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"Cento cortei, la scuola torna in piazza", di Mario Castagna

Tornano in piazza gli studenti e questa volta lo faranno insieme ai docenti della Flc Cgil. Oggi saranno più di 90 i cortei che attraverseranno le piazze di piccole e grandi città italiane. Pioggia permettendo, gli organizzatori delle varie manifestazioni, in alcuni casi il sindacato ma in tanti altri gruppi spontanei di ragazzi che hanno aderito alla mobilitazione, si aspettano una grossa partecipazione dal momento che dai circa 50 cortei iniziali si è arrivati quasi a 100. L’idea di questo corteo è partita dagli studenti, sono stati poi gli insegnanti ad aderire, in una inedita alleanza al di qua e al di la della cattedra.
DOPO GLI SCONTRI
Dopo le scene della scorsa settimana, quando in diverse città italiane molti cortei si sono chiusi con i disordini, questa volta gli studenti sperano che al centro dell’attenzione ci siano le loro rivendicazioni vecchie e nuove. In cima alla lista dei desiderata sicuramente maggiori fondi per il diritto allo studio e per l’edilizia scolastica ma ha un posto centrale anche il contrasto alla legge Aprea che è passata da poco alla Camera e che arriva la prossima settimana al Senato. «La legge Aprea avvia un vero e proprio passo indietro per quel che riguarda la democrazia nelle scuole ci dice Roberto Campanelli portavoce dell’Unione degli Studenti non si garantisce più nessun diritto, da quello di assemblea a quello della presenza dei rappresentanti di classe. Dopo le proteste di questi mesi ci aspettiamo che il governo prenda posizione su quel provvedimento. È d’accordo o non è d’accordo? Sembra che nessuno, tranne Valentina Aprea, voglia metterci la faccia». Ma a scendere in piazza saranno tutte le sigle dell’universo studentesco, dalla Federazione degli Studenti, vicina ai Giovani Democratici fino ad arrivare naturalmente all’organizzazione figlia della Cgil, la Rete degli Studenti Medi. Dario Costantino, portavoce di Fds, ci racconta che anche la sua organizzazione sarà in piazza oggi, seppur il governo sia oggi sostenuto anche dal Partito Democratico: «Noi saremo in piazza soprattutto per ridare centralità alla scuola e al sapere. Oggi la crisi solleva le contraddizioni più evidenti dell’economia di carta: siamo la nazione con il più alto tasso di dispersione scolastica, il più basso numero di laureati e di contro la più alta disoccupazione giovanile nel sistema produttivo meno innovativo d’Europa». Saranno in piazza per dire con forza, come recita il volantino che distribuiranno nei cortei, che l’Italia di domani deve ripartire col sapere di oggi. Grande sarà anche la partecipazione dei docenti, soprattutto dopo le misure previste dalla manovra correttiva del governo che annuncia nuovi tagli per la scuola già martoriata dalle politiche degli ultimi anni. Le cifre sono imponenti (182,9 milioni di euro nel 2013, 172,7 nel 2014 e 225,5 nel 2015) e saranno tutte a carico dei docenti precari chiamati oggi a fare le supplenze che saranno sostituiti dai docenti di ruolo. Infatti agli insegnanti di ruolo verrà chiesto di portare il proprio orario settimanale da 18 a 24 ore di lezione. Le ore in più però non verranno utilizzate per ampliare l’offerta formativa, con laboratori, corsi di recupero o progetti speciali, ma per evitare di chiamare i precari per le supplenze. Un risparmio tutto sulle spalle degli insegnanti precari che vedranno ridotte le possibilità di essere chiamati in cattedra. GLI INSEGNANTI Sono circa 30.000 i posti di lavoro che si perderanno (più del doppio di quanto messo a bando con il concorso per gli insegnanti appena pubblicato) e molti precari si troveranno per strada. Il ministro Profumo ha chiamato questo meccanismo «il bastone e la carota», un infelice frase che ha scatenato le ire di tanti insegnanti, dichiarando che non ci saranno tagli ma solo un «contributo di solidarietà». A rispondere al ministro non sono solo i docenti ma anche Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera, che ha rimproverato al ministro l’uso di una frase inadatta: «Non si può giocare con le parole, quando queste nascondono concetti dolorosi» ha dichiarato la deputata democratica. Ma sono in tanti nel Partito Democratico ha dichiarare al ministro che non accetteranno nuovi sacrifici. Il settore in effetti ha sofferto molto negli ultimi anni a causa dei tagli imposti dal duo Gelmini-Tremonti ed il nuovo governo sembra continuare la stessa politica. Il bastone e la carota animeranno sicuramente le piazze di questa mattina e scateneranno la fantasia degli studenti. I più creativi hanno già annunciato che, se i bastoni li terranno a casa, le carote invece fa ranno parte del menù della giornata. E nel minestrone delle proteste, tra lo stop ai tagli, le rivendicazioni sul diritto allo studio e la richiesta di un nuovo corso per la scuola italiana, gli studenti ed i docenti che scendono in piazza sperano finalmente di non doversi accontentare come sempre, della solita minestra.
L’Unità 12.10.12
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“La stagione degli scioperi. Oggi cominciano i prof”, di FLAVIA AMABILE
Che sarebbe stato un autunno caldo si sapeva ma le novità in arrivo lo rendono ancora più difficile. I più arrabbiati sono i lavoratori di scuola, trasporti e sanità. Ieri al ministero dell’Istruzione è fallito un tentativo di trovare un’intesa sugli scatti degli stipendi bloccati nonostante le promesse del governo.
In realtà 300 milioni accantonati per gli scatti sono stati spesi quest’anno per garantire gli insegnanti di sostegno. E quindi lunedì Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu decideranno una data per un nuovo sciopero.
Intanto già stamane non faranno lezione i prof che aderiscono alla Flc-Cgil per protestare contro i tagli all’istruzione e, in particolare, contro le ultime misure inserite nella legge di stabilità che prevedono un aumento da 18 a 24 ore settimanali per chi insegna alle medie e alle superiori. In quelle 6 ore in più i docenti dovranno rimanere negli istituti per attività che potranno essere di approfondimento oppure anche di appoggio ad altri in caso di assenze. È previsto anche un aumento delle ferie, quindici giorni in più, passerebbero cioè da 30 a 45 giorni, ma si tratta, comunque, di una rivoluzione senza alcun tipo di aumento di stipendio che né i professori né tantomeno i sindacati intendono accettare. Secondo i calcoli della Flc-Cgil si tratterà di un taglio di 30 mila posti di supplenze mentre il Miur ha calcolato che saranno un terzo, circa 10mila.
Da parte sua il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha scelto l’opzione meno onerosa. Sul tavolo del consiglio dei ministri si è partiti da tagli per un miliardo comprese le retribuzioni. Adesso il ministero del Tesoro intende ottenere un risparmio di almeno 180 milioni alla voce istruzione entro il 2013. La legge di stabilità da lunedì sarà alle Camere. Modifiche sono ancora possibili.
In subbuglio anche dal mondo della ricerca. È in arrivo un accorpamento dei dodici enti di ricerca. Al ministero stanno lavorando ad un modello con un centro nazionale e due agenzie, una per il trasferimento tecnologico e l’altra per i finanziamenti alla ricerca. Il ministro ha in mente l’Istituto Weizmann, che permette ad Israele di avere nella scienza e nella tecnologia una delle principali fonti di reddito dell’economia.
La riforma dovrebbe permettere agli enti di mantenere la loro identità perdendo presidente e consigli di amministrazione. Si sta anche facendo il possibile per salvare tutti i ricercatori che quindi non sarebbero toccati dalla razionalizzazione. Saranno solo assimilati agli universitari e quindi dovranno anch’essi essere sottoposti ad un’abilitazione.
Molto malumore anche nel mondo dei trasporti. A nulla è servito lo sciopero del 2 ottobre, il rinnovo del contratto – atteso dal 2007 – è ancora in alto mare. È stata decisa una nuova data, il 16 novembre, per una protesta di 24 ore che sarebbe anche priva di fasce di garanzia. Scioperano da sabato a domenica notte i ferrovieri dell’Usb per protestare contro le nuove condizioni di lavoro presenti nel Contratto nazionale. Il 26 ottobre sarà il personale Alitalia e quello degli scali milanesi ad incrociare le braccia. Il 27 ottobre medici e dirigenti sanitari protestano contro le misure inserite nella legge di stabilità. Il 6 novembre tocca agli assistenti di volo di Meridiana, il 16 bus e tram e infine il 19 il personale di Malpensa e Linate.
La Stampa 12.10.12
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“Scuola in rivolta contro i tagli. «No allo scambio orario-ferie»”, di BARBARA CORRAO
La scuola è in rivolta. E la miccia che ha innescato l’esplosione, pacifica, verbale ma molto accesa, è il nuovo disegno di legge di stabilità approvato a notte fonda dal consiglio dei ministri di martedì scorso. Orario settimanale di 6 ore in più ma anche 15 giorni in più di ferie. E il rischio di massicci esuberi tra i precari: 30.000 cattedre in meno secondo la Cgil, meno di 10.000 secondo il ministero dell’istruzione (Miur), circa 6.500 ipotizzate dal segretario del Pd Pierluigi Bersani. E lo sciopero nazionale, programmato dalla Cgil scuola già da tempo per oggi, si trasforma in uno sciopero contro la legge di stabilità.
La questione si può riassumere così: dal settembre 2013 i docenti della scuola secondaria e superiore (inclusi gli insegnanti di sostegno) avranno un orario settimanale di 24 ore e non più di 18, allineandosi all’orario già applicato agli insegnati delle elementari. Contemporaneamente, il periodo di ferie retribuito e legalmente riconosciuto passa da 30 a 45 giorni l’anno. Quindici giorni in più da utilizzare nei periodi «di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici è scritto nel testo uscito dal consiglio dei ministri, ancora oggetto di valutazione ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami si Stato e alle attività valutative». Nel resto dell’anno, si potrà andare in ferie ma per «non più di sei giornate lavorative» subordinate alla possibilità di sostituzione, ma senza oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche.
Queste le novità sulla carta. Cgil, Cisl, Uil, Gilda, Snals hanno annunciato uno sciopero (sarà indetto lunedì) che riguarderà anche l’annosa questione degli scatti di anzianità e si somma alla protesta nazionale decisa già da tempo dalla Flc Cgil, alla quale hanno aderito, a Roma (con corteo da piazza della Repubblica a Santi Apostoli), anche l’Unione studenti e l’Arci. Il sindacato non accetta lo scambio ferie-ore lavorative in deroga ai contratti nazionali di lavoro e senza una contropartita economica. E mentre da Pd arriva lo stop di Bindi , il Gilda parla di «atto d’imperio» del Miur, la Uil di «impazzimento», lo Snals-Confsal di «ipotesi folle». La Cisl attacca le «improvvide esternazioni del ministro».E Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, tira fuori le prime stime: «Il saldo in termini di perdita di posti è di -25.000 cattedre per i posti comuni e -4.000 se la norma venisse estesa al sostegno degli alunni con disabilità. In termini economici è un intervento di oltre 1 miliardo. Una barbarie».
Insomma, un’escalation di toni e di proteste. «Il Paese non deve lavorare sul gossip, sulle ore di lavoro degli insegnanti non c’è ancora nulla», aveva affermato il ministro Profumo in mattinata. Trentamila precari in meno? «E’ una cifra che non ha fondamento. I precari non chiamati nel 2013-2014 potrebbero essere un terzo di quelli indicati», rispondono a Viale Trastevere. E le risorse da recuperare sarebbero inferiori a 200 milioni. Mentre si lavora ancora al testo definitivo, nelle stanze del Miur si invita ad «evitare allarmismi inutili. La situazione del Paese è grave, nessuno ha piacere a mettere le mani in tasca ai cittadini né metterebbe in campo interventi così dolorosi se non fosse reso necessario da una situazione oggettivamente difficile». La discussione, è la conclusione, si potrà fare in Parlamento.
La questione dunque si gioca sulla necessità di cercare soluzioni che non siano solo dei tagli ma consentano anche di riformare e rinnovare la scuola e di riorganizzarla secondo modelli più vicini a quelli europei. Di tre opzioni sul tappeto, quella in ballo risulta essere «la meno punitiva» considerato che gli insegnanti, per effetto della chiusura estiva delle scuole, possono contare di fatto su due mesi di ferie teoriche (potrebbero essere richiamati, ma non avrebbe senso farlo in agosto) Di qui la richiesta di bilanciare le ferie con più lavoro.
Il Messaggero 12.10.12