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Sciopero e cortei, scuola ferma, «No al bastone e alla carota», da Il Messaggero

Tre anni fa urlavano: «Noi la crisi non la paghiamo». Oggi è diverso: «L’abbiamo pagata, adesso basta». Gli studenti medi sono scesi in piazza in tutta Italia per protestare contro la «privatizzazione della scuola pubblica», ovvero contro il disegno di legge Aprea, che questo processo potrebbe avviare. E’ una battaglia che i ragazzi combattono a colpi di carota: da nord a sud, in mano i ragazzi avevano un ortaggio, ironica risposta al ministro dell’istruzione Profumo che aveva parlato di un Paese «che ha bisogno di bastone e carota».
Se la settimana scorsa si era registrato qualche episodio di violenza, lanci di oggetti, tentati sfondamenti e cariche, ieri ha prevalso la protesta pacifica. Pochi anche i gesti provocatori: il primo, al mattino, è stato un blitz nella sede italiana del parlamento europeo di via IV novembre a Roma, altro breve momento di tensione a Milano, dove è stata presa una bandiera della sede della Regione.
La mobilitazione dei ragazzi ha coinciso con lo sciopero dell’intero comparto della conoscenza indetto dalla Flc-Cgil. Così le generazioni si sono ritrovate in piazza. A Roma il corteo dei giovani (spesso giovanissimi) è partito di buon mattino da piazza Esedra, pochi striscioni, molti slogan, gli infiltrati temuti alla vigilia non ci sono. Poco più in là, a Santa Maria Maggiore li aspettano festanti i più solidi sindacalisti. E’ il fischietto che incontra l’iPhone. «Salutiamo i nostri ragazzi», dicono i megafoni della Cgil. A osservare lo spettacolo c’è Giorgio Cremaschi della Fiom che si lascia andare all’ottimismo: «E’ la fine della grande gelata. Abbiamo un nemico comune: Monti e l’austerità». Il serpentone diventa unico, con i giovani davanti e gli altri dietro. Fino a piazza Venezia tutto scorre tranquillo. Poi gli studenti, invece di dirigersi verso piazza Santi Apostoli, come prevedeva il percorso ufficiale (con comizio sindacale), si piazzano davanti all’Altare della Patria chiedendo, con educazione tutto sommato, di proseguire il corteo. L’intenzione iniziale era di andare davanti al Senato, ma dopo un lungo conciliabolo con i dirigenti della questura si concorda di arrivare al Ministero dell’istruzione di viale Trastevere. I celerini schierati si spostano e si riparte, con clima allegro e con molte ripercussioni sul traffico. «Salutiamo la gente in coda», dice al megafono Federico Del Giudice, uno dei leader della Rete dalla conoscenza «siamo qui per i vostri figli». Gli automobilisti non ricambiano la dedica. Quando si arriva al ministero le carote, brandite fino ad allora, vengono scagliate contro i poliziotti schierati a difesa del palazzo: «Ci è andata bene, di solito sono uova», commenta un agente.
A Milano la crisi della Regione è stata al centro della manifestazione: «Fuori la mafia dal Pirellone», recitano slogan e manifesti sin dalla partenza in piazza Cordusio. Quando i ragazzi sono arrivati davanti alla sede regionale l’obiettivo è diventato Formigoni, con inevitabile coro: «Dimissioni». A Genova, oltre alle carote, gli studenti hanno portato un cumulo di pietre (mai lanciate) davanti alla prefettura con un cartello: «Avete ridotto la scuola in macerie». Poi la protesta è stata portata anche al Salone Nautico, in corso in questi giorni, senza creare alcun disagio all’evento. Mille persone sono scese in piazza anche a Napoli. Gli studenti torinesi hanno ricordato un ragazzo morto sotto le macerie della sua classe. A Firenze la parola d’ordine è stata «Stop a Profumo, non facciamolo parlare», riferimento alla visita del ministro il 16 ottobre in occasione dell’inaugurazione dell’anno di studi dell’Accademia delle Belle arti.
Prima di scioglieri i cortei arriva il nuovo appuntamento: il 27 ottobre, con un’iniziativa che già dal titolo dice tutto: No Monti day.

Il Messaggero 13.10.12

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Tweet e immagini in diretta «Siamo soltanto all’inizio»

Sul web l’hanno già ribattezzata la «Rivoluzione arancione». Armati di iPhone hanno raccontato in diretta la manifestazione, postando sul web le foto del lancio delle carote contro la sede del ministero. Sul web l’hanno già ribattezzata la «Rivoluzione arancione». Armati di iPhone hanno raccontato in diretta la manifestazione, postando sul web le foto del lancio delle carote contro la sede del ministero dell’Istruzione. Francesco crea l’hashtag «carota» e descrive i primi momenti del corteo che ha sfilato per le vie del Centro: «Partiamo in migliaia da piazza della Repubblica contro la privatizzazione di fatto della scuola». Scorrono poi decine di cinguettii nei canali creati per raccontare la protesta: 12ott, noninvendita e studentinpiazza. Spunta anche «Re di bastoni» dedicato al ministro Profumo al quale gli studenti non hanno perdonato la frase: «Per la ricerca in Italia occorre un po’ di carota e un po’ di bastone».
Poco prima dell’inizio del corteo c’è chi avverte su Twitter: «Ragazzi di destra a piazza Re di Roma, spiegamento delle forze dell’ordine» allarme che poi fortunatamente non ha trovato fondamento. Poi tutti in marcia attraversando il centro di Roma. «Diritto allo studio», «no alla scuola privata», «abbiamo ricevuto troppe bastonate, ora è il tempo delle carote» i sogno degli studenti che scorrono sul web. «Contro i continui tagli alla scuola, contro il ddl Aprea, contro chi privatizzando i saperi ci priva di un futuro, noi manifestiamo» le parole di Stefano.
La foto più condivisa, non c’è dubbio, viene postata alle 11 sul canale Rete della Conoscenza: ragazze in via Cavour mostrano uno striscione dove la sigla Atac viene rivisitata in Arrivo tardi a casa con il commento «studenti sanzionano la fermata dell’Atac contro l’aumento del biglietto della metro». La deviazione del corteo verso il ministero, non viene annunciata sul web, forse per timore di essere fermati. Solo dopo Claudio annuncia: «Roma bloccata, tagliata a metà da un corteo da Piazza della Repubblica al Ministero». Sulla pagina Facebook «12 ottobre mobilitazione studentesca Roma» c’è chi si lamenta per il corteo: «Potevamo chiamarla passeggiata, no manifestazione» scrive Lau, mentre Marco risponde: «Non sono d’accordo, oggi abbiamo fatto molti passi avanti».
La rete continua a gridare fino a tarda notte la protesta degli studenti che intanto annunciano: «È solo l’inizio: lanciata la 3 giorni di mobilitazione 24-25-26 ottobre».

Il Messaggero 13.10.12

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Carote e slogan. Studenti in piazza in novanta città. Lanci di ortaggi e blitz al Pirellone

C’è chi la mangia, chi la mostra con aria minacciosa, chi la agita scandendo slogan dietro gli striscioni. Poi c’è chi la tira contro i poliziotti, chi corre a riprenderla per lanciarla ancora più forte contro il portone del ministero dell’Istruzione. Se qualche settimana fa gli operai dell’Alcoa (anche ieri in piazza a Cagliari) usarono le mele «caricate» con i petardi per rendere più rumorosa la loro protesta, la carota è il nuovo simbolo di quella degli studenti. A centinaia le hanno tirate fuori dai borsoni ieri in viale Trastevere per bersagliare il Miur. E lo stesso hanno fatto i loro compagni a Milano e a Torino.
Una risposta con gli ortaggi al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che (come fecero Winston Churchill e Benito Mussolini) aveva detto: «Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po’ di bastone e un po’ di carota. Qualche volta un po’ di più il bastone e un po’ meno la carota. In altri momenti più carote, ma mai troppe». La battuta non è piaciuta né agli studenti né ai sindacati che sono scesi nelle strade di 90 città (da Trento a Trapani, 50 mila partecipanti per gli organizzatori) per protestare contro i tagli alla scuola e per il diritto allo studio.
Nonostante i timori di infiltrati violenti, gli incidenti dell’inizio del mese non si sono ripetuti: nella Capitale il corteo degli studenti è stato preceduto da un blitz alla sede romana del Parlamento europeo e durante la manifestazione i ragazzi del Fronte della gioventù comunista hanno strappato alcune bandiere dell’Ue. La protesta è proseguita fra gli applausi degli abitanti dell’Esquilino, il blocco simbolico della fermata «Cavour» della metropolitana, la contestazione del sindaco Gianni Alemanno sul prezzo del biglietto del trasporto pubblico (con lo striscione «Atac: arrivo tardi a casa») e la deviazione a piazza Venezia, presidiata dai blindati, verso il Miur con il massiccio lancio di carote al grido «Profumo, facce l’insalata!».
A Milano assediato il Pirellone: i ragazzi (alcuni a volto coperto, altri hanno cercato di arrampicarsi sulla cancellata) hanno scandito slogan chiedendo le dimissioni del governatore lombardo Roberto Formigoni e dell’assessore all’Istruzione Valentina Aprea, mentre in piazza Cordusio i manifestanti hanno tirato uova e fumogeni contro la filiale Unicredit coperta di manifesti. «Fuori la mafia dalla Regione», c’era scritto. Momenti di tensione solo a Palazzo Lombardia, sede della giunta regionale: un gruppetto di ragazzi ha strappato la bandiera con la rosa camuna e l’ha portata in corteo. A Torino, oltre al lancio di carote contro la sede territoriale del Miur, è stato «sigillato» il palazzo della Provincia e occupato il ponte della Gran Madre, dove si è tenuta un’assemblea, mentre a Genova i manifestanti (fra loro anche i No Tav) hanno raggiunto il Salone nautico e lasciato di fronte alla Prefettura un cumulo di pietre con il cartello «Avete ridotto la scuola in macerie».
Carri armati di cartone e palloni colorati contro i finanziamenti alle spese militari invece a Bologna. Transennata la fontana del Nettuno e ai passanti distribuite cassette di mele «perché la scuola è alla frutta». Proteste anche a Firenze dove gli studenti (che hanno fatto una catena umana di 2 mila persone) vogliono impedire al ministro Profumo di prendere la parola martedì prossimo all’inaugurazione dell’anno di studi dell’Accademia delle Belle Arti. A Napoli, infine, sotto il diluvio occupato il Maschio Angioino.
Ma la sensazione è che l’«autunno caldo» sia appena cominciato: la «Rete della Conoscenza» ha annunciato il blocco di scuole e università per il 24,25 e 26 ottobre prossimi. Alla vigilia del «No Monti Day» del 27, per il quale si temono scontri come quelli dell’anno scorso a Roma in piazza

Il Corriere della Sera 13.10.12

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Studenti armati di carote, centomila in piazza contro i tagli alla scuola
Cortei in novanta città:“La nostra risposta a lbastone di Profumo”, di CORRADO ZUNINO

La rivolta della carota nasce su un falso storico, ma trova nelle piazze in sciopero e in corteo un’efficacia teatrale degna della generazione precaria. Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo quando usò la metafora, lunedì scorso a Genova, e sottolineò la necessità della carota e del bastone in questo paese da allenare, si riferiva alla lenta burocrazia dei rettori italiani. Ieri, però, gli studenti hanno fatto propria l’immagine e sguainato carote per le strade italiane prestate alla loro manifestazione e a quella dei precari della Cgil. «Ministro, facce l’insalata», è stato il contrappasso.
Centomila presenze denunciate in ottantasette piazze italiane è un calcolo credibile. I volti dei nuovi ribelli, in una giornata accesa dal dibattito sulle otto ore di lavoro in più per i “prof”, mostravano come una rappresentativa minoranza della gioventù scolastica d’Italia fosse pronta a portare avanti un movimento in vita da cinque stagioni. Pioggia su Napoli con due cortei separati di studenti (medi e universitari) e l’occupazione del Maschio Angioino. Magliette sudate a Roma, dove dai camioncini in affitto pompa il rap italiano dei ghetti, l’hardcore rivoluzionario. Nella capitale e a Torino e a Milano si alzano al cielo le carote e servono a lanciare i cori contro Profumo: «Niente arrosto tutto fumo ». In tutti gli altri cortei le carote daranno vitamine a una giornata senza violenze.
Gli studenti di Genova assediano il Salone nautico mandando in tilt il traffico di mezza città: «Organizzate la rivolta finché siete vivi», incita uno striscione. A Bari li riceve Nichi Vendola. Colpisce la capacità di un movimento che fin qui non ha fermato nessuna legge di penetrare nel paese, persino nella sua provincia. A Carbonia i ragazzi si mischiano con i lavoratori di Portovesme. Ad Ancona, Campobasso, Salerno, Cosenza, in undici città siciliane, il traffico e le lezioni si fermano. La protesta arriva a Brindisi, dove a maggio una studentessa venne uccisa dalla bomba innescata da un uomo rancoroso. E a Taranto, dove tutto, anche il futuro degli studenti, ruota intorno a una fabbrica di acciaio e di veleni.
Se i docenti supplenti nelle retrovie vogliono fermare la macina di Profumo, chi sta davanti srotola striscioni contro la legge Aprea «cancella-studenti » che, per critica di piazza, ora viene addossata anche al Pd. Chi sta davanti — quasi sempre minorenni, a Roma frequentano le scuole della periferia del Casilino, licei ma anche istituti tecnici — blocca il corteo alle fermate d’ordinanza: l’agenzia del Bancoposta che dovrà erogare gli odiati prestiti d’onore, le sedi di Unicredit. Si balla e si parla di Europa, di capitalismo da abbattere. A Milano, ancora, i ragazzini che si affacciano alla politica chiedono le dimissioni della giunta Formigoni e portano via dal pennone la bandiera della Regione Lombardia: «Siamo stanchi di una casta malata, corrotta e legata alle mafie. Indegni ». Tutti, Uds, autorganizzati, cani sciolti, pretendono una scuola che nella stagione della spending review sembra una bestemmia: «Di qualità e di massa». Annunciano un «Manifesto per la liberazione dei saperi » e una tre giorni di occupazioni scolastiche e universitarie — sarà il 24, 25 e 26 ottobre — per mettere in discussione «il metodo preistorico delle lezioni » e parlare di crisi. «Vogliamo ribaltare il paradigma di una società individualista e ingiusta».

La Repubblica 13.10.12