attualità, cultura, lavoro, pari opportunità | diritti

"Un lavoro dignitoso alle donne per combattere la violenza", di Susanna Camusso

La violenza contro le donne e le ragazze resta una delle forme più gravi di violazione strutturale dei diritti umani a livello mondiale. Qualunque sia la forma della violenza, è sempre dovuta a un comportamento violento ed inaccettabile. Una ragazza su tre oggi nel mondo si troverà ad affrontare alcune forme di violenza nella sua vita. La violenza esiste in tutte le società, in tutti i Paesi, in tutte le aree geografiche e colpisce ovunque i gruppi di donne e ragazze in tutti gli strati della società. In molti Paesi, come l’Italia, mentre le uccisioni in generale mostrano una diminuzione, le ricerche indicano che il femminicidio rappresenta un dato costante nel tempo, da lungo tempo. A nome del movimento sindacale internazionale, rappresentato in questa sede dalla Confederazione internazionale dei sindacati , dell’Internazionale dell’educazione e dell’Internazionale dei servizi pubblici, riteniamo necessario sottolineare che le azioni di prevenzione, contrasto e punizione intraprese dai governi e da importanti attori istituzionali non sono state sufficienti a frenare la violenza fino ad ora. La violenza rimane, pertanto, il principale problema sociale che rischia di cadere nel silenzio se non viene contrastato adeguatamente: se le donne non si sentono adeguatamente protette, la conseguenza sarà una maggiore paura e una maggiore difficoltà a denunciare la violenza. Non ci sono dubbi che una prima risposta a questa sfida consista nel dare alle donne opportunità di un lavoro dignitoso, dato che il lavoro dignitoso significa sicurezza, empowerment e autonomia necessarie che permettono alle donne stesse di denunciare apertamente i responsabili. La violenza contro le donne si compie per lo più nei luoghi protetti, in famiglia, in casa e nei luoghi di lavoro. La violenza di genere è un fenomeno diffuso ancora molto sottostimato. Interessa milioni di donne e comporta conseguenze sproporzionate sui gruppi di donne vulnerabili come le lavoratrici domestiche, migranti e precarie. Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la grave situazione della violenza di genere nei luoghi di lavoro che nega alle donne il diritto fondamentale di vivere in dignità e libertà. Come sindacati chiediamo che siano adottate misure urgenti a livello internazionale per assistere le lavoratrici nel contrastare la gravità della massiccia violenza e per stabilire una strategia per prevenire ed eliminare queste pratiche. La Commissione sulla condizione delle donne del 2013 deve adottare delle Conclusioni finali forti che prevedano un forte impegno a sviluppare un Piano d’azione globale vincolante per porre fine alla violenza sulle donne e sulle ragazze, con una particolare attenzione alla prevenzione della violenza, fornendo una guida operativa per il monitoraggio degli obblighi internazionali esistenti, come la Convenzione Cedaw e la piattaforma d’azione di Pechino. Le disuguaglianza di genere e le discriminazioni inaspriscono la violenza. In cinque anni di profonda crisi economica e sociale globale, per la maggior parte delle donne sono aumentati gli ostacoli, i problemi, i ricatti e le pressioni sul lavoro. La crisi viene usata come pretesto per ridimensionare i diritti del lavoro e per eliminare posti di lavoro, indebolendo la condizione delle donne e la tutela giuridica sul posto di lavoro. La struttura attuale del mercato del lavoro, sia che impedisca la partecipazione delle donne e sia che le renda sempre più precarie, rappresenta uno dei principali ostacoli per l’autonomia e l’ empowennent delle donne. La privatizzazione, il riaggiustamento strutturale e le varie misure di «austerità» hanno comportato la perdita di importanti servizi pubblici e posti di lavoro nel settore pubblico. Dal momento che in molti Paesi esiste un’alta concentrazione di donne nel lavoro del settore pubblico, le donne sono colpite in modo sproporzionato come lavoratrici e per la loro dipendenza dai servizi pubblici. Inoltre, i tagli alla spesa pubblica hanno un impatto negativo sull’efficacia delle misure preventive e dei servizi sociali forniti alle vittime della violenza. L’eliminazione della violenza richiede un intervento forte delle autorità pubbliche per definire e attuare adeguate misure preventive, per garantire una tutela giuridica, il perseguimento dei reati e per fornire sostegno e risarcimento alle vittime. Per questo motivo, crediamo che debba essere adottata un’azione globale che lavori su tre direzioni e attuarla, senza ulteriori ritardi, in termini culturali e istituzionali. La prima direzione dovrebbe essere la prevenzione che si concentra sull’istruzione delle ragazze e dei ragazzi, delle donne e degli uomini, l’inaugurazione di campagne pubbliche sulle questioni del rispetto della persona, la sicurezza nelle città, norme a tutela delle donne vittime della violenza, centri di consulenza per donne bisognose di aiuto. La seconda dovrebbe contrastare la violenza e garantire la certezza della pena. La terza dovrebbe garantire l’assistenza a coloro che hanno subito a violenza. In altre parole, si tratta di garantire che le donne possano godere pienamente dei diritti umani e delle libertà fondamentali, perché la violenza sulle donne e sulle ragazze è una sconfitta per tutti.

L’Unità 13.03.13