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"Mai più un'altra Aquila", di Jolanda Buffalini

C’è qualcosa nell’aria, si potrebbe dire parafrasando un film di prossima uscita, «qualcosa di positivo», dice il ministro Fabrizio Barca, ma in un clima di sfiducia su cui pesa un terribile 2011, l’anno dello stallo, l’anno della paralisi conflittuale. Ma è il tempo della «Primavera de L’Aquila». Certezza, sollecitazione, auspicio? La convinzione del ministro è che ci sono ormai le condizioni, un anno di lavoro ha consentito di portare a compimento il cambiamento delle regole e della governance. Quello che, invece, manca, è la consapevolezza «della classe dirigente locale» che, invece c’è, «nell’assemblea cittadina». Il riconoscimento di Barca ai comitati suscita un applauso dal pubblico anche se, continua il ministro, «non basta, se credessimo che è sufficiente cadremmo nell’antipolitica». Si parla della ricostruzione de L’Aquila, nell’Aula magna della facoltà di scienze umane, nell’edificio antisismico da poco inaugurato, limitrofo alla zona rossa, dove il via vai degli studenti dà il senso della vita che riprende. Qualcosa di nuovo effettivamente si sente nella concretezza degli interventi al convegno organizzato dalla Cgil: ci sono Vasco Errani e Susanna Camusso, il segretario della Cgil dell’Emilia Romagna Vincenzo Colla, i sindacalisti locali, Gianni Di Cesare, Umberto Trasatti, Rita Innocenzi. Siamo al punto di arrivo di un lavoro che viene da lontano, dai primi giorni dopo il sisma, quando la Cgil cofinanziò lo studio Ocse che ora è uno degli strumenti che ha consentito di avviare la nuova fase post emergenza, post commissari. E quando la Fillea tenne il suo congresso nazionale a L’Aquila, lo ricorda Susanna Camusso, poiché il terremoto richiama all’attenzione grandi questioni nazionali, la messa in sicurezza e la ricostruzione, il recupero di una città d’arte, obiettivi capaci di mobilitare risorse, lavoro e crescita. Ma sono stati anni di opposizione, lo dice in modo netto Errani, «perché non è possibile affrontare il dopo terremoto estromettendo le istituzioni locali, le comunità a cui tocca essere protagoniste». Opposizione alle new towns, allo slogan miracolistico «dalle tende alle case». Il «qualcosa di nuovo» di cui parla Barca è l’avere voltato pagina rispetto all’assenza di democrazia, partecipazione, condivisione che il cratere aquilano ha vissuto con una troppo prolungata emergenza. Ma, aggiunge il ministro che è agli sgoccioli del suo mandato, tornerà nella veste attuale, forse ancora una sola volta a L’Aquila, «non sento nella classe dirigente locale l’orgoglio di ciò che, nelle difficoltà, nei contrasti, si è fatto: nelle case de L’Aquila è rientrata una parte di popolazione maggiore di ciò che avvenne in Umbria e Marche, le white list, l’applicazione delle regole sulla sicurezza del lavoro, i disincentivi alle imprese che non erano in grado di portare a termine i cantieri». La piattaforma presentata alla discussione dalla Cgil riprende lo studio Ocse e quello dell’economista Antonio Calafati, commissionato dal ministro per la coesione, sulle linee di sviluppo della città: università, centri di ricerca, collegamento con l’industria e il territorio, pubblica amministrazione, commercio. La città dei giovani, gli universitari, e degli anziani. Lo ricorda Umberto Trasatti: gli anziani furono relegati negli alberghi e poi nelle new town più lontane. E invece sono una ricchezza, sono domanda di servizi che la città che rinasce deve fornire. La ricostruzione stessa deve essere occasione per richiamare lavoratori a cui le imprese devono offrire condizioni dignitose del vivere, anche questo servirà alla rinascita. Nel dibattito viene fuori qualcosa in più, rappresentato dagli interlocutori presenti: i rappresentanti di Confindustria nel pubblico, gli interventi al microfono: la Cgil nazionale rappresentata da Susanna Camusso, il collegamento con l’esperienza dell’Emilia Romagna: il voltare pagina non è solo un fatto locale. Vasco Errani racconta come, nel giorno del suo terremoto, la prima cosa è stata telefonare agli aquilani e agli umbri. Nessuno «è nato imparato». Poi, però, a soccorrerlo, nel sisma della «Bassa» c’è stata anche la sua grande esperienza amministrativa. C’è una nuova spada di Damocle sulle teste dei terremotati abruzzesi, la spiega il parlamentare Giovanni Lolli: l’Europa chiede che siano restituite le tasse di cui, con tante lotte, gli aquilani hanno ottenuto la sospensione. La chiave della soluzione del problema Errani la trovata nel concordare tutto, preventivamente, con l’Europa.. Esperienza amministrativa, Piano del lavoro della Cgil, una legge nazionale sulle grandi calamità, perché, spiega Errani, «non si può ogni volta ricominciare da capo». È un programma di governo di cui L’Aquila vuole essere simbolo.

Jolanda Bufalini