attualità, lavoro

"Disoccupazione giovanile, nuovo record verso il 30%", di Luigina Venturelli

Per i diretti interessati – i giovani italiani tra i 15 e i 24 anni, che in un caso su tre sono senza lavoro – non si tratta certo di una novità. Proseguono la ricerca di un’occupazione in un paese povero di opportunità e lungimiranza, oppure si rassegnano, sognando tempi o luoghi migliori, comunque insofferenti all’ennesima conferma statistica. Da troppo tempo assistono alla crescita costante dell’indice di disoccupazione delle nuove generazioni, ogni mese rivisto al rialzo di qualche decimo di punto, ogni mese infranto il record precedente. È accaduto anche ieri, quando l’Istat ha fissato al 29% il nuovo livello d’allarme registrato a dicembre: lo 0,1% in più rispetto a novembre e il 2,4% in più rispetto a dicembre 2009. Ovviamente, si tratta di un nuovo record negativo, il peggiore dal gennaio 2004, data d’inizio delle rilevazioni storiche. E ben poco consola la stabilità dell’indice di disoccupazione generale, rimasto fermo all’8,6%, o il lieve calo di quella femminile, in diminuzione di 0,3 punti al 9,6%, visto il pari e contestuale aumento delle donne inattive, che rinunciano anche a cercare un’occupazione. Il confronto con il resto d’Europa, semmai, non fa che aggravare il quadro nazionale: sia nella zona della moneta unica, sia nell’Unione allargata a 27 paesi, la disoccupazione giovanile si è infatti stabilizzata sui livelli dei mesi scorsi, rispettivamente al 20,4% e al21%. La distanza tra le nuove generazioni italiane e quelle d’oltralpe si fa sempre più marcata. LE GIUSTIFICAZIONI DEL GOVERNO Un abisso di fronte al quale si dimostrano sempre più incosistenti le giustificazioni del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui «le incertezze che permangono sulla ripresa contraggono le nuove assunzioni e inducono a consolidare, anche attraverso gli ammortizzatori sociali, i rapporti di lavoro in essere». Insomma, la colpa è sempre della sfavorevole congiuntura internazionale, mai delle manchevolezze della politica industriale del governo. LE ACCUSE DEL SINDACATO Di ben altro tenore i commenti delle organizzazioni sindacali. Secondo la Cgil, in particolare, si sta creando «un vero e proprio gap generazionale che riguarda tutte le forme di lavoro». La segretaria generale Susanna Camusso torna dunque a chiedere «un piano per il lavoro per affrontare i dati drammatici e disastrosi sull’occupazione che investono soprattutto i giovani e le donne del nostro paese», dove «perdurano e si acuiscono gli effetti della crisi economica» e dove «a subirne i costi sono i soggetti più deboli». Altrettanto dure le parole usate dalla Cisl, che nei dati Istat vede la certificazione di «una pericolosa situazione di stallo, in cui i problemi storici del nostro mercato del lavoro si aggravano». Per questo, sottolinea il segretario generale aggiunto Giorgio Santini, «mai come ora è necessario agire con interventi decisi e mirati, sui quali chiediamo al governo una immediata convocazione delle parti sociali». Anche per la Uil serve adottare «vere e proprie terapie d’urto tese ad aumentare la partecipazione al mercato del lavoro». E il Partito democratico, in proposito, ribadisce la sua proposta di «tasse zero per i giovani neo assunti»

L’Unità 02.02.11

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“Disoccupazione giovanile raggiunta quota record 29%”, di Lucio Cillis

Il ministero del Lavoro: numeri che attestano un mercato del lavoro stabile
ROMA – La disoccupazione in Italia è stabile ma a dicembre il tasso di senza lavoro tra i 15 e i 24 anni ha stabilito un nuovo record, toccando per la prima volta dall´inizio delle analisi Istat (il 2004) quota 29%.
Il quadro sempre più allarmante che emerge da questi dati, mostra un Paese in cui i disoccupati, in media, non aumentano, ma dove i giovani pagano il prezzo più alto della crisi che si sta lentamente allontanando: rispetto al dicembre 2009, i disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono aumentati di 2,4 punti percentuali mentre la disoccupazione tra i 15 e i 64 anni, è rimasta ancorata all´8,6%. E se si allarga lo sguardo all´Europa c´è di che preoccuparsi soprattutto per gli under-25: la disoccupazione media nell´Eurozona è stabile al 10%, mentre quella fra i giovani nell´area della moneta unica è al 20,4% e al 21% nell´Ue a 27 paesi, contro il 29% registrato dall´Istat del nostro Paese.
Nel complesso il numero di uomini in cerca di occupazione è salito in modo esponenziale (+1,5% su novembre e +6,5% tendenziale) ma diminuisce l´esercito di donne a caccia di un posto: meno 1,7% in un anno e meno 2,7 rispetto a novembre. Ma nonostante queste variazioni il tasso di disoccupazione rimane un problema che tocca da vicino soprattutto il mondo femminile, con il 9,6% contro il 7,6% dei maschi.
Uno sguardo in profondità ai dati forniti dall´Istituto di Statistica, rivela che il tasso di occupazione, pari al 57%, risulta stabile rispetto a novembre e in calo dello 0,1% rispetto allo stesso periodo dell´anno precedente. Nel contempo a dicembre, rispetto al mese precedente, è calato di mezzo punto il numero di persone in cerca di occupazione, mentre comparando il dato dell´ultimo mese del 2010 con quello del 2009, si assiste ad un´inversione di tendenza, con un aumento del 2,5% del tasso di occupazione. Resta invece stabile il numero di “inattivi”, ovvero coloro che non sono occupati e non vanno a caccia di un lavoro. In generale il tasso di inattività, pari al 37,6%, è invariato rispetto al mese precedente e in leggera diminuzione rispetto a dicembre 2009.
Sono numeri che nell´insieme mettono in allarme il sindacato. La Cgil, con il segretario generale Susanna Camusso, chiede «un piano per affrontare questi dati drammatici e disastrosi sull´occupazione che investono soprattutto i giovani e le donne». Secondo il leader sindacale, il calo del numero di persone in cerca di occupazione, ascrivibile quasi esclusivamente alle donne, e la crescita del tasso di disoccupazione giovanile, «sono delle ferite aperte che vanno curate assolutamente: non possiamo permetterci che i soggetti più deboli, in questo caso i giovani e le donne, si tirino fuori dal mercato del lavoro». Diverso il parere del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi che vede nella rilevazione mensile dell´Istat «un mercato del lavoro che si conferma stabile in un contesto europeo altrettanto stabile».

La Repubblica 02.02.11