attualità, politica italiana

"Qualche domanda al Pd sulla legge di stabilità", di Giovanni Belfiori

E’ vero che la legge di stabilità è già passata al vaglio delle commissioni parlamentari? Il Pd difende la scuola pubblica? Ma perché il Pd non fa cadere il governo? In queste ore ci arrivano decine di e-mail in merito alla norma, contenuta nella legge di stabilità, che allunga l’orario di lavoro degli insegnanti senza alcun corrispettivo e con nocumento per i tanti docenti precari. Abbiamo ripreso alcuni interrogativi contenuti nei molti messaggi, post, commenti, e abbiamo cercato di dare una risposta chiara, definitiva, univoca, affinché dalla politica e dal Pd arrivi una speranza forte a chi ha a cuore il sistema di istruzione nazionale.
E’ vero che la legge di stabilità è già passata al vaglio delle commissioni parlamentari?
In un articolo, sono stati pubblicati circa 180 commenti (il nostro partito è uno dei pochi nel cui sito è possibile commentare liberamente …)
Cerchiamo di fare chiarezza. Innanzi tutto la commissione Bilancio non ha ancora cominciato a discutere nel merito delle norme della legge di stabilità, per cui immaginare che non ci sia uno stralcio della norma sull’orario, è fantasia. La relazione sarà fatta mercoledì prossimo, e gli emendamenti -che sono lo strumento per poter arrivare allo stralcio- si presentano entro il 31 ottobre.
La norma sarà esaminata anche in Commissione Cultura e Istruzione e il Pd non voterà, come detto e ripetuto, ha già dichiarato che non voterà altri tagli sulla pelle degli insegnanti.
Il Pd difende la scuola pubblica?
Il PD difende e difenderà sempre la scuola pubblica. La nostra è una storia recentissima: siamo nati appena 4 anni fa, ma abbiamo fatto del sistema pubblico di istruzione uno degli assi portanti del nostro programma, perché nel dna di coloro che hanno fondato il PD, c’è questo. Lo abbiamo scritto almeno in una decina di articoli, pubblicati negli ultimi giorni in questo sito: questa legge di stabilità non la voteremo. Non la voteremo non per una difesa corporativa, non perché molti di noi sono insegnanti o perché abbiamo molti docenti in parlamento (come altre forze hanno molti avvocati…), ma perché pensiamo questa legge apra una ferita nella democrazia italiana, e metta a rischio, in particolare, il valore la forza e perfino la bellezza dell’articolo 3 della Costituzione.
Fatti, non parole
Le nostre “parole” sono le nostre ripetute dichiarazioni, i nostri “fatti” sono gli emendamenti per cambiare la norma e l’arma del voto che è l’arma della democrazia: senza ‘se’ e senza ‘ma’, diciamo NO a una norma pericolosa e ingiusta.
Ma perché il Pd non fa cadere il governo?
Vogliamo, come la stragrande maggioranza degli italiani responsabili, che si arrivi alla scadenza naturale del mandato, perché una crisi politica in questi giorni significherebbe precipitare nel baratro e questa volta senza uscita, non la Grecia ma l’Argentina, o peggio Weimar, senza più stipendi statali e senza più pensioni. Ma abbiamo anche detto che questo senso di responsabilità non può essere scambiato per un lasciapassare su tutto, e la responsabilità deve essere di tutti, a cominciare dal governo. Quindi a Monti e a Profumo abbiamo chiesto un ragionevole passo indietro. La scuola e gli insegnanti il loro ‘contributo di generosità’ lo hanno già dato. Ora tocca ad altri. In questo momento, siamo convinti che questo NO rappresenti il senso di responsabilità per il futuro del Paese.
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