attualità, politica italiana

"Il debito pubblico è il prodotto di secoli, ma il malefico “spread” di appena nove anni: la somma dei malgoverni berlusconiani", di Guido Carandini

Spesso per capire l’attualità occorre guardare parecchio indietro nella storia. E scoprire, per esempio, che risale al 1694 la nascita della Banca d’Inghilterra e, con essa, del primo sistema del “debito pubblico” che poneva il finanziamento dello Stato su una base più solida di quella precedente dei banchieri privati. La fiducia su cui si poté costruire allora il debito pubblico inglese era essenziale per i banchieri olandesi che lo finanziavano anche per approfittare dei più alti tassi di interesse pagati dalla Banca centrale inglese. Come vedete c’è poco di nuovo sotto il sole: gli Stati si sono indebitati da quando la spesa pubblica ha cominciato a superare gli introiti fiscali.
Ma per un paradosso dell’economia capitalista, studiato da pochi economisti (da noi, a mia conoscenza, solo da Paolo Leon) il passivo dei conti pubblici può accrescere il reddito nazionale (il Prodotto interno lordo) e, per questa via, trasformarsi in un attivo nei conti privati, per esempio aumentando simultaneamente i profitti delle imprese e i consumi dei loro dipendenti. E poiché dunque nel PIL, al contrario che nei bilanci delle imprese, profitti e salari si sommano ne consegue che se ( e soltanto se) il debito dello Stato aumenta ma di pari passo contribuisce ad accrescere con la spesa pubblica il PIL, la percentuale del primo sul secondo può rimanere contenuta. Ma se invece, a causa di una cattiva politica economica, il debito aumenta ma non il PIL, allora il rapporto debito/PIL può crescere a dismisura e con esso la sfiducia dei creditori nella solvibilità dello Stato. Cosicché tendono a disfarsi dei titoli che ha emesso o a pretendere, per acquistarli, tassi che possiamo chiamare usurari.
Il rapporto debito/PIL italiano, adesso del 120%, è uno dei più alti del mondo e quindi i “banchieri olandesi” del nostro tempo pretendono tassi di interesse molto elevati rispetto a quelli di altri Stati meno indebitati (lo “spread”) facendoci rischiare il fallimento. E siccome questo avviene a dispetto delle drastiche misure assunte dal nuovo governo Monti, la sua legittimità diventa dubbia per questa semplice domanda: ma allora che senso ha avuto disfarci di quello vecchio per quanto orribile fosse? La risposta è anch’essa semplice: perché sono i governi Berlusconi i principali responsabili di quel 120% . Questa volta basta andare indietro di soli venti anni e non di oltre tre secoli.
Quando nel 1991 Andreotti varò il suo ultimo governo il rapporto debito/PIL (d/P) era ancora al 98%. Con i successivi governi Amato e Ciampi il d/p cominciò a salire fino al 115% ma fu con il primo governo Berlusconi (1994-95) che raggiunse il livello patologico del 122%. Dal 1995 al 2001 con i governi Dini, Prodi, D’Alema e Amato vi fu un forte impegno che lo ridusse di ben sedici punti fino al 106 %. Il secondo governo Berlusconi 2001-2005 non proseguì quella politica di rigore e il d/P non scese ulteriormente. Anche col governo Prodi 2006-2008 si rimase a quel livello ma col terzo governo Berlusconi 2009-2011 si è fatto il salto decisivo di quattordici punti che ci ha portato alla situazione attuale: dal 106 % il d/P è salito al 120% soprattutto perché il tasso di variazione del PIL nel 2009 è precipitato al -5% (dati della Banca Mondiale). E la fiducia dei mercati è calata non solo registrando quel disastro, ma anche lo scandaloso comportamento privato del Premier e l’infimo livello del suo governo.
Ora è del tutto lecito dissentire dalla linea recessiva adottata finora dal governo Monti e dubitare che, di fronte a essa, i soliti “banchieri olandesi” si accontentino di tassi di interesse più moderati abbassando il maledetto spread. Gli economisti come Paul Krugman e Paolo Leon suggerirebbero una politica opposta a quella “austera” che piace alla grande finanza. Ma ci mancherà nel 2012 una “Banca d’Europa” che, come la “Banca d’Inghilterra” del 1694, abbia i poteri e goda della fiducia necessaria per farci superare la crisi iniettando nel sistema economico tutto il denaro necessario per ridargli fiato.

guidocarandini.blogspot.it