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"Milleproroghe, sì alla fiducia Il Pd: una valanga di tasse sui deboli", di Bianca Di Giovanni

In Senato passa la fiducia sul decreto Milleproroghe (158 sì, 136 no e 4 astenuti). Nessuna novità, se non fosse che alla prima prova di voto dopo la costituzione del Fli, i finiani si dividono. Il capogruppo annuncia il no, c’è chi si astiene e chi non partecipa al voto. Quanto al merito, il Pd spara ad alzo zero. Anna Finocchiaro parla di «una Finanziaria-pasticcio che aumenta le tasse e premia chi non rispetta le regole». «Non bastava il picco storico delle tasse raggiunto da questo governo al 43,4% – aggiunge Giovanni Legnini (Pd) -mancavano alcuni tocchi i fantasia sul sistema tributario italiano come la tassa sul cinema che tutti i giorni pagheranno i ragazzi, pensionati e fasce deboli». Il Pd la ribattezza tassa-vergogna, e lancia una mobilitazione davanti ai cinema di Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna, Bari, Genova, Palermo, Perugia, Pesaro ed altre città italiane, con volantinaggi, presidi, banchetti per sensibilizzare i cittadini.
«Prorpio mentre il cinema italiano rinasce – dichiara Vincenzo Vita (Pd) – il governo tira questa mazzata». Non c’è solo il cinema. Anzi, a catastrofe si aggiunge catastrofe con l’aumento delle addizionali nelle Regioni vittime di calamità naturali.
MILLETASSE
Il «milletasse» lo ribattezza il responsabile economico del partito Stefano Fassina. E se ai prelievi introdotti con questo provvedimento si sommano quelli del federalismo fiscale, si innesca una tenaglia mortale. Nell’ordine: imposta di soggiorno, imposta di scopo, aumentoaddizionale Irpef, aumento Ici su artigiani, commercianti e piccole imprese.
Mentre si chiedono più contributi ai cittadini, il governo «fa marcia indietro su alcuni importanti tagli ai costi della politica – continua Fassina – In particolare, sulla dismissione delle partecipazioni nelle municipalizzate e sui numeri dei consiglieri e degli assessori municipali. La Lega continua a fare da stampella ad un governo moribondo, senza capacità progettuale e senza forza politica per fare le riforme, che riesce soltanto con i voti di fiducia a tagliare diritti, aumentare i costi della politica e caricare di altre tasse i lavoratori, le imprese e le famiglie.

FURBI
Ma non è solo un fatto di fisco. Il testo varato dal Senato che ora arriverà alla Camera per la seconda lettura (sarà in Aula martedì) «contiene norme contro i precari della scuola, che grazie alla Lega non potranno spostarsi di provincia per le supplenze – elenca Finocchiaro – un regalo, a spese di tutti gli italiani, a chi in Padania non ha pagato le multe per le quote latte; tagli alla cultura; e addirittura lo stop alle demolizioni delle case abusive in Campania, anche se costruite in aree protette».
In ogni caso resta la nota positiva introdotta dal Pd (e accolta dalla maggioranza) della proroga di un anno della «tagliola» sui ricorsi dei precari. Ma i lavoratori strappano solo quel risultato. Per il resto, non si sono salvati i precari Inps occupati nell’erogazione degli ammortizzatori sociali: a marzo saranno in 1.300 ad andarsene a casa. Almeno se le cose restano così. «Ci
batteremo alla camera per eliminare il blocco», annuncia Ludovico Vico (Pd), anche se pare assai improbabile la possibilità di modificare il
testo. Tra le altre materie «saccheggiate», il fondo per i malati di Sla (sclerosi amiotrofica) che rischiano di avere meno dei 100 milioni stanziati in partenza. Così come il 5 per mille, che resta a quota 300 milioni, invece dei 400 stanziati nel 2010.
Passa la richiesta trasversale di rifinanziamento del fondo per l’editoria, che se si recuperano 30 milioni
rispetto ai 50 tagliati. E all’ultimo minuto spunta la norma salva- Coni, che si salva dalla cura dimagrante
imposta dai tagli di Giulio Tremonti. Non vale per il Coni, infatti, la riduzione dei gettoni di presenza dei consiglieri.

L’Unità 17.02.11

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Torna la social card, nonostante il flop il Governo ci riprova

Il governo ci riprova con la social card che è stata un fallimento». Lo sostengono in una nota Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil e Ivan Pedretti dello Spi Cgil. «Il decreto Milleproroghe contiene un emendamento che rilancia la «carta acquisti», strumento di lotta alla povertà già risultato ampiamente fallimentare – spiegano i due sindacalisti – l’emendamento introduce un anno di sperimentazione della misura durante il quale si affida, nei comuni con popolazione non inferiore ai 250.000 abitanti, alle associazioni caritative il compito di distribuire lecarte acquisto e di avviare programmi di inserimento. Il Governo così continua a voler contrastare un fenomeno complesso come la povertà con misure del tutto inefficaci, invece di seguire l’esempio di tutti gli altri Paesi Europei che hanno da tempo piani nazionali e leggi a sostegno delle persone e delle famiglie più povere con lo scopo di farle uscire dalle condizioni di marginalità. Non vengono inoltre modificati i criteri di accesso alla carta per cui la misura è evidentemente condannata al fallimento». Per i due sindacalisti «i criteri stabiliti nel milleproroghe, poi, lasciano fuori la stragrande maggioranza dei comuni italiani che non arrivano a 250.000 abitanti». La Cgil ritiene necessario al contrario assegnare ai comuni un ruolo di primo piano nella funzione di indirizzo e di programmazione partecipata degli interventi sociali nel territorio.

L’Unità 17.02.11