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"Metà degli italiani sotto i 16mila euro", di Tonia Mastrobuoni

Una delle notizie principali è quasi in fondo al comunicato del ministero dell’Economia diffuso ieri: nel 2011 le addizionali regionali dell’Irpef sono lievitate in un solo anno del 27%; quelle comunali dell’11%. Il sospetto è che a fronte di dolorosi tagli ai trasferimenti imposti dal governo centrale, le amministrazioni locali abbiano spesso usato la scorciatoia degli aumenti delle tasse invece di sacrificare qualche spesa di troppo.

Un altro dato che fa riflettere è che nel nostro Paese, afflitto notoriamente dalla piaga dell’evasione fiscale, metà dei contribuenti dichiara meno di 15.723 euro all’anno: è il cosiddetto reddito “mediano”. E il 90% fa sapere all’erario di aver intascato meno di 35.601 euro. Se si fa invece la media matematica di tutti i guadagni dichiarati, si arriva a 19.655 euro, un dato cresciuto del 2,1%.

I maggiori protagonisti dell’equilibrio fiscale delle casse dello Stato sono ancora una volta i lavoratori dipendenti e i pensionati, che garantiscono rispettivamente il 54,5% e il 25,5% del gettito Irpef, sommato quasi l’80% degli introiti. Soltanto il 6,7% dell’Irpef versata all’erario viene dagli autonomi, il 3,5% dal reddito di impresa.

I “paperoni” con guadagni superiori a 300 mila euro sono circa 28mila. Rappresentano il

4,8% dell’imposta totale e sono tenuti a dare il contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente i 300 mila euro che garantisce alle casse dell’erario 260 milioni di euro (poco più di 9.000 euro in media, deducibili dal reddito complessivo Irpef).

Un dettaglio altrettanto rilevante è che quasi dieci milioni di italiani non pagano quasi un centesimo. Sono 9,7 milioni di contribuenti che godono di un’imposta netta Irpef pari a zero: «prevalentemente» persone «con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di contribuenti la cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento».

Guardando nel dettaglio alle categorie, gli imprenditori dichiarano in media più di mille euro in meno dei dipendenti e poco più dei pensionati (rispettivamente 18.844 euro, 20.020 euro e 15.520 euro). Gli autonomi sono coloro che denunciano i guadagni più alti: mediamente 42.280 euro. Inoltre, insieme agli imprenditori, hanno registrato gli incrementi di reddito più cospicui tra il 2010 e il 2011 (rispettivamente del 2,3% e del 3,7%)

Il ministero dell’Economia fa sapere inoltre che le regioni con i 740 più ricchi sono Lombardia (23.210 euro) e Lazio (22.160 euro); in coda alla classifica, invece, la Calabria (14.230 euro). «Nel 2011 – si legge nella nota – si registra un ulteriore allargamento del divario nord-sud rispetto al 2010: si riscontra infatti una crescita superiore del reddito complessivo medio nelle regioni settentrionali rispetto al resto del Paese; gli incrementi variano da un massimo del 2,2% al Nord-Ovest ad un minimo dell’1% nelle isole».

Nel 2011, si legge nella nota, «si conferma un buon livello di utilizzo dell’agevolazione per le somme erogate per gli incrementi di produttività». Ne hanno usufruito circa 5 milioni di dipendenti, con un importo imponibile medio di 1.940 euro. Altro dettaglio interessante: sono 100mila gli italiani che hanno pagato la nuova tassa sugli immobili all’estero. E 71mila hanno detto di avere attività finanziarie fuori dai confini nazionali e che hanno pagato la nuova Ivafe.

Infine, il 2,3% di chi dichiara redditi da fabbricati ha approfittato della cedolare secca sugli affitti, cioè 483mila contribuenti circa. In media, l’affitto dichiarato è stato di 8.370 euro.

La Stampa 23.03.13

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OLTRE 4 MILIONI DI POVERI. MA I RICCHI DIVENTANO PIÙ RICCHI, di Amerigo Rivieccio

Sono numeri nerissimi quelli resi noti da Confcommercio nel suo rapporto sulla situazione e le prospettive dell’economia italiana presentato in occasione della prima giornata del Forum di Cernobbio. Si lavora molto, anche più di francesi e tedeschi, ma si produce poco, Pil e consumi sono previsti in picchiata e nel corso del 2013 si registrerà il livello record di oltre 4 milioni di poveri.

Anche la Coldiretti, agganciandosi proprio alla ricerca di Confcommercio, ha rilevato un ulteriore cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani con un crollo dei consumi di carne, in particolare bovina, e la impossibilità, per oltre 6 milioni di italiani ad approntare un pasto adeguato in termini di apporto proteico ogni due giorni.
Anche il Ministero dell’Economia e Finanze ha pubblicato dati preoccupanti relativi alle dichiarazione dei redditi del 2012 in cui si evidenzia come prosegua l’allargamento della forbice tra i più ricchi, con il 5% più benestante che detiene quasi il 23% del reddito ed il 55% più povero che non raggiunge tale quota, ed aumenti anche la distanza economica tra Nord e Sud.
Intanto l’OCSE vede la Cina come prima economia mondiale entro il 2016.

Cernobbio. I dati di Confcommercio
Il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella,ha presentato una ricerca che disegna un futuro nero per il nostro Paese.
Bella in particolare afferma che tutte le variabili economiche sono in peggioramento dal 2007, così l’associazione abbassa la stima del Pil per il 2013 dal -0,8 % di cinque mesi fa a -1,7%. Da notare come in seguito a ciò la riduzione di prodotto pro capite reale sarebbe, alla fine di quest’anno, pari al 10,7% con effetti devastanti sul livello dei consumi con una flessione nel 2013 che potrebbe essere di notevole entità.
Sul punto gli uffici di Confcommercio indicano un valore di -2,4% contro la precedente previsione di -0,9, un dato nerissimo. Con queste valutazioni infatti la perdita di consumi reali per abitante alla fine del 2014 rispetto al picco del 2007, sarebbe pari al 9,7%, equivalente a una riduzione, ai prezzi del 2012, di circa 1.700 euro pro capite.

Confcommercio. Il tema del lavoro è centrale
Per Confcommercio “il tema del lavoro è centrale in qualunque seria strategia di uscita dalla crisi strutturale. Una parte della progressiva marginalizzazione economica che il nostro Paese subisce è spiegata proprio dalla scarsa partecipazione al mercato del lavoro. Nel complesso, in Italia, su 100 persone ne lavorano 38; sono oltre 49 in Germania”.
Grave soprattutto la situazione delle fasce più deboli, giovani e donne in testa con la “crisi economica che confina ormai con la crisi sociale”.

Coldiretti. Più poveri anche a tavola
La Coldiretti, in riferimento al rapporto su economia e lavoro diffuso dalla Confcommercio ha pubblicato una nota preoccupante. Viene infatti sottolineato come cali “nel 2013 del 7% il consumo di carne con oltre 6 milioni di italiani che non riescono, a causa della crisi, ad approntare un pasto adeguato in termini di apporto proteico ogni due giorni”.
Proprio sul consumo di carne si è infatti registrato un vero e proprio crollo dei consumi, con un taglio del 7% nelle macellazioni bovine nel primo bimestre, rispetto allo scorso anno. Con la crisi nel 2013, secondo un sondaggio effettuato dalla medesima associazione, “quasi un italiano su tre (32%) a pranzo consuma esclusivamente un piatto di pasta che sazia di più e costa di meno mentre solo il 18% dichiara di fare quotidianamente un pranzo completo”

MEF. Analisi del reddito 2011. Aumentano le disuguaglianze
Il reddito medio dichiarato dagli italiani nel 2012 e relativo al 2011 sfiora i 20mila euro (19.655 euro) per un totale complessivo di 805 miliardi. A dirlo è il Dipartimento delle Finanze in una analisi sulle dichiarazioni dei redditi del 2012.
I dati sono in aumento sul 2010 (+1,5 per cento e +2,1 per cento), ma il il reddito complessivo del contribuente mediano scende a 15.723 euro. Ovvero la metà dei contribuenti non supera il reddito di 15.723 euro. A colpire sono però i dati sulle disuguaglianze, con il 5 per cento dei contribuenti con i redditi più alti che detiene il 22,9 per cento del reddito complessivo, una quota maggiore a quella detenuta dal 55 per cento dei contribuenti con i redditi piu’ bassi. Il 90 per cento dei soggetti dichiara invece un reddito complessivo fino a 35.601 euro. Anche nel 2011la regione con reddito medio complessivo piu’ elevato e’ la Lombardia (23.210 euro), seguita dal Lazio (22.160 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio piu’ basso con 14.230 euro. Ma la differenza aumenta con una crescita superiore del reddito complessivo medio nelle regioni settentrionali rispetto al resto del Paese; gli incrementi variano da un massimo del 2,2 per cento al nord-ovest a un minimo dell’1,0 per cento nelle isole.

MEF. Più ricchi i dipendenti che gli imprenditori
Dall’analisi per tipologia di reddito emerge che i lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 42.280 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori e’ pari a 18.844 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti e’ pari a 20.020 euro, quello dei pensionati pari a 15.520 euro e, infine, il reddito medio da partecipazione e’ pari a 16.670 euro. Con una crescita rispetto al 2010 dei redditi medi d’impresa del +3,7%, da pensione (+3,6%) e da lavoro autonomo (+2,3%) maggiore del reddito medio complessivo (+2,1%), mentre il reddito medio da lavoro dipendente (+1,1%) e da partecipazione (+1%) crescono in misura inferiore.

Ocse. La Cina prima economia mondiale già nel 2016
Il nuovo Economic Survey of China dell’OCSE, presentato oggi a Pechino, ha svelato in 161 pagine il futuro del gigante asiatico. L’organizzazione parigina è ottimista sull’andamento dell’ economia del gigante asiatico. Nel 2013 si prevede una crescita dell’8,3% e una ulteriore espansione nel 2014. Nei prossimi anni Pechino dovrebbe continuare a svilupparsi con un tasso medio di crescita dell’8%.
Ciò porterebbe la Cina a diventare la prima economia mondiale già nel 2016.

da dazebao.org