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"La battaglia degli uomini che amano le donne", di Mariella Gramaglia

I più simpatici sono Cristofer e Gilberto, grembiulone, a rigatino sottile bianco e rosso, genere salumeria dall’igiene ineccepibile, sorriso accogliente. Alla prima prova di registrazione si impappinano, non riescono a trovare il ritmo del duetto. Poi funziona e si alternano disinvolti. «Noi aderiamo a uomini contro la violenza sulle donne». «NoiNo.org». «Aderisci anche tu». Siamo a Bologna. La campagna, nata dalla fondazione del Monte (Banca del Monte di Bologna e Ravenna) e dall’associazione storica del femminismo bolognese «Orlando», vuole parlare al cuore degli uomini. Rivolgersi a quelli che non odiano le donne, che sono pronti a guardarsi dentro, a non nascondere le parti cattive di sé, ma anche a preservare la propria dignità e a segnare le distanze da chi, le donne, le fa soffrire.
Di quegli altri dicono: «Non sono più forti di noi, sono solo violenti».
La sorpresa più piacevole è che, fra gli attivisti e i testimoni, gli intellettuali siano un’esigua minoranza: uno scultore, un filosofo, Marco Cammelli, il banchiere illuminato che ha partecipato al laboratorio da cui è nata l’idea, e pochi di più.
I veri protagonisti? Dario, istruttore di boxe: «in palestra è forza, in casa, con la donna che hai al fianco, è violenza». Davide, barista. Maurizio, taxista. Bernardo, cuoco: «E’ un problema nostro, non delle donne». Virgilio, apicoltore: «Non voglio più essere complice». Luigi, commerciante: «Io non sarei nessuno senza mia moglie».
Nel gergo della Rete si dice che ora stanno lavorando al «community building». Hanno disegnato una mappa della città e del suo circondario e indicato con un puntino rosso «NoiNo» il luogo del negozio, dell’officina, del posteggio, dello studio, dove altri uomini, se vogliono, li potranno andare a trovare. Per raccogliere il materiale informativo, per appuntarsi al petto la spilletta che segnala una scelta, per discutere, magari per formare gruppi di sostegno reciproco in modo che la tentazione della violenza non si affacci più alla mente.
Naturalmente si sono fatti aiutare da professionisti della comunicazione («Studio talpa» e «Comunicattive»), ma ora intendono camminare soprattutto da soli e scommettere sulla macchia d’olio che si allarga. Quanto alle altre città, se vogliono imitarli, possono accomodarsi: l’idea è «copyleft», a disposizione di tutti, senza diritto d’autore.
Per realizzarla occorre anche un vocabolario, in cui cercare tre verbi.
Minacciare: «per farle temere un male futuro, per costringerla a fare qualcosa».
Umiliare: «avvilirla, mortificarla».
Picchiare: «colpirla, ferirla, percuoterla».
Dal far risuonare i tre verbi, accompagnati da un pronome femminile, non vaganti in un infinito senza complemento oggetto, comincia la riflessione e, magari, la via per qualcosa di nuovo.
Nulla nasce dal nulla, si sa. E’ dal 2006, dopo che tanti piccoli gruppi informali decisero di darsi un’identità comune, che è sorta in Italia la prima associazione di uomini che ha fatto della lotta contro la violenza verso le donne la sua carta d’identità. Si chiama «maschile plurale» (www.maschileplurale.it) e scrisse nel suo manifesto fondativo: «la violenza contro le donne ci riguarda e intendiamo prendere la parola come uomini». Per un po’ è stata osservata da alcuni con sospetto: sofisticata, intellettuale, persino un po’ snob.
Ma il lungo lavoro è stato utile. Gli indizi del fatto che molti uomini non ne possano più di passare, con attenzione leggera, su stupri e femminicidi sono ormai molti. Un volto popolare della televisione come Riccardo Jacona («Se questi sono uomini», Chiare Lettere) ha gettato sul tavolo una carta forte: consideriamo questa tragedia – ha detto – come le stragi di mafia e di camorra. E aiutiamo i violenti a non sbagliare più, come già avviene in alcune strutture d’avanguardia a Bolzano e a Torino (associazione «Il cerchio degli uomini»).
All’inizio degli Anni Ottanta, a Boston ci fu una tale ondata di violenza sulle donne che alcune inventarono il movimento delle «lanterne verdi»: dove una passante o una vicina, impaurita e perseguitata, vedeva una lanterna verde alla finestra, poteva rifugiarsi e trovare un porto sicuro.
Quello di Bologna potrebbe diventare il movimento dei bottoni rossi: quando un uomo sente che il suo Mister Hyde sta prendendo il potere su di lui, vada in cerca di chi lo può aiutare. Di corsa. Prima di fare del male.
La Stampa 29.10.12