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"Detrazioni deboli? Colpa della destra", di Marco Causi

La riforma del catasto e la definizione della nuova Isee nella prossima legislatura potranno soddisfare le richieste dell’Unione europea. Sono due gli elementi di equità sull’Imu: il sistema di detrazioni, ancorato al numero di figli piuttosto che a indicatori di reddito, e l’inappropriatezza delle stime catastali, per le quali un appartamento nel centro storico di una città italiana vale in molti casi meno degli appartamenti di nuova edificazione nelle periferie metropolitane.

Su tutti e due questi elementi, segnalati da emendamenti non accolti del PD al decreto “Salva Italia”, interveniva positivamente la delega fiscale Ceriani, approvata dalla Camera ma poi sciaguratamente affossata al Senato dal Pdl: è stato il primo provvedimento a subire le conseguenze della decisione di Berlusconi di staccare la spina al governo Monti. Nella delega fiscale si avviava finalmente la riforma del catasto – attesa da oltre vent’anni – e si riconducevano le detrazioni all’indicatore di condizione socio economica delle famiglie (Isee). Il quale Isee, intanto, veniva rinnovato da Cecilia Guerra – arricchito nelle componenti patrimoniali e messo in sicurezza con un completo incrocio dei dati con l’Agenzia delle entrate – ed è oggi sul tavolo della Conferenza unificata.

Quindi, se oggi le detrazioni Imu non funzionano a dovere la responsabilità principale è di Berlusconi e del Pdl. Un poco di responsabilità ce l’hanno anche i partiti del centro che, nel “Salva Italia”, si impuntarono sulla detrazione rigida a livello nazionale legata al numero dei figli, non capendo che una vera politica fiscale a vantaggio delle famiglie passa per l’Isee, che tiene conto della numerosità della famiglia (non solo del numero dei figli) e di altri fattori reddituali e patrimoniali.

Ma il prossimo governo potrà porre rimedio: il programma del PD prevede la riforma del catasto, il completamento della procedura di approvazione del nuovo Isee, le nuove detrazioni Imu. Con cui sarà possibile esentare dal pagamento dell’Imu prima casa milioni e milioni di famiglie, tendenzialmente fino al 30/40 per cento, ponendo a copertura finanziaria aumenti a carico dei possessori di grandi patrimoni immobiliari.

Esattamente quello che l’Unione Europea ha chiesto ieri all’Italia in un rapporto dedicato alle politiche sociali e alla povertà: introdurre un fattore di progressività.

L’Unità 09.01.13