Giorno: 28 Settembre 2012

"Due strade per combattere l'abbandono scolastico", di Marco Rossi Doria*

Caro direttore, in occasione dell’apertura dell’anno scolastico Il presidente Giorgio Napolitano ha ricordato che in generale l’istruzione nel nostro Paese è migliorata, ma che nuovi compiti – di consolidamento e innovazione – sono all’ordine del giorno. Ieri a Torino si è aperto un confronto sulla lotta al fallimento formativo. Ma quali sono le tendenze nel mondo riguardo alla scuola per tutti? Ovunque le politiche per l’istruzione seguono traiettorie ricorrenti, legate alle tappe dello sviluppo. Con la prima industrializzazione e l’ammodernamento dell’agricoltura si edifica il sistema scolastico nazionale, con il compito della lotta all’analfabetismo. Successivamente si rafforza il settore tecnico, per formare un’ampia fascia di lavoratori dell’industria qualificati. Infine, nel momento di massima espansione e crescita, si utilizza parte delle risorse per aumentare la qualità generale dell’istruzione e della formazione. E’ il momento in cui le politiche pubbliche investono fortemente e per periodi prolungati in quattro direzioni: ricerca e ricerca applicata, generalizzazione degli studi universitari o tecnici superiori, azioni dedicate alle fasce più povere rimaste escluse, apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Mentre queste fasi nel …

"Due strade per combattere l'abbandono scolastico", di Marco Rossi Doria*

Caro direttore, in occasione dell’apertura dell’anno scolastico Il presidente Giorgio Napolitano ha ricordato che in generale l’istruzione nel nostro Paese è migliorata, ma che nuovi compiti – di consolidamento e innovazione – sono all’ordine del giorno. Ieri a Torino si è aperto un confronto sulla lotta al fallimento formativo. Ma quali sono le tendenze nel mondo riguardo alla scuola per tutti? Ovunque le politiche per l’istruzione seguono traiettorie ricorrenti, legate alle tappe dello sviluppo. Con la prima industrializzazione e l’ammodernamento dell’agricoltura si edifica il sistema scolastico nazionale, con il compito della lotta all’analfabetismo. Successivamente si rafforza il settore tecnico, per formare un’ampia fascia di lavoratori dell’industria qualificati. Infine, nel momento di massima espansione e crescita, si utilizza parte delle risorse per aumentare la qualità generale dell’istruzione e della formazione. E’ il momento in cui le politiche pubbliche investono fortemente e per periodi prolungati in quattro direzioni: ricerca e ricerca applicata, generalizzazione degli studi universitari o tecnici superiori, azioni dedicate alle fasce più povere rimaste escluse, apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Mentre queste fasi nel …

"Contro le leggi del malgoverno", di Alberto Bisin

Le vicende dell’amministrazione regionale del Lazio non devono essere viste solo come una questione di costume, come una estrema manifestazione di decadenza morale ed estetica. I casi di malgoverno nelle amministrazioni locali sono all’ordine del giorno, i principi etici che a parole muovono le forze di governo sono regolarmente immolati a un detestabile affarismo, a leggere le cronache giudiziarie. Le differenze paiono spesso esteriori, di natura estetica appunto: eleganti yacht e isole esotiche invece di maiali e gladiatori. Al di là delle vicende penali e dei casi più palesi e succulenti dal punto di vista della cronaca, mi pare si configuri una situazione allarmante abbastanza generale nell’esercizio dell’amministrazione locale in Italia. Molti sono i fattori che potenzialmente spiegano tutto questo. Non ultimo un meccanismo di selezione della classe dirigente (non solo politica) per nulla aperto al merito e schiacciato invece sui rapporti di appartenenza al gruppo rilevante di riferimento, la famiglia, la chiesa, il partito, o quant’altro. Ma se alcuni tratti culturali deteriori del nostro Paese non ci portano in modo naturale all’amministrazione oculata ed …

"Contro le leggi del malgoverno", di Alberto Bisin

Le vicende dell’amministrazione regionale del Lazio non devono essere viste solo come una questione di costume, come una estrema manifestazione di decadenza morale ed estetica. I casi di malgoverno nelle amministrazioni locali sono all’ordine del giorno, i principi etici che a parole muovono le forze di governo sono regolarmente immolati a un detestabile affarismo, a leggere le cronache giudiziarie. Le differenze paiono spesso esteriori, di natura estetica appunto: eleganti yacht e isole esotiche invece di maiali e gladiatori. Al di là delle vicende penali e dei casi più palesi e succulenti dal punto di vista della cronaca, mi pare si configuri una situazione allarmante abbastanza generale nell’esercizio dell’amministrazione locale in Italia. Molti sono i fattori che potenzialmente spiegano tutto questo. Non ultimo un meccanismo di selezione della classe dirigente (non solo politica) per nulla aperto al merito e schiacciato invece sui rapporti di appartenenza al gruppo rilevante di riferimento, la famiglia, la chiesa, il partito, o quant’altro. Ma se alcuni tratti culturali deteriori del nostro Paese non ci portano in modo naturale all’amministrazione oculata ed …

"Ora di religione, la riforma parta dai docenti", di Gian Enrico Rusconi

Non ci si può fidare o affidare alla maturità soggettiva dei singoli insegnanti o all’assicurazione dell’autorità ecclesiastica, se vogliamo che la lezione di religione o di storia delle religioni si configuri come vero servizio della scuola pubblica. Ciclicamente sorge il problema dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Tutti gli argomenti sono stati usati e spesi, con risultati modesti, salvo la possibilità dell’esenzione dall’ora di religione. Sino a qualche anno fa il problema veniva sollevato soprattutto in nome del principio della laicità dell’educazione pubblica. Le richieste che ne seguivano erano molto articolate – dalla soppressione pura e semplice dell’ora di religione alla istituzione sostitutiva di una lezione di etica, all’introduzione della storia delle religioni, Tutte le proposte sono sempre state contestate e respinte dai rappresentanti (quelli che contano) del mondo cattolico. Nel frattempo si sono aggiunte altre problematiche: l’enfasi sulle «radici cristiane» della nostra cultura (argomento poi vergognosamente politicizzato), la presenza crescente di allievi di altre religioni ( con riferimento costante se non esclusivo a quella islamica ) e i discorsi sempre più frequenti sul ritorno …

"Ora di religione, la riforma parta dai docenti", di Gian Enrico Rusconi

Non ci si può fidare o affidare alla maturità soggettiva dei singoli insegnanti o all’assicurazione dell’autorità ecclesiastica, se vogliamo che la lezione di religione o di storia delle religioni si configuri come vero servizio della scuola pubblica. Ciclicamente sorge il problema dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Tutti gli argomenti sono stati usati e spesi, con risultati modesti, salvo la possibilità dell’esenzione dall’ora di religione. Sino a qualche anno fa il problema veniva sollevato soprattutto in nome del principio della laicità dell’educazione pubblica. Le richieste che ne seguivano erano molto articolate – dalla soppressione pura e semplice dell’ora di religione alla istituzione sostitutiva di una lezione di etica, all’introduzione della storia delle religioni, Tutte le proposte sono sempre state contestate e respinte dai rappresentanti (quelli che contano) del mondo cattolico. Nel frattempo si sono aggiunte altre problematiche: l’enfasi sulle «radici cristiane» della nostra cultura (argomento poi vergognosamente politicizzato), la presenza crescente di allievi di altre religioni ( con riferimento costante se non esclusivo a quella islamica ) e i discorsi sempre più frequenti sul ritorno …

"L'altro Paese visto da lontano", di Bernardo Valli

La nostra cronaca nazionale letta all’estero induce a concludere, parafrasando Amleto, che non c’è qualcosa di marcio, ma di molto marcio nel “regno d’Italia”. Al parigino, al londinese, al newyorkese, al berlinese vengono proposte in queste ore due immagini: quella dell’Italia virtuosa che Mario Monti cerca di promuovere all’Assemblea generale dell’Onu, e quella dell’Italia rappresentata da Batman, dilapidatore dei fondi assegnati al suo partito, in pranzi, automobili e vacanze. Per il primo i conti pubblici cominciano a tornare, e l’Italia può affacciarsi alla ribalta europea come un elemento rassicurante, quasi esemplare. Ma c’è subito Batman che irrompe sulla scena e guasta l’effetto, confermando l’immagine dell’Italia corrotta. La quale è ben lontano dal rassicurare l’Unione europea cui appartiene con il nobile rango di paese fondatore. Chi segue le nostre cronache vede nella vicenda Batman il più recente (ma non ultimo) capitolo dello scandalo cronico che coinvolge larga parte della società politica. Appare come l’ennesima puntata di una storia che rischia di offuscare quella nazionale. Le precedenti sono ancora ben vive nelle memorie. E oso definirle memorie …