Giorno: 25 Gennaio 2012

Mezze parole, mezze decisioni, passi a metà, non servono più

“Il PD si sta impegnando perché ci sia una piattaforma comune dei progressisti europei, così che nella crisi già si veda finalmente un’Europa come comunità e non solo come tavolo di nazioni”. Dichiarazione di voto di Pier Luigi Bersani alla Camera dopo il discorso del premier Monti sulla politica europea dell’Italia Signor Presidente, come si sa noi sosteniamo lealmente e con le nostre idee il Governo Monti, che per noi è un Governo di emergenza e di impegno nazionale. Fuori sacco dirò che al Governo di emergenza formuliamo l’auspicio che voglia presidiare visibilmente emergenze sociali che si mostrano nel Paese; un Paese che deve essere guardato in faccia certamente nell’esigenza di riforma, ma anche nelle difficoltà più immediate ed acute che sta vivendo. Al Governo di impegno nazionale – arrivo al tema di oggi – chiediamo, fra le altre cose, di rimettere in carreggiata il nostro ruolo europeo e di ridarci il nostro profilo europeo, che non è quello di parlare di Europa come se si bussasse alla porta di casa altrui per vedere se …

"Laurea triennale abbandonata", di Luigi Berlinguer

Lo studio della Fondazione Agnelli di cui Il Sole 24 Ore ha dato conto ieri è, come sempre, un contributo serio per l’Italia e non solo. Vorrei però fare qualche precisazione. Lo studio evidenzia una diminuzione delle immatricolazioni negli atenei italiani. È un fenomeno preoccupante ma sarebbe sbagliato imputarlo al Processo di Bologna. La commissione cultura del Parlamento europeo ha approvato ieri la mia risoluzione per il rilancio del Processo di Bologna, ovvero lo spazio europeo dell’istruzione universitaria. Il voto favorevole, praticamente all’unanimità (due soli i contrari), è stato espresso dai parlamentari popolari, socialisti e democratici, verdi, liberali. Lo spirito di questa scelta segna una svolta per il mondo universitario: rilancia infatti il processo di armonizzazione dei diversi sistemi e afferma che, insieme alla competenza dei singoli Stati, esiste anche una competenza in materia dell’Unione Europea. L’obiettivo principale è quello di far sì che le diverse università “nazionali” offrano titoli riconosciuti da tutti gli Stati d’Europa. Naturalmente si tratta di un percorso che individua alcune misure da adottare per tagliare un traguardo così importante. Un …

"I laureati non sono tutti uguali", di Marco Meloni

L’abolizione del valore legale del titolo di studio è come l’araba fenice, ma in questo caso “cosa sia nessun lo sa”. Il suo ruolo nel dibattito pubblico si riduce spesso a una sfida tra due tifoserie che non si comprendono, né si sforzano di capire di cosa stiano parlando. Proviamo piuttosto a entrare nel merito delle questioni, per cogliere davvero l’opportunità di varare riforme utili in tempi rapidi e far maturare il nostro discorso pubblico. Partiamo dai fatti. Come ha correttamente ricordato ieri su queste colonne Giliberto Capano, non possiamo abolire qualcosa che non esiste. Il complesso concetto di valore legale dei titoli, studiato tempo fa da Sabino Cassese, richiama un insieme di norme che, in termini generali, disciplinano da un lato l’autorizzazione ad istituire le università, e dall’altro la capacità delle medesime di rilasciare attestati dotati di effetto giuridico. A loro volta, a questi ultimi sono connessi la facoltà di svolgere esami di stato per l’esercizio di alcune professioni (medico, ingegnere, eccetera), i meccanismi di reclutamento tramite concorsi e le progressioni di carriera nella …

E i docenti difendono gli universitari: "Spesso devono lavorare", di Maria Novella De Luca

Pochi tutor e atenei sovraffollati ecco perché l´università dura di più “In Italia c´è un docente ogni 800 ragazzi, contro l´uno a uno anglosassone” Nelle loro università, spesso, hanno dovuto fronteggiare occupazioni e proteste, giornate dure, tensioni, assemblee, cortei. “Loro” infatti sono l´istituzione, l´ateneo, rappresentano il sistema, sono la controparte. Eppure questa volta rettori, docenti e studenti sembrano essere dalla stessa parte della “barricata”, singolarmente uniti nel respingere al mittente (cioè al sottosegretario al Welfare Michael Martone) quell´accusa di “sfigati” e fuoricorso lanciata agli universitari d´Italia. Perché i problemi degli atenei sono così grandi, e così grande è la crisi che riguarda il futuro dei giovani, che quella parola, “sfigati”, anche se molto “teen” suona davvero un po´ offensiva. Spiega Massimo Maria Augello, rettore dell´università Pisa, 50mila studenti in una città di 90mila abitanti: «Il tema è sensibile, ma è davvero fuorviante trattarlo così, anche perché i laureati italiani, vorrei ricordarlo, non sono secondi a nessuno. È vero però che esiste una parte di ragazzi che all´università si perde, rallenta, abbandona. E infatti noi abbiamo …

"Non colpevolizzare i ragazzi, introdurre sistemi premianti", di Mila Spicola

Le storie di chi si impegna ma poi è costretto a mollare o a lasciare l’Italia dimostrano che il problema è altrove ed è strutturale. Purtroppo «sfigati» si diventa dopo la laurea De sfigatibus. Laura si è laureata in ingegneria idraulica a 22 anni, quasi 23,un genio delle turbine e dei calcoli, ha poi vinto il dottorato, a Palermo,“ da sola”, senza calci, ha trovato pure il tempo di sposarsi e la domenica va a pranzo dai suoi.«Mamma, straccio le statistiche, discuto la tesi next year,un anno a Baltimora, torno, concorso da ricercatore e zac! Bambino entro i 29, scommettiamo? ». Scommessa persa. «Dottoressa, con questi chiari di luna io non posso assicurarle nulla al suo rientro dagli Usa; sì c’è il concorso ma…».Ma un collega milanese del prof c’ha il figlio e, si sa, i figli so’ figli…» e Laura piange: parte e rimane fuori? E Mauri? Rimane? A fare che? Pensa a Norman: due anni fa si è lanciato da una finestra del pensionato universitario. Il suo prof gli aveva detto le stesse …

"Fornero frena «Mai detto di togliere la Cigs»", di Massimo Franchi

Giornata difficile per la ministra dopo le polemiche. Anche nel governo c’è freddezza Il nuovo testo da presentare ai sindacati sarà pronto soltanto la prossima settimana. Precisazioni e amarezza. Il day after del primo tavolo con le parti sociali per il ministro Elsa Fornero non è facile. C’è da rassicurare sulla cassa integrazione straordinaria gli oltre 300mila lavoratori che ne stanno usufruendo. «Sono assolutamente ipotesi premature,non siamo entrati nella individuazione di soluzioni, il che sarebbe stato arrogante da parte del governo», precisa di buon mattino il ministro. «È stato detto che Fornero vuole eliminare la Cassa straordinaria. Non è scritto nel documento e non lo so, vedremo, ne parleremo con i sindacati», precisa ulteriormente nel pomeriggio. Poi l’amara constatazione: «Il 2012 sarà un anno molto difficile, non potremo fare grandi innovazioni». La professoressa non è abituata ad essere nell’occhio del ciclone. Le era già capitato dopo le lacrime nel pronunciare la parola «sacrifici» per la sua riforma delle pensioni. Questa volta è diverso. Questa volta in discussione non è una sua reazione emotiva. Questa volta …