Giorno: 10 Giugno 2013

"Festival di Modena. Quando filosofia fa rima con la voglia di spettacolo", di Francesco Rigatelli

Nel 2001, fra la via Emilia e il West, si aprì in Italia il secondo grande festival dopo quello di Mantova che partì nel 1997. Anche se Modena un primato lo può vantare lo stesso. Il Festival Filosofia diede infatti il via alla serie dei festival disciplinari. Perché se a Mantova importarono dall’Inghilterra l’idea di una manifestazione letteraria, sotto la Ghirlandina, da cui si buttò l’ebreo perseguitato Angelo Fortunato Formiggini facendo il gesto dell’ombrello al Duce, hanno inventato un nuovo formato poi esportato in Europa. Non era scontato allora che la Filosofia ce la facesse da sola. Per questo la fondatrice Michelina Borsari pensò a una parola chiave ogni anno diversa. E a due parti del programma. Una strettamente filosofica, con una cinquantina di relatori sparsi tra i centri storici di Modena, Carpi e Sassuolo, di cui una decina esteri, tradotti scientificamente sulla base dei loro testi scritti inviati prima. «Se no simultaneamente li traducono come per le ceramiche», rivelò una volta l’organizzatrice. E un’altra parte di arti visive, performative, musicali. Senza dimenticare i comici: …

"Guai a cadere nella trappola semi-presidenzialista", di Antonio Lettieri

Sembrava che tutti fossero d’accordo sul superamento dell’indecente modello elettorale, non a caso definito Porcellum. Ora, il Pdl pone come condizione e contropartita l’abolizione del regime parlamentare e il passaggio al semipresidenzialismo. L’aspetto ricattatorio è fuori discussione. Ma, al di là delle circostanze, bisogna riconoscere che il presidenzialismo è sempre stato per la destra la madre di tutte le riforme costituzionali, essendo basato sul principio di un potere «forte», concentrato in un leader, più o meno carismatico, direttamente eletto dal popolo. A maggio di un anno fa Berlusconi e Alfano avevano avanzato la proposta del semipresidenzialismo come «l’atto fondativo della terza Repubblica». E Giovanni Sartori scriveva: «Improvvisamente Berlusconi (che di fiuto ne ha da vendere e che non si rassegna certo a stare in panchina) tira fuori dal cappello il modello francese». L’aspetto più intrigante è che la destra italiana non ha mai guardato al modello presidenzialista per eccellenza, vale a dire, quello americano, vecchio di più di due secoli e punteggiato da una storia di grandi presidenti. Qual è il motivo di questo mancato …

"La flessibilità non è l'antidoto alla crisi", di Carlo Buttaroni*

La Contea del Fermanagh è una delle sei contee dell’Irlanda del Nord. È la più lontana dalla capitale Belfast e, con i suoi 55mila abitanti, anche la Contea meno popolata. Qui la crisi si è fatta sentire duramente. Moltissime attività hanno chiuso e la disoccupazione ha colpito le famiglie più che altrove, lasciando ferite difficili da rimarginare. In questo luogo, il 17 e 18 giugno si svolgeranno i lavori del G8, summit degli otto Paesi che rappresentano il 13% della popolazione mondiale e, soprattutto, pi ù del 53% della ricchezza globale. L’amministrazione locale ha scelto di ridurre questo contrasto così forte con una scelta shock: far diventare il percorso dei grandi della terra un set cinematografico degno di Hollywood. Poster e grandi adesivi raffiguranti scaffali ordinati e pieni di merce, famiglie sorridenti e impegnate a fare acquisti, Un inno alla finzione, un restyling surreale, la povertà nascosta con tecniche di fotomontaggio. Il caso, inevitabilmente, ha scatenato polemiche di ogni tipo. La reazione è piuttosto di sgomento e profonda riflessione. Quella che stiamo vivendo è la …

"L’anno nero delle retribuzioni. I salari reali hanno perso 500 euro", di Mariolina Iossa

Questo emerge dalle tabelle contenute nell’appendice alla Relazione annuale di Bankitalia, secondo le quali il calo più evidente è quello che riguarda le retribuzioni dei dipendenti della pubblica amministrazione, passate da 31.964 a 30.765, e che quindi perdono 1.200 euro a causa principalmente del blocco dei contratti. Adesso lo dice anche la Banca d’Italia. I salari perdono denaro sonante in termini di potere d’acquisto e le retribuzioni sono più povere. Tra il 2011 e il 2012, gli stipendi reali, quindi al netto dell’inflazione, hanno perso l’1,9 per cento, scendendo in media per unità di lavoro dipendente da 25.130 euro a 24.644 euro, quasi 500 euro in meno nelle tasche dei dipendenti in un anno. Questo emerge dalle tabelle contenute nell’appendice alla Relazione annuale di Bankitalia, secondo le quali il calo pi ù evidente è quello che riguarda le retribuzioni dei dipendenti della pubblica amministrazione, passate da 31.964 a 30.765, e che quindi perdono 1.200 euro a causa principalmente del blocco dei contratti. Addirittura oltre i 1.200 euro perde il credito. In questo settore si passa …

"Quando in casa il capofamiglia è la mamma", di Maria Novella De Luca

Erano le invisibili. Quelle che dal lavoro erano uscite, spesso alla nascita del primo figlio, quelle che nel lavoro non erano mai entrate, quelle che invece volevano finalmente riposarsi. Diplomate, anche laureate, classe media e working class. Oggi sono capofamiglia, spinte fuori dall’ombra, uniche portatrici di reddito, un esercito crescente di donne che nella desertificazione della crisi si sono reinventate salari e mestieri, dando vita ad un nuovo, singolare e moderno matriarcato. È nella classifica dell’ultimo rapporto Istat, che segnala il dato paradossale di un aumento dell’occupazione femminile (più 117mila unità rispetto al 2008) mentre la recessione spazza via stipendi maschili e giovanili, che si trovano le cifre di questa embrionale inversione di ruoli. Le famiglie in cui soltanto la donna lavora, (negli Stati Uniti dove il fenomeno è esploso si chiamano breadwinner, procacciatrici di cibo), nel 2012 sono diventate l’8,5% delle coppie con figli. Un numero significativo con una velocissima evoluzione temporale, passata dal 5% del 2008 all’8,4% di oggi. Racconta Giuseppina Albinoni, insegnante di scuola primaria, e mamma di Alice e Giorgio di …

"Napolitano, la mia vita dal Pci al Colle “Sì al bis per superare la paralisi ora riforme, poi ognuno per la sua strada”, di Simonetta Fiori

«Ora vi rivelo un retroscena», ha detto ieri a Firenze Eugenio Scalfari nel presentare la videointervista con Giorgio Napolitano. «Poco prima della scadenza del suo mandato, andai a trovarlo al Quirinale per proporgli di venire a Repubblica delle Idee, e lui accettò, nella convinzione che non sarebbe stato più presidente». Ma in quello stesso incontro, Scalfari gli chiese la disponibilità a farsi rieleggere. «Ero latore di un messaggio che proveniva da due alte cariche del partito democratico, dunque aggiunsi: ambasciatore non porta pena. Il presidente mi lasciò parlare e poi mi disse: no, tu la pena ce l’hai, perché non sei un ambasciatore neutrale. E mi spiegò dettagliatamente le ragioni per cui non voleva essere rieletto ». Poi le cose sono andate diversamente e nell’intervista Napolitano ripercorre i passaggi più delicati. Il dramma di un Parlamento «impotente» e la sua scelta di accettare il bis. Fino ad arrivare ad una fase, quella delle larghe intese, in cui le riforme «devono essere fatte», a partire dalla legge elettorale. Poi «ciascuno riprenderà la sua strada». Un gremito …

"Intervista a Massimo Monaci. Giù il sipario", di Francesca De Sanctis

Video, petizioni, lettere, perfino proteste sui tetti. I piccoli e grandi Teatri d’Italia, pubblici e privati, mettono in campo tutti gli strumenti che hanno a disposizione per dire “NO alla chiusura”. La crisi sta ammazzando anche loro. Basta fare un rapido giro d’Italia, dal nord al sud, per capire che in molti casi è già andato in scena l’ultimo spettacolo. Se n’è accorto pure Maurizio Crozza, che di recente, in un monologo sulla crisi della cultura aveva denunciato: «Centinaia di teatri stanno chiudendo in tutta Italia!». Spesso quelli in difficoltà sono spazi storici, con anni e anni di esperienza alle spalle: parliamo dell’Arena del Sole Bologna, dell’Archivolto di Genova, dell’Eliseo di Roma, e poi il Sancarluccio di Napoli, il Teatro Bellini e lo Stabile di Catania… L’elenco è molto più lungo e fa una certa impressione. Gestire gli spazi è sempre più faticoso, dunque. Cos ì succede anche che molte sale romane chiedano un affitto da pagare alle compagnie ospiti. Di conseguenza, per gli attori che non lavorano nella capitale, trovare una «piazza» a Roma …