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"Il Governo vuole docenti da record: i meno pagati, ma in classe più ore di tutti!", di A.G. da La Tecnica della Scuola

Lo dimostra uno studio della Uil Scuola sui dati forniti dalla banca dati europea Eurydice e dal titolo eloquente “Orario di insegnamento: siamo allineati agli altri paesi europei”: in confronto ai più sviluppati, i prof italiani stanno in classe come in Germania, mentre fanno più ore di Francia, Austria, Finlandia. Alla primaria 22 ore contro una media di 19,6; alle superiori 18 contro 16,3. Solo alle medie in linea: 18 contro 18,1. Di Menna: siamo molto oltre il paradosso, pronti a protestare per l’intero anno. Fare l’insegnante in Italia rischia di diventare una scelta quasi eroica. Alla recente pubblicazione dell’Ocse Education at a Glance , che posiziona i docenti italiani in fondo nella graduatoria degli stipendi fruiti in tutta l’area considerato, anche perché praticamente fermi (escludendo l’inflazione) a 12 anni fa , ora il Governo decide, attraverso un inatteso e unilaterale decreto, che tutti i titolari di un insegnamento, dalla primaria alle superiori, debbano svolgere 24 ore di lezioni settimanali. Andando così determinare una doppia penalizzazione: i docenti italiani dopo essere tra i peggio pagati, diventano anche quelli con più ore di insegnamento frontali.
Quest’ultimo dato è stato bene evidenziato da uno studio dettagliato della Uil Scuola, emerso dagli ultimi dati forniti dalla banca dati europea Eurydice e dal titolo più che eloquente “Orario di insegnamento: siamo allineati agli altri paesi europei”. Dallo studio deriva che non c’è “nessuna ragione plausibile” di incrementare il numero di ore settimanali. Questa la sintesi del confronto: i nostri insegnanti stanno in classe come in Germania , mentre fanno più ore di Francia, Austria, Finlandia.
“I docenti italiani – si legge nel rapporto finale del sindacato – hanno un carico settimanale di ore di lezione in classe superiore alla media europea sia nella scuola primaria (22 contro 19,6) che nella secondaria superiore (18 contro 16,3) e praticamente identico nella scuola media (18 contro 18,1)”.
Secondo Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, gli insegnanti italiani sono quindi “in classe per un maggior numero di ore dei loro colleghi francesi, austriaci, finlandesi e come tedeschi e belgi a voler guardare le nazioni più sviluppate dell’area euro. Se tutti gli altri paesi hanno un numero di ore di insegnamento allineato intorno alla media europea (18,1) Non c’è dunque alcuna ragione plausibile per obbligare a 24 ore di lezione”.
“E’ una logica sbagliata – continua Di Menna – quella che sottende all’aumento delle ore di insegnamento. Va considerato che si tratta di ore di insegnamento, di didattica che richiedono programmazione, preparazione, professionalità e che vengono svolte molte, molto spesso, in presenza di classi con tantissimi alunni”.
Il sindacalista della Uil Scuola, peraltro tra i più pacati della categoria, stavolta è un fiume in piena: “non è in questo modo che si dà qualità all’istruzione, come dimostra l’analisi comparativa dei dati. E’ assurdo pensare che ci possa essere un decreto, approvato dal Parlamento, che aumenti le ore di insegnamento portando l’Italia ad essere l’unico caso con 24 ore, cancelli il contratto di lavoro, aumenti gli obblighi di servizio, riduca la retribuzione. Siamo molto oltre il paradosso”.
Di Menna preannuncia quindi gli esiti dell’incontro con gli altri sindacati, in programma lunedì 15 ottobre, da cui deriverà sicuramente la data dello sciopero unitario (con Cisl Scuola, Snals e Gilda): “gli insegnanti hanno buoni motivi per protestare: alle retribuzioni più basse d’Europa, al blocco del contratto, al rinvio del pagamento degli scatti di anzianità si aggiunge un investimento sulla scuola tra i più bassi del vecchio continente e ora l’insopportabilità di una politica che sceglie di tagliare ancora sulla scuola. Attiveremo, insieme agli altri sindacati – sottolinea il leader della Uil Scuola – tutte le modalità di protesta per l’intero anno scolastico per sostenere le ragioni degli insegnanti e della scuola. Va assolutamente evitata una frattura tra chi ogni giorno fa funzionare bene il nostro sistema scolastico e le scelte di chi decide, senza nessuna attenzione per la qualità e la modernizzazione del nostro sistema di istruzione ma solo con la finalità di recuperare, ancora dalla scuola, risorse finanziarie”.
La Tecnica della scuola 14.10.12
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“Cattedre a 24: così nasce l’organico funzionale”, di Reginaldo Palermo
Ma quanti saranno davvero i posti che si perderanno? Il Sisa parla di 100mila posti in meno, la Flc di 29mila. Per ora si possono fare solo congetture perchè non si conosce ancora il testo ufficiale e definitivo del provvedimento. Sugli effetti delle norme contenute nella legge stabilità in materia di orario di insegnamento nella scuola secondaria stanno già circolando calcoli di vario genere.
Catastrofica la previsione del Sisa (Sindacato indipendente scuola ambiente) che parla di 100mila posti di lavoro in meno, in pratica un insegnante in meno ogni 6 in servizio.
Il Sisa dà anzi cifre precise: 20mila docenti in meno nella primaria, 33mila nella secondaria di primo grado e 48mila nella secondaria di secondo grado.
La Flc-Cgil si contiene ma afferma che il taglio sarà di 29.000 cattedre (25mila di posti comuni e 4mila di sostegno).
Il Ministro avrebbe parlato di poco meno di 7mila cattedre (la cifra è stata citata da Pier Luigi Bersani e altri esponenti del PD).
Ma come mai i numeri divergono in modo così significativo ?
Il fatto è che per ora si sta ragionando solamente su anticipazioni giornalistiche e anche il testo della norma che sta circolando in rete non ha nulla di ufficiale.
E poi, soprattutto, c’è il fatto che la norma così come è nota in questo momento lascia lo spazio a interpretazioni applicative diverse fra loro.
Secondo la versione più accreditata nelle 6 ore eccedenti l’orario di cattedra gli insegnanti della secondaria dovrebbero provvedere alla copertura delle supplenze oltre che degli spezzoni orario disponibili nell’istituzione scolastica di titolarità; e, se dispongono del titolo di specializzazione, devono coprire anche i posti di sostegno.
Se le regole fossero queste il calcolo del Sisa sarebbe del tutto errato mentre sarebbe più credibile il numero di 4mila posti di sostegno in meno di cui parla la Flc-Cgil.
Attualmente, infatti, i posti di sostegno in organico di diritto nella secondaria sono più di 30mila e e garantiscono circa 600mila ore di sostegno.
Se l’orario passasse a 24 ore settimanali basterebbero 25mila posti, con un saldo negativo di 8mila posti “teorici”
Se però la norma verrà applicata ponendo il limite all’utilizzo dei docenti nella scuola di titolarità, il saldo negativo potrebbe diminuire.
Un dato è certo: con questo meccanismo nella scuola secondaria potrebbe essere finalmente attuato il cosiddetto “organico funzionale” di cui Profumo aveva parlato fin dalle prime settimane del suo incarico.
Il Ministro, insomma, ha mantenuto la promessa, peccato che lo sta facendo non aumentando il numero degli insegnanti ma aumentando l’orario di servizio.
La Tecnica della Scuola 14.10.12