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“Pd, primarie per il 90% dei candidati”, di Maria Zegarelli

La direzione Pd fissa al 10% la quota protetta a disposizione di Bersani e assegna dieci deroghe per le ricandidature. A varcare la soglia di Camera e Senato dovrà essere un minimo del 33% di donne, grazie alla doppia preferenza di genere. Si andrà alle urne il 29 e il 30 dicembre. Potranno votare gli elettori del 25 novembre e gli iscritti al Pd del 2011 che rinnovino la tessera. «Dal Paese c’è un’aspettativa enorme verso di noi. La società ci tende la mano in questo passaggio difficile. Oggi iniziamo un percorso totalmente inedito». Inizia così la sua relazione Pier Luigi Bersani, aprendo i lavori della direzione nazionale che dovrà votare regole e deroghe ai parlamentari in vista delle primarie del 29 e 30 dicembre.
Ci sono tutti i dirigenti, da Massimo D’Alema a Dario Franceschini, Piero Fassino, Matteo Renzi, Franco Marini, Beppe Fioroni, Rosy Bindi, Enrico Letta. Facce serene, forse perché dopo una lunga giornata di incontri e girandole di telefonate si è arrivati a un accordo. Che sia un percorso inedito è sicuro: stavolta per andare in Parlamento si dovrà passare per i gazebo dando la parola agli elettori e con la speranza (di molti big) che non siano i dirigenti locali a fare la parte del leone. Perché stavolta, a parte una quota a disposizione del segretario in accordo con le segreterie regionali, toccherà a tutti, dai big fino agli sconosciuti, giocarsi la partita senza sapere prima quale sarà il risultato.
Dieci le richieste di deroga votate in blocco, senza cioè una discussione sui singoli nomi: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro (a cui sarebbe stato lo stesso segretario a chiedere di non fare un passo indietro), Mauro Agostini, Maria Pia Garavaglia, Giorgio Merlo, Franco Marini, Cesare Marini, GianClaudio Bressa, Beppe Lumia e Beppe Fioroni. Di questi finiranno nel listino nazionale quasi sicuramente la presidente del Pd, Bindi, l’ex presidente del Senato, Franco Marini e la capogruppo a Palazzo Madama Anna Finocchiaro (nel listino anche Franceschini, capogruppo alla Camera). Fissata al 10% la quota protetta (più i capolista) a disposizione di Bersani, in accordo con le segreterie regionali, per garantire la rappresentanza della società civile, di competenze ed esperienza sul campo (soprattutto nelle commissioni parlamentari e in Aula), ma anche di rapporti di forza interni. Alla fine saranno all’incirca un centinaio tra deputati e senatori ad avere il pass assicurato per il Parlamento, mentre a varcare la soglia di Camera e Senato dovranno essere minimo il 33% di donne, grazie alla doppia preferenza di genere. Obbligatorio per tutti, per evitare ricorsi e proteste post-primarie, accettare per iscritto le regole.
Dopo una lunga discussione sciolto anche un altro nodo: potranno votare tutti gli elettori iscritti all’Albo delle primarie del 25 novembre, gli iscritti al Pd del 2011 che rinnovano la tessera anche il giorno del voto, più i nuovi iscritti 2012 alla data del 30 novembre. Polemico su questo fronte Arturo Parisi, che pur apprezzando la decisione di Bersani di indire le primarie per i parlamentari avrebbe preferito una maggiore apertura alla platea degli elettori. «Dobbiamo esprimere una direzione politica con personalità e responsabilità dice Bersani ai dirigenti democratici dobbiamo condurre questo percorso in maniera rigorosa. Potrà essere il più forte lancio possibile della nostra campagna elettorale». Escluso lo slittamento a gennaio, che anche ieri ha chiesto Pippo Civati, perché, come ha spiegato Maurizio Migliavacca, si andrebbe troppo a ridosso delle elezioni politiche. Saranno invece le singole Regioni a scegliere se votare il 29 o il 30 dicembre.
La direzione ha approvato il regolamento messo a punto ieri mattina dalla segreteria nazionale in accordo con i segretari regionali per dare il via a quella che lo stesso segretario ha definito una «mission quasi impossibile».
Non è stato facile arrivare ad un accordo ed è stato necessario un lungo incontro anche tra i big per arrivare in direzione con una posizione condivisa, compreso il delicato capitolo delle deroghe: sì alla richiesta, a patto che tutti siano disposti a correre alle primarie, eccezion fatta per chi, in nome del ruolo che ricopre, può avere accesso al listino nazionale. Direzione alla quale ha preso parte anche il sindaco di Firenze che ieri per la prima volta ha incontrato i dirigenti del suo partito dopo la sconfitta delle primarie. «Anche con questa legge elettorale sbagliata, allucinante, il Pd fa le primarie per eleggere i parlamentari. Mi sembra un fatto molto, molto positivo dice Renzi lasciando i lavori alle 8 di sera per prendere l’ultimo treno utile per Firenze ho ritenuto doveroso da parte mia esserci e verificare che ci sia una consultazione con i cittadini. Spero che questa cosa aiuti il Pd a tenere in vita l’esperienza del 25 novembre». Dal fronte dei renziani Pietro Ichino fa sapere che non intende rientrare nel listino nazionale e che si sottoporrà alle primarie, come Salvatore Vassallo e Benedetto Zacchiroli. Ieri hanno annunciato la loro candidatura anche Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna; l’ex segretario provinciale del Pd di Bologna, Andrea De Maria, il sindaco del Comune terremotato di Crevalcore, Claudio Broglia, e la senatrice uscente Vittoria Franco.
L’Unità 18.12.12