attualità, politica italiana

"Lo Stato del pareggio", di Ilvo Diamanti

Il voto della Commissione Bicamerale sul federalismo municipale è esemplare. Raffigura, meglio di molte altre immagini e analisi, lo Stato della politica. Della nostra democrazia. Del nostro Stato. Il “pareggio”, infatti, non significa equilibrio. Al contrario. Il Parlamento, in questo caso, appare davvero rappresentativo di quel che avviene nella società e sul territorio. Di ciò che siamo davvero: un Paese diviso. E sospeso: incapace di seguire un percorso chiaro e con-diviso.

Il pareggio, infatti, è frutto di una frattura politica profonda tra una maggioranza presunta e un’opposizione, a sua volta, incapace di “imporsi”. Ma in grado, comunque, di “opporre” il suo voto, o meglio, il suo “veto” di fronte a questioni determinanti, dal punto di vista simbolico, prima ancora che pratico. Visto che, sinceramente, è difficile definire cosa sarebbe uscito, cosa uscirebbe da questo provvedimento (se comunque proseguisse fino in fondo il suo iter). Passato attraverso mille incontri, mille negoziati, mille modifiche e mille emendamenti. Depurato, precisato e complicato da “milleproproghe”. È difficile sapere cosa ne uscirebbe – ne uscirà – davvero.

Di certo, ha un significato – appunto – simbolico importante. Il Federalismo – senza altri aggettivi. È la bandiera brandita dalla Lega. Per indicare la direzione e la missione politica che persegue. Per dimostrare a tutti
– e agli elettori padani prima di tutti gli altri – che la Lega c’è. E, a differenza di altri, degli stessi alleati, dello stesso Premier, non si limita a dire, ma fa. Oltre alle parole: i fatti. Anche se, per ora e per molto tempo ancora, si tratterebbe comunque e ancora di “parole”. Visto che sarebbe stato – sarà – efficace e operativo solo fra alcuni anni. Il pareggio, però, rende vane anche le parole. E ribadisce “fatti” molto evidenti. Il primo, ripeto ancora una volta: siamo un Paese diviso, governato (?) da una maggioranza che non è in grado di decidere e, comunque, di imporre le proprie scelte. Perché, in fondo, anch’essa, nel Paese, è divisa. Se la Lega è il Nord, il PdL è il Centro-Sud.

In secondo luogo, il pareggio significa che nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Semmai, che hanno perso tutti. Anzitutto e soprattutto, il PdL e Berlusconi, che si confermano in-decisi a tutto. La Lega, che, in Parlamento, non è in grado di portare a termine neppure un simulacro di federalismo. Ma anche l’opposizione di Centro e di Centrosinistra, unita, comunque, nell’opporsi. Ma non quando si tratta di “imporsi”, intorno a un progetto (un soggetto, un leader) comune. Così, questo Paese diviso, si specchia e si riproduce in un Parlamento diviso: come la politica, la società, il territorio. È lo Stato del Pareggio. Dove tutte le sfide che contano finiscono in parità. Cioè, con un nulla di fatto. Oggi, in Commissione Bilaterale: quindici a quindici. Ma, in effetti, si tratta di zero a zero. Sommati, i due punteggi e i due progetti si elidono reciprocamente. Con un solo risultato.
Zero.

da www.repubblica.it