Giorno: 29 Novembre 2012

“L’imprenditore e l’ex prefetto”, di Sergio Rizzo

Sono tante le ragioni per cui Fabio Riva deve consegnarsi immediatamente alla giustizia. Ma la prima è il rispetto di un principio fondamentale del vivere civile troppo spesso considerato un optional: la legalità. La sua azienda attraversa il momento più difficile della propria storia. Al punto che la stessa esistenza dell’Ilva di Taranto viene messa in discussione, con il rischio della desertificazione industriale di una delle poche aree del Sud dov’è presente la grande impresa. Il passaggio è delicatissimo, visto che si tratta di conciliare l’imprescindibile tutela della salute con la difesa di migliaia di posti di lavoro: un’emergenza sociale, che spinge il governo a prendere un provvedimento senza precedenti come un decreto legge per impedire (trombe d’aria a parte) la serrata degli impianti. Le accuse sono pesantissime. I magistrati arrivano a parlare di «infiltrazione e manipolazione delle istituzioni da parte dei vertici Ilva» per ottenere autorizzazioni ambientali compiacenti. Fatti che vanno accertati al più presto, disinnescando quella bomba sociale che rischia di esplodere dopo la decisione di chiudere gli stabilimenti, contestuale all’ultima iniziativa della …

“Ascoltiamo gli insegnanti”, di Claudio Giunta

Un’aula scolastica o universitaria di oggi assomiglia ben poco a un’aula scolastica o universitaria di mezzo secolo fa: sono diversi i numeri, gli abiti, i volti, la proporzione tra i sessi, la composizione sociale, le relazioni tra studenti e professori. Ora, a fronte di questa rivoluzione culturale, l’insegnamento scolastico e universitario non è cambiato molto, sia che si guardi alle sue forme (i modi attraverso i quali il sapere viene comunicato) sia che si guardi alla sua sostanza (le cose che si insegnano). Questo conservatorismo di fondo è, a mio avviso, del tutto legittimo, posto che il primo compito della scuola e dell’università è comunicare ai giovani il sapere accumulato. Tuttavia, dire che i giovani devono essere messi di fronte a quanto di meglio la loro civiltà, o la civiltà umana tout court ha prodotto nei secoli passati è una formula ambigua, dal momento che ogni corpus di conoscenze presuppone una selezione, e che questa selezione non può compiersi una volta per tutte ma richiede ogni volta di essere rinnovata e giustificata. Di qui, insomma, …

“Il pianto degli uomini forti”, di Adriano Sofri

Troppo. Come nelle tragedie, che fanno congiurare gli dei e il destino finché gli umani ne siano sopraffatti: troppo. Era un mercoledì di intervallo, fra l’annuncio della chiusura e la lusinga del “decreto”. È stato il colpo di grazia. “Usignore ha deciso che per noi è finita!”. Avete un bell’obiettare che non è il Signore, sono i signori. Lo spirito della città greca avrebbe raccontato la giornata come noi non sappiamo. C’erano uomini forti ieri, fermi per ore a fissare un mare tempestoso nel quale battelli sballottati cercavano in tondo il loro compagno, afferrato e inabissato con la cabina della sua gru. Piangevano nascosti l’uno nella spalla dell’altro. «Ieri abbiamo scioperato per avere il diritto di venire al nostro posto di lavoro oggi. Siamo arrivati all’appuntamento con la morte». E’ vicinissima, Samarcanda. Francesco Zaccaria, l’operaio disperso, ha 29 anni — come l’ultimo morto dell’acciaieria, “è l’età nostra, qui” — è di Talsano, ha genitori e fidanzata. La cabina di una gru sta a 40, 50 metri da terra, il mare è profondo 24 metri. «Non …

“La sfida democratica oltre le primarie”, di Michele Ciliberto

Chiunque sia il vincitore, è già possibile esprimere un giudizio obiettivo sulle primarie: si è trattato di una esperienza importante per tutti, a destra e a sinistra – in breve, per la democrazia italiana. È giusto dunque sottolineare il merito del segretario del Pd che le ha fortemente volute e anche il contributo di tutti gli altri competitors. Matteo Renzi è un personaggio che, essendo dotato di carattere e di ambizione, suscita differenti passioni. Ma bisogna sapersi sollevare dallo spirito di parte e da atteggiamenti pregiudiziali, e riconoscere il lavoro che ha fatto per cominciare a ristabilire canali di comunicazioni fra i cittadini e la politica, cominciando a ricostruire nel nostro Paese quella che si chiama «opinione pubblica» e che è un pilastro delle democrazie moderne. Ma proprio perchè si è trattato di un evento importante, le domande che ora si pongono sono queste: perché le primarie hanno avuto un successo così largo, in una situazione di vasta disaffezione dalla politica? E sono sufficienti le primarie per rimotivare e rinsaldare la democrazia italiana? Ricordiamo tutti, …

“La politica miope di chi risparmia sulla scuola”, di Benedetto Vertecchi

Sono trascorsi poco piùdi quarant’anni dalla pubblicazione, nel 1971, di Descolarizzare la società, il saggio in cui Ivan Illich tratteggiava uno scenario caratterizzato dalla progressiva riduzione della presenza della scuola nel mondo contemporaneo. All’educazione scolastica si sarebbero sostituite altre forme di comunicazione, tramite le quali sarebbe stato assicurato il passaggio dei repertori di conoscenze dalle generazioni più anziane verso quelle più giovani. Il libro di Illich suscitò un dibattito molto vivace, che periodicamente si riaccende quando le politiche scolastiche dei diversi Paesi lasciano intravedere scelte che vanno nella direzione della descolarizzazione o in quella della ripresa e dell’adeguamento dell’idea di scuola e delle pratiche dell’educazione al presentarsi di nuove esigenze. La prima posizione, quella favorevole alla descolarizzazione, trovò maggiore consenso dove prevalevano politiche di conservazione, o esplicitamente reazionarie. Le proposte di Illich furono considerate l’inizio di una nuova stagione educativa in Paesi (per esempio, nell’America latina) in cui il sistema scolastico era del tutto insufficiente, ma nei quali non c’era alcuna propensione ad un maggiore impegno di risorse per l’istruzione. L’atteggiamento nei Paesi che avevano …

“Razzismo. Dalle piazze ai parlamenti la crisi accende l’odio per i diversi”, di Gad Lerner

Viene la tentazione di minimizzare: in fondo saranno degli antisemiti per finta quei tifosi che si scagliano contro altri tifosi ebrei per finta? Non sarà, il loro razzismo, solo un pretesto per scandalizzarci, ovvero la più trasgressiva delle ragazzate possibili? Com’è ovvio ci sono ebrei tifosi della squadra di calcio Lazio. Magari anche perché, come ricordava uno di loro, Danco Singer, in una lettera a questo giornale, la Lazio indossa in campo gli stessi colori della bandiera israeliana. Quanto agli ultràs laziali (e romanisti), non risulta che prendano abitualmente di mira persone o sedi della Comunità ebraica della capitale. Invece, guarda un po’, si sono coalizzati per aggredire i tifosi del Tottenham in trasferta; cioè dei cittadini inglesi per lo più non ebrei ma che a loro volta trovano suggestivo identificarsi nello stereotipo yids – giudei – allo scopo di rovesciarne la carica dispregiativa. Per colmo di confusione nazionalistica, allo stadio Olimpico, dove si fronteggiavano una squadra italiana e una squadra inglese, altri sciagurati hanno pensato di insultare il Tottenham inneggiando al tedesco Hitler e …

“Oggi decisione storica Palestina, le incognite del voto Onu”, di Maurizio Molinari

La risoluzione che oggi trasformerà la Palestina in Stato non-membro delle Nazioni Unite è un evento spartiacque in Medio Oriente. I motivi sono tre: l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha un nuovo status giuridico, il suo presidente Mahmud Abbas assume il ruolo di protagonista regionale e gli accordi di pace di Oslo del 1993 vengono indeboliti se non delegittimati. Forte del sostegno di 132 Stati su 193, l’Anp si avvia a raccogliere nell’Assemblea Generale dell’Onu ben oltre i 97 voti necessari grazie ai quali la Palestina viene dichiarata Stato osservatore – come la Santa Sede – assumendo la legittimità internazionale perseguita dall’Olp di Yasser Arafat sin dalla dichiarazione di Algeri del 15 novembre 1988, con la conseguenza di poter aderire a Trattati, Corti e Convenzioni a cominciare dal Tribunale penale internazionale. Poiché il testo della risoluzione fa riferimento a «Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est» ciò significa che l’Onu riconosce l’esistenza di uno Stato di Palestina entro i confini anteriori al giugno 1967 proprio come recita la Dichiarazione d’indipendenza palestinese – a prescindere dal raggiungimento di un …