Giorno: 4 Febbraio 2013

Il festival delle promesse, di Pierluigi Battista

È efficace l’ultima «proposta choc» di Berlusconi, culmine di una campagna elettorale che due mesi fa appariva irrimediabilmente perduta? Dipende da qual è il punto di partenza. Si vuole partire dai sondaggi che negli ultimi mesi del 2012 davano il Pdl a poco più del 10 per cento? Allora la strategia di parziale recupero dei consensi perduti conosce con il pacchetto delle misure palesemente irrealizzabili — e con la promessa fantasiosa di restituzione cash dell’Imu versata l’anno scorso sulla prima casa—il coronamento di una campagna tambureggiante. Ma se si parte dal 38 per cento che il Pdl conquistò non un secolo fa, bensì nel 2008, allora Berlusconi può proporre le cose più fantasmagoriche, vagheggiare «restituzioni » più volte promesse e tuttavia mai mantenute per il loro evidente irrealismo, ma il successo è oramai solo un ricordo del passato: il centrodestra si è sgretolato e il suo leader può puntare solo su una sconfitta di misura. Che certo, confrontata col precedente stato comatoso, appare quasi come una miracolosa mezza vittoria. Ora però gli avversari di Berlusconi …

Critica al "nuovismo" di cui si vanta Monti, di Franco Monaco

Gli osservatori hanno abbondantemente segnalato le metamorfosi di Monti, la sua relativa, sorprendente berlusconizzazione. Sia nel suo stile comunicativo, sia nella sua repentina conversione a politico prodigo di facili promesse. Un mutamento dagli esiti francamente caricaturali. Come non rammentare l’enfasi sulla sua sobrietà e sul suo rigore calvinista, sul suo profilo di «civil servant» e di «riserva della Repubblica» alieno dalle miserie e dalle debolezze del politico tradizionale e agli antipodi del calco berlusconiano? Un profilo che finalmente ci riabilitava agli occhi del mondo dopo lunghi anni nei quali il nome dell’Italia era stato associato ai peggiori luoghi comuni su di essa e sui suoi atavici vizi, semmai esasperati dal moltiplicatore e dall’unicità rappresentati dal Cavaliere? Ma preme, ora, isolare soprattutto un altro elemento: la leggerezza e il nuovismo di Monti. Da quando egli ha fatto il suo ingresso in politica, ha rivendicato la novità della sua iniziativa in opposizione ai «vecchi partiti». Sostanzialmente quasi tutti gli altri. Più volte egli ha esibito con orgoglio la circostanza di avere allestito una offerta politico-elettorale nel giro …

In pensione a 67 anni, ma con "Active ageing", di Anna Maria Bellesia

Pur rivolgendosi all’elettorato italiano, Monti ce lo dice in inglese. “Active ageing” fa molto più “Europe” (in inglese). Vuoi mettere rispetto a un banalissimo “invecchiamento attivo” nostrano che potrebbe perfino preoccupare gli elettori! “È falso – dice – che per dare lavoro ai giovani sia necessario prepensionare gli anziani, ma è vero esattamente il contrario: i Paesi con tasso di occupazione degli anziani più alto sono anche quelli con tasso di occupazione giovanile più alto”. Ecco la ricetta dunque: forti incentivi economici (sgravi fiscali e sgravi contributivi, sulla linea inaugurata con la legge Fornero) e normativi se si assumono cinquanta-sessantenni, maggiore flessibilità nella fase 62-67 anni, con possibilità di combinare part-time con mezza pensione. Veramente questa possibilità c’era già, ma in futuro sarà spostata più avanti negli anni. Insomma i docenti italiani, la cui età media è fra i 50 e i 60 anni, si rassegnino all’“Active ageing”, invecchiando attivamente ancora per molti anni nelle loro scuole. Naturalmente aumentando la produttività e la flessibilità. Immaginiamo come. La didattica sarà sempre più personalizzata, con attenzione ai …

Letta: "Non è più credibile. Ci ha fatto quasi fallire", di Fabio Martini

Per «parare» l’ultima sortita di Berlusconi, il Pd ha deciso di puntare tutto sulla denuncia circostanziata dell’inaffidabilità del Cavaliere e della sua proposta. Ma anche potenziando un messaggio squisitamente politico, come spiega Enrico Letta, numero due del partito: «Dobbiamo marcare ancora meglio un concetto essenziale: l’alternativa è tra noi e Berlusconi, perché con questa legge possiamo vincere o noi o lui. Chi arriva terzo o quarto non cambia il destino del Paese. Chi fa perdere noi, fa vincere Berlusconi». La proposta di Berlusconi è corredata di ipotesi di copertura, perché non dovrebbe essere credibile? «No, non è credibile. Perché la fa Berlusconi. Perché è basata su premesse che non tengono conto della verità. Perché non si poggia sulla possibilità di realizzarla dal punto di vista della solidità politica». Tra tante, qualche promessa Berlusconi l’ha mantenuta, a cominciare dall’abolizione integrale dell’Ici «Berlusconi è l’uomo che ha fatto quasi fallire l’Italia e ora si ripropone, rovesciando la verità e facendo promesse irrealizzabili per il futuro. Contando sul fatto che, ogni tanto, gli italiani hanno la memoria corta». …

Cosa c’entra la finanza con l’istruzione?, di Antonio Scurati

Assistiamo a un paradosso rivelatore. Non passa giorno senza che il mondo della finanza non si dimostri un perverso anti-modello, incline ad aggravare le nostre crisi economiche e a precipitare la nostra crisi morale. Eppure, quando finalmente l’opinione pubblica pare allarmarsi per il drammatico calo di iscrizioni alle nostre università, ecco che gli opinion maker corrono in soccorso dell’università applicando al suo caso il linguaggio della finanza. «Il rendimento del capitale per laurearsi è circa pari al 10%, molto maggiore del rendimento di un portafoglio medio di azioni e obbligazioni (3,6 %)». Frasi come questa ci hanno costretto a leggere nei giorni scorsi – accanto ai titoli sullo scandalo Mps – i grandi quotidiani nazionali di questo nostro bizzarro Paese. A questo punto è necessario prendere posizione. La mia è la seguente: l’applicazione al mondo universitario di questa logica finanziaria, di questo linguaggio da mutui subprime e da derivati, non lo soccorre ma gli assesta il colpo letale. Anzi, proprio questa colonizzazione dei territori del sapere (e della vita) da parte di una logica basso …

Altro che giovani schizzinosi metà dei laureati cambia città, di Corrado Zunino

I laureati italiani non sono schizzinosi né indolenti. Ora è certificato: l’aggettivo choosy del ministro Fornero, che fece seguito all’ancor più perentorio “sfigati” del suo sottosegretario Martone, non trova riscontro nell’ultimo lavoro sul tema. Lo ha commissionato la Fondazione sussidiarietà, ci hanno lavorato il dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica e il Consorzio AlmaLaurea, che da dieci anni monitora i percorsi formativi e professionali dei neolaureati italiani. Questa volta, chiedendo a 5.730 neolaureati se sono stati disponibili a trasferire la propria residenza in un’altra città o accettare lunghi trasferimenti casa-lavoro, il 53 per cento ha mostrato un’adattabilità elevata con picchi superiori alla media tra gli uomini (63%), gli ingegneri (60%), i residenti al Centro-Sud (60%, dieci punti in più rispetto al Nord), gli autonomi (60%) e i lavoratori precari (60%). I più “adattivi”, le definizioni sono del dossier, alle esigenze del mercato oggi guadagnano 100 euro al mese in più. Nel concreto, il 54 per cento ha svolto uno stage in Italia, il 9 per cento all’estero. Nei programmi di studio fuori confine primeggiano, ovviamente, i …

Soumaya Gharshallah: La donna che difende la Primavera nel museo di Tunisi, di Stefania di Lellis

Non si vedono neanche gli occhi, coperti da un paio di occhiali anni Ottanta. Solo un velo nero che ondeggia trasportato da ballerine color cuoio tra un atleta romano nudo e una Torah sottovetro. Baya non è l’unica visitatrice di stretta osservanza islamica nei corridoi del Bardo. Il museo fiore all’occhiello della Tunisia, ma anche cruccio della nuova minoranza rumorosa degli ultrà delle fede che assediano il paese, è punteggiato di donne in niqab accompagnate da uomini con barba d’ordinanza. E poi guide velate e studentesse con l’hijab, il copricapo delle musulmane un po’ meno intransigenti. «Vede, per me avere queste donne qui dentro è un successo», spiega Soumaya Gharshallah. Trentacinque anni, un bambino di tre, è l’unica curatrice di museo della Tunisia e una delle poche nel mondo arabo. La chiamano quella del ‘museo plurale’. Aggettivo che suona quasi blasfemo in un paese dove cresce sempre di più la voce di quelli che a chi reclama democrazia e dialogo rispondono con il pensiero unico di Dio. La straordinaria collezione di mosaici romani, paleocristiani, ebraici …