Mese: Gennaio 2012

"Caro ministro Profumo, falsa partenza sulla ricerca", di Fabio Beltram e Chiara Carrozza

Caro ministro Profumo, ci rivolgiamo alla tua cortese e competente attenzione per esprimerti alcune nostre preoccupazioni. Liberare le energie e valorizzare i punti di forza del Paese appare oggi la strada condivisa per promuovere lo sviluppo: è dunque richiesta la selezione di questi punti di forza e la concentrazione su di essi delle limitate risorse disponibili. Vanno in direzione opposta, a nostro avviso, i bandi per i Progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin) e per i fondi “Futuro in Ricerca”. I primi sono il principale strumento per il sostegno alla ricerca di base nelle Università, i secondi sono uno strumento prezioso per l’inserimento di giovani capaci nel sistema nazionale della ricerca. Sorprendentemente, e per la prima volta, la procedura di selezione non è più basata esclusivamente sulla validità dei progetti, ma sono introdotti dei limiti numerici sia a quante idee progettuali possono essere proposte da un Ateneo sia, simmetricamente, a quanti giovani possono proporre di svolgere la loro ricerca in una specifica Università. Tutto è parametrato su una frazione della quantità di personale in …

"La Cassa integrazione non si ferma: nel 2011 un miliardo di ore", di Rosaria Talarico

L’ avvio del 2012, mentre esplodono nuovi stati di crisi e gli operai di Fincantieri tornano a manifestare, porta con sé i numeri poco tranquillizzanti sulla crisi occupazionale in Italia. Nel 2011 le ore di cassa integrazione sono state circa un miliardo (900 milioni fino a novembre). A farne le spese 500 mila lavoratori a zero ore, che a causa dell’entrata in cassa integrazione hanno avuto in media una perdita sullo stipendio di 7.300 euro a testa. La cifra aggregata è di 3,4 miliardi di euro di mancato reddito. I dati di Inps, Istat e dell’ osservatorio della Cgil concordano nel delineare una situazione di recessione. Il 72,66% delle ore di cassa integrazione ordinaria (cigo), il 91,21% di quelle di cassa integrazione straordinaria (cigs) e il 40,70% di cassa integrazione in deroga (cigd) sono infatti richieste dal solo settore industriale. La cigs a novembre ha toccato il record degli ultimi sei mesi, aumentando su ottobre del +2,25% per un totale di 37 milioni di ore. Anche i numeri dell’Istat relativi all’occupazione nelle grandi imprese continuano …

"Bufera sui tirocini: sono troppi. Patroni Griffi blocca il decreto sui 23 mila Tfa, vanno ridotti", di Alessandra Ricciardi

Semplicemente sono troppi, vanno ridotti. I posti autorizzati dal ministero dell’istruzione, uno degli ultimi atti firmati dall’ex ministro Mariastella Gelmini, vanno riportati al fabbisogno «reale» di nuovi docenti. É con questa motivazione che il ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha rispedito al mittente il decreto che si apprestava ad avviare in questi giorni 23 mila Tfa, i percorsi universitari di formazione. Nel minino in particolare i tirocini per le scuole secondarie superiori: 15 mila, quasi il triplo rispetto al fabbisogno stimato. Il decreto sui Tfa era stato uno dei motivi di frizione interna già nball’ex maggioranza di governo, con Comunione e liberazione che spingeva perché i numeri fossero ben più sostanziosi di quelli inizialmente indicati dalla Gelmini. Alla vigilia della caduta del governo, la Gelmini apre i cordoni e autorizza più posti di quelli preventivati, rispondendo così a quanti chiedevano più giovani da immettere nel sistema, scalzando l’unicità di fatto delle graduatorie permanenti (da cui lo scorso anno sono state fatte 65 mila assunzioni). Ora tocca al nuovo responsabile di viale Trastevere, Francesco …

"I tre richiami di Napolitano", di Federico Orlando

Risanamento, crescita e giustizia, sono i tre imperativi richiamati da Giorgio Napolitano al governo Monti la sera di san Silvestro. E ai sindacati il dovere di restare fedeli alla loro storia di difensori della democrazia, ai partiti il dovere di ritrovare la politica, per adeguare lo stato, le istituzioni, gli apparati e garantire governi in fruttuosa alternanza, che trovino nella competizione oltre che nel dovere gli stimoli per ricostruire la morale civile, pensare alla parte più povera della società, tagliare le spese parassitarie, ricondurre riottosi e corporazioni sotto la legge, sviluppare le prospettive delle imprese sane, dare lavoro ai giovani alle donne e agli espulsi dalla produzione. Salvare l’Italia in Europa e l’Europa dalle sue turbe ereditarie modello ungherese e da nuovi egoismi, guarire e rimettere in corsa quell’Italia positiva che il presidente ha incontrato, nell’annus horribilis 2011, ripercorrendo i 150 dell’unità nazionale, accolto dovunque da folle di buona volontà che con lui hanno ritrovato orgoglio e speranza. Ascoltandolo, ricordavo che nell’ampia pubblicistica in vista del centocinquantenario, ci sono stati studiosi che hanno ricercato ancora …

"Le donne dell'Omsa chiamano il governo: faccia rispettare i patti", di Giulia Gentile

A voce, Golden lady rassicurava per l’ennesima volta sindacati ed istituzioni locali di aver trovato un imprenditore «X» pronto ad acquisire il capannone Omsa di Faenza. E a garantire pure il reimpiego di parte dei 240 lavoratori, quasi tutte donne, dopo che lo storico marchio di calze e collant aveva annunciato due anni fa la decisione di chiudere nel Ravennate per andare a produrre a costi più bassi in Serbia. Intanto, con le mani il gruppo leader nel settore firmava la lettera di licenziamento per tutti i suoi operai romagnoli. Decorrenza: 14 marzo, allo scadere dei due anni di cassa integrazione straordinaria. L’«effetto Marchionne» si fa sentire anche nel settore tessile, nella rossa Emilia-Romagna e in un marchio simbolo per le gambe femminili come Omsa. E così, dopo aver siglato davanti a ministero e istituzioni ben due accordi che promettevano il mantenimento dei posti di lavoro, e anche di un qualche tipo di produzione, nella cittadina ravennate, il 27 dicembre scorso Golden lady ha scelto di agire in deroga totale agli accordi precedenti. Anticipando ai …

"Il costo sociale", di Claudio Sardo

Gli aumenti dei prezzi di benzina e diesel, dei pedaggi autostradali, delle tariffe elettriche e del gas segnano l’amaro esordio del 2012. Dopo le successive manovre dei governi Berlusconi e Monti rappresentano per molti aspetti il nostro stato di necessità. Tuttavia prezzi e tariffe non sono dati di natura. E non tutti gli aumenti sono eventi ineluttabili.Pur dentro il mercato un governo ha facoltà di attivare controlli, verifiche, e dove possibile modulare, calmierare. Ieri su l’Unità Ruggero Paladini ha spiegato come le tariffe elettriche e del gas siano sottoposte all’autorità dell’energia, che le convalida sulla base dei costi di produzione, mentre invece l’aumento del 3,5% dei pedaggi autostradali sia avvenuto senza la verifica di un’autorità indipendente. Non tutto è uguale, dunque. E si può dubitare dell’opportunità di un aumento (maggiore del tasso di inflazione) per le autostrade in concomitanza con l’incremento delle accise sui carburanti (per un valore di sei miliardi di euro). Ancor più si può oggi contestare quanto sbagliata sia stata la scelta del governo di sottrarre le autostrade all’autorità dei trasporti. Il …

L´agenda di Bersani per le riforme "È il momento del dialogo sociale", di Pier Luigi Bersani

Caro Direttore, come tutti dicono, abbiamo davanti un anno arduo e non semplice da interpretare. Vale forse la pena di “progettarlo” un po´, togliendo di mezzo un eccesso di fatalismo. Vorrei cominciare con qualche prima idea. 1. La scena si apre sull´Europa. Fino ad ora le decisioni sono state deboli. L´agenda da qui a marzo di per sé non rassicura. Nelle opinioni pubbliche è ancora dura come il marmo quell´ideologia difensiva e di ripiegamento che le destre europee hanno coltivato, ricavandone inutili vittorie, e che i progressisti non hanno potuto o saputo contrastare, ricavandone larghe e dolorose sconfitte. Inutile illudersi. O si mette in comune rapidamente e seriamente la difesa dell´Euro (vincoli di disciplina, strumenti efficaci e condivisi contro la speculazione e per la crescita, politiche macroeconomiche coordinate) o sarà il disastro. Se davvero l´Italia è troppo grande sia per fallire che per essere salvata, allora è troppo grande anche per stare zitta. È tempo che ciascuno di noi faccia la sua parte in Europa; il Partito Democratico sta lavorando per la piattaforma comune dei …