo di giovani ricercatori e di precari che affolla quotidianamente le aule delle università italiane. Il numero dei candidati è anche destinato a salire dal momento che la scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 20 novembre. Il raggiungimento di questo numero di richieste è stato annunciato durante lo svolgimento del convegno «Il sistema dell’Università e della Ricerca in Italia» che Roars, rivista telematica dedicata ai temi dell’università e della ricerca in Italia, ha organizzato per festeggiare il suo primo anno di attività. …

“Perché non riusciamo a ridurre la distanza tra i ricchi e i poveri”, di Fabrizio Galimberti

A scuola dovevamo leggere Giovanni Verga. Non era obbligatorio come i «Promessi sposi», ma era ed è un grande scrittore italiano. Riprendiamo allora il filone “Economia e letteratura” con un suo romanzo, «Mastro don Gesualdo». È la storia di un muratore che si arricchisce e le sue ricchezze portano più dispiaceri che benefici. Verga chiamava queste ricchezze “la roba” (come nell’eponima novella: http://it.wikisource.org/wiki/Novelle_rusticane/La_roba). Questo tema – l’avidità che accumula “roba” – non è banale come potrebbe essere quello del “danaro che non dà felicità”. È invece lo spunto per una riflessione sul tema ricchi e poveri. Questa differenza fra ricchi e poveri, questa diseguaglianza nella distribuzione dei redditi, è andata crescendo in questi anni, anche prima della crisi. E bisogna capire le cause prima di cercare i rimedi. Magari ci sarà qualcuno che non si preoccupa delle diseguaglianze. L’importante, direbbe, è che la torta cresca. Anche se la differenza fra ricchi e poveri aumenta, la marea alza tutte le barche. Quindi, non c’è da preoccuparsi di una diseguaglianza crescente purché l’economia continui a crescere. Ora, …

“Lo Stato favorisca i privati che sponsorizzano la cultura”, di Vittorio Emiliani

Un primo effetto le parole, nette e chiare, del Presidente Napolitano sulla priorità di cultura e ricerca l’avevano già ottenuto al convegno del «Sole 24 Ore» ridando tono ad un dibattito piuttosto esangue. Un altro sembrano averlo sortito subito dopo: ieri mattina infatti il ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera, discutendone alla radio con la giornalista Anna Longo del Gr1 e con me, ha assicurato: «Le prime risor- se che si renderanno disponibili le destineremo a cultu- ra e ricerca. Nel contratto di servizio Rai la cultura dovrà avere più spazio». Napolitano era stato inequivocabile: «Esiste da decenni una sottovalutazione clamorosa della cultura, della formazione, della ricerca da parte delle istituzioni rappresentative della politica, del governo, dei governi locali, ma anche della società civile». Conclusione del presidente: «Alla cultura si sono detti troppi no, ora servono dei sì». Peraltro, nuovi «no» alla cultura erano già programmati. Confermati dal ministro Ornaghi. Secondo Federculture, un’altra amputazione al bilancio del Mibac per 103,3 milioni nel 2013. Portato a 125 nel 2014 e a 137,5 nel 2015. Un autentico …

Napolitano: cultura e ricerca per guardare lontano, la sfida del Paese

Sono stato invitato e ho accettato di venire qui perché sono convinto – e non solo per quello che riguarda me stesso, ma per la responsabilità che ricopro – che quando i padri costituenti hanno scritto la nostra Carta fondamentale non hanno immaginato per il Capo dello Stato un ruolo che si risolvesse (come si dice per i re in altri Paesi) nel tagliare nastri alle inaugurazioni. Ho ritenuto che il Presidente della Repubblica dovesse, secondo la nostra concezione costituzionale, prendersi delle responsabilità, senza invadere campi che non sono suoi: le responsabilità del Governo non sono quelle del Presidente della Repubblica, e viceversa. Ma credo di dovere sempre cercare di interpretare le esigenze, gli interessi generali del Paese, anche in rapporto a scelte del Governo – che rispetto, perché non posso assolutamente sostituirmi a chi ha la responsabilità del potere esecutivo – attraverso un dialogo al quale intendo dare il mio contributo. Innanzitutto – se posso dire qualcosa a proposito del titolo di questa assemblea – forse «emergenza dimenticata» non è l’espressione più adatta. Perché …

“Fare di tutto per evitare la spaccatura”, di Luigi Mariucci

Se si dovesse verificare quanto in queste ora risulta assai probabile, anzi pressochè certo, vale a dire la stipulazione di un accordo interconfederale sulla produttività siglato con il metodo della firma digitale senza l’adesione della Cgil, ci ritroveremmo davanti una ennesima pagina negativa delle relazioni industriali in Italia. Che è proprio quello di cui questo Paese non ha davvero bisogno. Se si dovesse compiere questa scelta si aggiungerebbe infatti un ulteriore elemento di crisi, disordine e conflittualità nei rapporti sindacali mentre in Italia sta crescendo un sempre più forte disagio sociale, di cui sono state buona testimonianza le manifestazioni dello scorso 14 novembre. Non si riesce infatti a comprendere quale interesse reale vi sia a stipulare un accordo che divide e non unisce. Quando è evidente che questo Paese avrebbe invece bisogno di un grande e nuovo patto sociale, di un patto di sistema, paragonabile a quello sulla politica dei redditi stipulato nel luglio 1993 che consentì all’Italia – è sempre bene ricordarlo – di entrare nell’aerea dell’euro e di non andare allo sbando per …