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«Primarie, troppe lacerazioni e polemiche Nichi e Matteo parlino delle loro idee», di Simone COllini

Le primarie devono portare «confronto tra idee, non lacerazioni interne», dice Dario Franceschini. E se si sbaglia l’impostazione di quella che di fatto è l’apertura della campagna elettorale, aggiunge il capogruppo del Pd alla Camera, la sfida ai gazebo può «far male» all’intero centrosinistra: «Renzi e Vendola capiscano che non è loro interesse infuocare la discussione con parole e temi di scontro».
Renzi attacca il gruppo dirigente del Pd, Vendola attacca Monti, e Bersani nel mezzo: onorevole Franceschini, non pensa che fosse prevedibile un confronto come quello in atto?
«Guardi, non mi stupisce che le primarie, essendo per loro natura competitive, portino a una rappresentazione più forte delle proprie posizioni, ad estremismi, e quindi capisco che Renzi da una parte e Vendola dall’altra abbiano scelto due linee molto facili come la rottamazione e la rottura con Monti. Ma in realtà questo apre un grande spazio a Bersani, che dà una risposta riformista ed equilibrata, come deve dare chi si propone di guidare il Paese».
Con un’alleanza Pd-Sel-Psi, ovvero le forze che partecipano alle primarie? «Le primarie le facciamo per scegliere il nostro candidato premier, ma questo non preclude che le alleanze possano poi essere più larghe». Vendola ha però detto che Sel non starà mai in un governo in cui ci sia anche l’Udc. E anche tra Casini e Renzi non sono mancate battute piuttosto cattive: se andasse dalla Merkel si metterebbe a ridere, ha detto il primo del secondo; quando ci andavano i suoi alleati piangevamo noi, gli ha risposto il sindaco. «C’è un momento nel quale tutti scompaiono e restano in campo solo i candidati. È allora nelle loro mani decidere se far diventare le primarie un momento utile, virtuoso, in cui pur nel confronto tra personalità e anche linee diverse ci si ricorda che tutti si candidano a guidare lo stesso campo alle elezioni politiche, e diventano così un grande avvio di campagna elettorale portando consensi. Oppure, se diventano un momento di lacerazione pubblica, possono farci male. Bersani ha già fatto la sua scelta, lavorando per primarie che siano un momento virtuoso. Ora anche Vendola e Renzi capiscano che non è loro interesse infuocare il confronto con parole e temi di scontro. Ognuno presenti le proprie idee, poi gli elettori decideranno chi far vincere».

Magari Renzi pensa sia suo interesse dire ogni volta che se vincesse lui finireb- be non il centrosinistra ma la carriera di D’Alema, non crede?

«È chiaro che Renzi ha deciso di cavalcare l’umore di antipolitica che purtroppo c’è con ragioni fondate nell’opinione pubblica italiana. Ma penso che chi si candida a guidare un Paese non debba seguire semplicemente gli umori. Io trovo che questi continui attacchi di Renzi a esponenti del suo partito e in particolare a D’Alema siano del tutto sbagliati e inaccettabili. Io stesso ho avuto momenti di contrasto politico con D’Alema, ma mi domando quale partito o Parlamento d’Europa si priverebbe dell’autorevolezza e delle competen-e di un uomo come lui soltanto per l’applicazione meccanica di una regola sul limite dei mandati».
Però il tema del rinnovamento si pone, o no?
«Assolutamente sì. Ma il ricambio non può essere legato soltanto al fattore anagrafico, dovrebbe invece essere vincolato alla qualità del lavoro svolto in Parlamento. Io come capogruppo uscente batterò i pugni sul tavolo del mio partito per pretendere che per le ricandidature e per le eventuali deroghe al limite dei 15 anni ci sia prima di tutto una valutazione dell’operato in questa legislatura e delle competenze».
Che dice delle regole delle primarie, sull’obbligo di iscrizione, sulla possibili- tà di votare al secondo turno soltanto se ci si è registrati entro il primo turno? «Le primarie devono essere le più aperte possibile ma anche avere meccanismi che evitino che elettori di destra, non che hanno cambiato idea ma che non hanno nessuna intenzio- ne di votarci alle prossime elezioni, possano venire a decidere chi debba essere il nostro candidato premier. L’Assemblea nazionale del Pd, sabato, ha dato mandato a Bersani di costruire un’intesa con le altre forze politiche che partecipano alle primarie. Qualsiasi sia la scelta, sul doppio turno, sull’albo e su ogni altro dettaglio, quanto sottoscritto da Bersani io lo sosterrò. E spero che nessuno nel Pd voglia poi aprire polemiche a posteriori».
E sul testo base sulla legge elettorale votato al Senato, qual è il suo giudizio? «Il premio di maggioranza assegnato alla coalizione anziché al primo partito mi pare già qualcosa, ma è comun- que insufficiente».
Perché?
«Perché è legittimo che qualcuno pensi al Monti bis, ma è assurdo e inaccettabile immaginare di avere una legge elettorale che abbia come conseguenza certa l’ingovernabilità, che faccia in modo che nessuno abbia la maggioranza solo per rendere obbligatoria la permanenza di Monti». Quel testo prevede anche le preferenze per la scelta dei parlamentari: cosa farà il Pd? «Prevedere le preferenze per Came- ra e Senato lo trovo un atto di incoscienza collettiva. Si è già visto proprio in questi giorni, penso al Lazio e alla Lombardia, le conseguenze, prima e dopo, di un sistema che comporta costi enormi per le campagne elettorali e rischi di inquinamento di ogni tipo. E alle Regioni le circoscrizioni sono grandi al massimo come una Provincia. Pensiamo a circoscrizioni grandi come un’intera Regione: quanto costerà una campagna elettorale? E come troveranno i candidati le risorse? Molto meglio e più traspa- rente la strada di piccoli collegi uninominali. E su questo dobbiamo fare una battaglia».
Quella proposta di legge è stata votata anche dall’Udc: non è preoccupante per una forza come il Pd che punta a un patto di legislatura con il partito di Casini? «Quello votato è un testo base, un timido inizio, non enfatizzerei. Dopodiché è evidente che la legge elettorale non si può fare a colpi di maggioranza. Soprattutto tra forze politiche che sostengono lo stesso governo».

l’Unità 12.10.12