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"Pista di soldi tra Pdl e De Gregorio primo giro di assegni già nel 2006", di Carlo Bonini e Giuseppe Caporali

Il senatore e “congiurato” Sergio De Gregorio non «cambiò casacca» solo nel 2008 perché corrotto da 3 milioni di euro versati da Silvio Berlusconi. Semplicemente – come documenta un giro di assegni della primavera del 2006 – è sempre stato a libro paga del Pdl. Anche dopo la sua rottura nel 2005 con Forza Italia e la candidatura con l’Idv.
E’ una storia che porta in Abruzzo e sul cui proscenio si muovono il parlamentare del Pdl Sabatino Aracu, longa manus del capogruppo del partito alla Camera Fabrizio Cicchitto e suo plenipotenziario nella Regione, Adele Caroli, vicepresidente del consiglio comunale di Pescara ed ex socia di Aracu, e, naturalmente, De Gregorio. Siamo nel febbraio del 2006, mancano 60 giorni alle elezioni politiche che vedranno prevalere l’Ulivo di Prodi sul centrodestra di soli 24 mila voti e, il 24 di quel mese, Aracu stacca dal suo conto presso l’agenzia di Montecitorio del Banco di Napoli San Paolo un assegno da 180 mila euro a favore della Caroli, cui è legato, oltre che dalla comune militanza politica, da rapporti societari nella “3G” (società di contact e call center con sede a Sulmona) e nella “Esseci”, immobiliare con proprietà in Sardegna. Ebbene, neppure una settimana dopo aver incassato la provvista, la Caroli, con un assegno tratto sulla filaliale di Pescara Unicredit-Banca di Roma, gira 100 mila euro a beneficio della Fondazione “Italiani nel Mondo – Reti televisive srl.”, la tasca in cui, nel tempo, De Gregorio farà regolarmente affluire il denaro che, a diverso titolo, e con
le più diverse giustificazioni, riceverà dal Pdl.
La circostanza, anni dopo, emerge nel calderone dell’inchiesta abruzzese sulla sanità e costringe la Caroli a una spiegazione che gli inquirenti chiosano come «poco convincente». La donna sentita a verbale nel 2009 dal colonnello Mauro Odorisio, oggi comandante provinciale della Guardia di Finanza di Pescara – sostiene infatti che quel denaro ricevuto da Aracu ha una sua giustificazione formale. Come documentato da un atto notarile è infatti il corrispettivo – spiega – della cessione al parlamentare del Pdl delle suo quote societarie in “Esseci”. Quanto poi ai 100 mila euro, versati a stretto giro dalla stessa
Caroli alla fondazione di De Gregorio, si tratta – aggiunge – di una semplice “coincidenza temporale”. «De Gregorio mi chiese un prestito a titolo personale – dice la donna alla Finanza – cui io acconsentì versando un assegno da 100 mila euro intestato a Italiani nel Mondo Reti televisive, così come lui stesso mi aveva chiesto. Prestito che poi mi venne restituito in diverse tranche nel giro di un anno».
Peccato che la Caroli, sollecitata durante la sua testimonianza, non sarà in grado di «ricordare su quali conti De Gregorio abbia tratto gli assegni» con cui avrebbe onorato il suo debito. E peccato anche che la Caroli non riesca neppure a spiegare per quale ragione avrebbe ceduto per soli 180
mila euro le quote di una società che, sulla carta, avevano un valore dieci volte superiore. Del resto, il giro di assegni non è l’unico filo che annoda la Caroli ed Aracu a De Gregorio. Dagli atti dell’inchiesta abruzzese, emerge infatti che l’immobiliare “Esseci” ha a sua volta avuto rapporti societari diretti con De Gregorio. «Fra il 2005 e il 2006 – spiega a verbale Maria Maurizio, impiegata della società – sono state fatte da parte della Esseci fatture a una società di De Gregorio che sono prettamente false». Lo stesso format si ripete con la “3G”, con un giro di fatture questa volta verso la Broadcast Video Press, altra società di De Gregorio. Ed è ancora la Maurizio a riferirne. «Era un giro di fatture tremendo. Nel 2003 e 2004, la 3G emetteva fatture false in favore della Broadcast e quest’ultima poi tornava ad emettere fatture nei confronti della 3G».
La “3G” di Aracu, del resto, società oggetto di un’inchiesta della Procura per riciclaggio (in cui risulta indagata anche la Caroli), svela un giro di fondi e finanziamenti che incrociano ancora una volta alcuni dei personaggi chiave nella vicenda della compravendita dei senatori. E’ la “3G”, infatti che paga fatture gonfiate alla International press di Valter Lavitola (il messo del Cavaliere incaricato nel 2008 di versare in contanti a De Gregorio i 3 milioni prezzo del “tradimento”). Ed è Aracu che, destino vuole, si ritrovi quale coinquilino del palazzo in cui abita in via Carducci a Pescara il senatore dell’Idv Antonio Razzi, altro transfuga che troverà la sua nuova casa proprio in coincidenza del suo cambio di casacca a Palazzo Madama.

La Repubblica 14.03.13